Domani, sabato 2 aprile, sarà la giornata mondiale per la
consapevolezza sull’autismo. L’associazione Labautismo,
nata con lo scopo di promuovere e ideare laboratori ed interventi educativi per
giovani e giovanissimi con disturbo dello spettro autistico, tira le somme dell’iniziativa
promossa in collaborazione con l’onlus
Rise Against Hunger Italia, “Io
comincio da un pasto”: un laboratorio già attivo da diversi anni,
finalizzato a coinvolgere ragazzi autistici dai 16 ai 22 anni nelle attività di
volontariato dell’ente impegnato nella lotta contro la fame Rise Against Hunger
Italia. Con i drammatici accadimenti di questi giorni, è stato chiesto ai
ragazzi di contribuire con il loro lavoro al confezionamento di aiuti destinati
ai profughi in fuga dalla guerra che perversa in Ucraina; la loro risposta non
si è fatta attendere, e nei prossimi giorni sono previste due giornate che li
vedranno impegnati nelle operazioni di assemblaggio dei kit umanitari.
“Questo progetto, del quale
siamo molto orgogliosi”, spiega Roberta
Baldazzi, country manager di Rise Against Hunger Italia, “è rivolto a persone le cui
caratteristiche, il vissuto o potenziali condizioni di discriminazione pongono
automaticamente al di fuori dei percorsi più affollati di proposte ed attività
di coinvolgimento. Attraverso l’iniziativa ideata in collaborazione con
psicologi ed educatori, i ragazzi sono al centro di un’attività il cui
obiettivo è capovolgere i ruoli,
trasformando chi è generalmente considerato il beneficiario passivo di
interventi socio-assistenziali, il protagonista attivo di un’attività di
sostegno in favore di coloro che vedono messa in discussione la propria
stabilità a causa della pandemia o altre emergenze”.
L’inversione di tendenza che
si viene così a generare, è potenzialmente in grado di migliorare le condizioni
di vita di chiunque sia coinvolto nell’iniziativa. Come dimostrano le
esperienze dei tantissimi ragazzi che finora hanno preso parte al progetto,
seguiti da specialisti come Luca Boraso,
educatore professionale e tecnico comportamentale RBT per Lab@ - Progetti
educativi per autismo e disabilità dello sviluppo, che spiega così i benefici
del percorso: “E’ bene ricordare come l’iniziativa ‘Io comincio da un pasto’
nasce da una fase di progettazione e supervisione fondamentale, ad opera di
esperti professionisti, che ci ha consentito di strutturare l’ambiente nel
quale i ragazzi hanno lavorato, affinché
l’esperienza potesse essere più naturale ed inclusiva possibile. Attraverso il
progetto, i ragazzi hanno finora composto oltre
10mila kit destinati a popolazioni e comunità bisognose; in questo modo,
hanno sperimentato un lavoro di gruppo consapevoli che le loro azioni avrebbero
determinato il miglioramento della vita di qualcun altro. Questo...” prosegue
Boraso “è l’obiettivo primario raggiunto, poiché se spesso sono loro i primi
beneficiari di progetti e servizi socio educativi, in questo caso essi stessi diventano protagonisti di un cambiamento;
con le loro capacità hanno realizzato qualcosa di proattivo verso gli altri”.
Le attività hanno dunque l’obiettivo di stimolare
la partecipazione e il coinvolgimento di ragazzi che nel proprio quotidiano
vivono in una condizione tale da rendere difficoltose le interazioni sociali.
“La motivazione” prosegue Boraso “è fondamentale nella quotidianità di ognuno di
noi e molto spesso, a questi ragazzi mancava proprio lo stimolo per
concentrarsi nelle loro attività. Quando abbiamo spiegato che i loro kit
avrebbero aiutato persone in difficoltà, si sono attivati con maggiore energia
ed entusiasmo”.
Il progetto è seguito con
grande interesse anche da altre associazioni attive sul territorio, come Casa S. Anna – Associazione Mangialafoglia ed
ANGSA Bologna: “Oltre al
confezionamento dei kit per gli aiuti umanitari” commenta Marialba Corona, presidente di ANGSA Bologna, “i ragazzi sono
desiderosi di inviare attraverso i pacchi dei messaggi rivolti ai beneficiari.
Frasi di solidarietà, insieme a splendidi disegni per regalare la speranza di
un futuro colorato a chi in questo momento è costretto a vivere in una
condizione di difficoltà. Perché la storia ci insegna che la guerra erige muri
e i nostri ragazzi, con la loro spontanea bontà, vogliono dare un contributo a
far cadere barriere ovunque esse siano”.