Il Nostro Team
Comunicazioni tecniche
Eventi
Fare News
Imprese Associate
{{ fifthTitle }}

Inalca-allevatori, al via il patto per la riduzione degli antibiotici

05/03/2019

Realizzare un innovativo protocollo su elevati standard per la valutazione e il miglioramento del benessere animale negli allevamenti bovini da carne (vitelloni e scottone) e promuovere l’uso prudente degli antibiotici; e in più l’impegno per implementare elevati standard di benessere animale in allevamento, mantenendone al contempo la sostenibilità ambientale ed economica.

Sono questi gli obiettivi principali di Inalca (Gruppo Cremonini), il più importante operatore italiano nella lavorazione delle carni bovine, per migliorare l’approccio della filiera al benessere animale, secondo il principio “One health”  che vede l’uomo e gli animali tra loro strettamente collegati sui temi della salute e della sicurezza alimentare.  L’azienda opera con una filiera propria, ma ha anche rapporti di fornitura di animali provenienti da 15.000 allevamenti italiani. Oggi risulta sempre più chiaro che solo le aziende in grado di assumere commitment di lungo termine con i propri fornitori possono garantire requisiti di sicurezza e di sostenibilità sul prodotto finale che il consumatore sempre più chiede. Questo sul benessere è un esempio di filiera italiana concreta e virtuosa, secondo il modello di valorizzazione della propria rete di allevatori che Inalca, insieme a Coldiretti, ha scelto come strategia di sviluppo futuro.

Il nuovo protocollo supera ampiamente le prescrizioni di legge sul benessere animale, anticipando le linee delle future regolamentazioni europee. Si tratta di un progetto biennale del valore di 300mila euro promosso dalla Regione Lombardia e cofinanziato per circa un terzo da Inalca nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020, in collaborazione con l’Università di Milano – Dipartimenti di Scienze Veterinarie per la Salute, la Produzione Animale e la Sicurezza Alimentare (VESPA) e di Medicina Veterinaria (DiMeVet) – e la Fondazione Centro Ricerche Produzioni Animali (CRPA) di Reggio Emilia.

La filiera della carne bovina è già attenta all’utilizzo responsabile dei farmaci antibiotici; in particolare, gli allevamenti della filiera Inalca hanno già ridotto del 18% l’utilizzo di antibiotici negli ultimi due anni. Con questo progetto l’azienda fa un ulteriore passo in avanti, estendendo l’utilizzo del protocollo a tutti i suoi allevatori italiani di bovini da carne per condividere le migliori pratiche del settore. Il primo passo del progetto consiste nella realizzazione di una banca dati per aumentare la conoscenza degli effettivi consumi della propria filiera e definire obiettivi di miglioramento. Vista la considerevole riduzione già ottenuta negli ultimi anni, si stima al momento un’ulteriore abbassamento del 10% nell’uso di antibiotici già nel corso del prossimo anno: un traguardo che verrà perseguito tramite l’applicazione estesa del protocollo e ulteriori azioni a difesa della salute degli animali, prima fra tutte la profilassi vaccinale.

Il fenomeno dell’antibiotico resistenza. La resistenza dei batteri ai trattamenti antibiotici è un fenomeno planetario dovuto a una molteplicità di fattori, tra cui: l’abuso degli antibiotici per uso umano e nei trattamenti per gli animali da affezione, la mobilità della popolazione, le carenze igieniche negli ospedali e l’abuso negli allevamenti degli animali da carne.

L’Italia ha adottato un Piano nazionale di contrasto dell’antibiotico resistenza, che punta ad abbattere del 30% l’uso globale di antibiotici entro il 2020.

Nel caso degli animali da produzione l’uso è strettamente limitato alla cura delle patologie ed è obbligatorio un periodo di sospensione prima della macellazione, in modo che non restino residui nelle carni che mangiamo. I controlli su questo aspetto sono massicci: solo nel 2017 il ministero della Salute, tramite gli istituti zooprofilattici regionali, ha effettuato oltre 44mila controlli,  la cui positività è risultata pari solo allo 0,09 % di tutti campioni analizzati.

Rimane però il fatto che in Italia siamo al terzo posto in Europa per il consumo di antibiotici negli allevamenti e per questo è importante un impegno da parte degli operatori della filiera.

Tuttavia, è bene precisare
che l'uso di antimicrobici varia tra specie animali e persino tra sistemi di produzione: la filiera del bovino da carne, in particolare, risulta la più virtuosa. I dati raccolti per l’elaborazione del protocollo Inalca, su un campione complessivo di circa 24.000 capi, registrano un consumo di antibioticipari a 63,83 mg/pcu (quantitativo di principio attivo utilizzato per unità di bestiame), contro una media di 294,8 mg/pcu di tutti gli allevamenti italiani (dati europei Esvac). Grazie al nuovo protocollo lanciato da Inalca, questo dato è destinato a migliorare ulteriormente.

Altri Articoli di Fare news