Nel 2004, a Carpi, nasce un piccolo sportello di ascolto, uno spazio sicuro per le donne, che nel corso del tempo si struttura e, nel 2013, diventa Vivere Donna APS che oggi segue circa 200 donne all’anno, entrando anche nelle scuole e nelle imprese per fare cultura e prevenzione. Per FARE INSIEME Charity, Lucrezia Lanzani intervista Alice Degl’Innocenti, vicepresidente di Vivere Donna APS
FARE INSIEME CHARITY è lo spin-off del progetto FARE INSIEME dedicato alla presentazione di alcune onlus e società no profit, realtà fortemente presenti nei territori di Bologna, Ferrara e Modena e che svolgono un lavoro straordinariamente importante e cruciale per l’intera comunità
di Lucrezia Lanzani*
“Prevenzione: azione
diretta ad impedire il verificarsi o il diffondersi di eventi non desiderati o
dannosi”.
Nel 2004, a Carpi, un
gruppo di donne si rende conto che la violenza di genere, nel territorio, è
molto più diffusa di quanto si riesca a vedere. Nasce così, da poche persone
con pochi mezzi, un piccolo sportello di ascolto, per cominciare a creare uno spazio
sicuro. Con il tempo lo sportello cresce, si struttura e nel 2013 diventa
Vivere Donna APS.
«All’epoca capivamo che
quello che vedevamo era solo la punta dell’iceberg. Nessuno riusciva a
intercettare tutto, serviva un luogo dove le donne potessero parlare senza
paura», esordisce la vicepresidente Alice Degl’Innocenti. «Ci tengo a dirlo chiaramente, diventare operatrice non è un percorso leggero,
servono almeno 30 ore di formazione iniziale e 60 ore di affiancamento, questo
serve per imparare a stare nelle storie delle donne senza giudicarle o senza
decidere per loro, e per restituirgli autonomia», racconta ancora
Degl’Innocenti.
Il principio di base è uno soltanto: credere. Senza chiedere giustificazioni o
prove. «Una donna non deve dimostrare nulla per essere accolta», prosegue la
vicepresidente di Vivere Donna. «Non le chiediamo di portare documenti, referti
o testimonianze. Le crediamo. È da lì che parte tutto, dall’ascolto e dal
rispetto. Noi siamo qui per darle gli strumenti, non per dirle cosa deve fare».
Oggi Vivere Donna segue circa 200 donne all’anno. Le forme di violenza cambiano
e spesso non sono immediatamente visibili. «Negli ultimi anni vediamo
tantissimo controllo psicologico: isolamento, ricatti affettivi, controllo
economico. Non sempre c’è un livido, ma i danni sono profondi. Quando una donna
arriva da noi, spesso ha già passato mesi, se non anni, in una relazione che la
logora ogni giorno», sottolinea Alice Degl’Innocenti.
Negli anni Vivere Donna APS ha ampliato sempre più il proprio lavoro sul
territorio, entrando nelle scuole e nelle imprese. «È fondamentale lavorare
sulla prevenzione, non possiamo intervenire solo quando la violenza è già
esplosa», evidenzia la vicepresidente. Per questo l’associazione porta
laboratori e percorsi formativi direttamente nei contesti quotidiani di giovani
e adulti.
Nelle scuole l’obiettivo è far emergere ciò che spesso resta normalizzato.
«Quando parliamo con gli studenti e facciamo esempi di controllo psicologico,
molti si riconoscono in dinamiche che non pensavano fossero problematiche»,
spiega. I percorsi affrontano temi come i confini personali, il consenso, le
relazioni sane e il linguaggio.
Sul fronte aziendale,
l’associazione organizza sessioni formative specifiche dedicate a lavoratori e
dirigenti. «La violenza non resta mai fuori dall’ufficio: incide sulla
concentrazione, e sulle relazioni professionali», dice Alice Degl’Innocenti. Le
imprese vengono accompagnate a riconoscere i segnali e a creare procedure
interne chiare. «Molte donne ci dicono che il primo accenno di salvezza è stato
proprio qualcuno sul lavoro che ha saputo ascoltarle senza giudizio», continua
la vicepresidente di Vivere Donna.
«Se non educhiamo ai rapporti basati sul rispetto, continueremo a vedere troppe
donne arrivare da noi quando la situazione è già gravissima. La prevenzione non
è un accessorio: è l’unica strada per immaginare un futuro diverso», conclude
Alice Degl’Innocenti.
*Lucrezia Lanzani è una ex studentessa del Liceo Steam Emilia, che ora studia Communication Science all'Università di Amsterdam. Ha diciotto anni e da sempre è interessata a tematiche sociali, da più di tre anni presta attività di volontariato in diverse realtà della sua comunità.
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