La sartoria circolare e la sartoria in carcere Manigolde dell’associazione Mani Tese di Finale Emilia entrano ufficialmente a fare parte della Rete Nazionale delle Sartorie Sociali, che riunisce oltre 40 realtà italiane impegnate nel recupero di tessuti, nella produzione etica e nella valorizzazione del saper fare artigianale.
Presenti al momento della firma, avvenuta nel corso di un evento di presentazione dell’iniziativa che si è svolto lo scorso 25 gennaio a Termoli, Gaia Barbieri, coordinatrice del progetto Mani Tese di Finale Emilia, e i rappresentanti di molte altre sartorie che credono in un modello di moda più equo e consapevole.
Come ha ricordato il prof. Stefano Zamagni dell’Università di Bologna, intervenuto in collegamento, la moda non è solo estetica, ma può – e deve – avere un ruolo sociale, restituendo dignità al lavoro e valore ai prodotti.
Per anni si è parlato della sartoria come di un mestiere in via di estinzione, soppiantato dalla produzione industriale e dalla fast fashion. Ma il paradigma sta cambiando: sempre più persone cercano abiti durevoli, riparabili e realizzati con materiali sostenibili. Come recentemente raccontato da Artribune, le sartorie non sono solo un’eredità del passato, ma oggi tornano a essere luoghi di sperimentazione e crescita.
Nella nuova rete, accanto a progetti come le sarte di Scampia, il laboratorio di moda in Sicilia avviato da un giovane del Gambia e le donne nigeriane di Action Woman a Castel Volturno, c’è anche Mani Tese. Insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Slow Fiber, l’Accademia delle Belle Arti di Napoli e tante altre realtà, l’associazione di Finale Emilia lavorerà per consolidare un modello produttivo più sostenibile e inclusivo, condividendo conoscenze e sperimentando nuove strategie di economia sociale.
Anche la sartoria Manigolde, nata nel 2020 come progetto di Mani Tese APS a Finale Emilia, è felice di far parte di questa esperienza. “Da Termoli siamo tornati con nuovi contatti, nuove idee e ancora più motivazione per continuare a promuovere una moda che non sfrutta, ma che include. La nostra linea Rimani, realizzata con tessuti recuperati e lavorati a mano, è la dimostrazione che un altro modo di fare moda è possibile. L’adesione alla Rete Nazionale delle Sartorie Sociali è solo un piccolo passo: ora vogliamo coinvolgere sempre più persone nel nostro percorso”, commenta Gaia Barbieri.