La ricerca di lavoro può essere una sfida, ma una delle chiavi per avere successo è sviluppare competenze professionali che ti rendano un candidato allettante per i datori di lavoro. In questo articolo, esploreremo le competenze professionali essenziali da sviluppare per aumentare le tue opportunità di trovare lavoro.
Le
competenze professionali sono le capacità che consentono a un dipendente di
farsi carico di una o più missioni all’interno dell’azienda.
Esistono due
tipi di competenze professionali: le competenze tecnico professionali (o hard
skills), che corrispondono al know-how operativo, e le competenze
comportamentali (soft skills o competenze trasversali), che riguardano le
qualità personali di un dipendente.
Le
competenze professionali possono essere acquisite nell’ambito della formazione
iniziale di ognuno (ad esempio nel corso degli studi universitari), ma anche
nel corso della propria carriera, sul lavoro e dopo la formazione.
Secondo i responsabili HR italiani tra le competenze professionali fondamentali oggi per entrare e crescere nel mercato del lavoro vi sono:
E i settori
industriali nei quali queste competenze risultano ancora più importanti sono il
finance (93%), l’amministrazione (90%), il settore travel (85%) e la sanità
(83%).
Pensando
all’odierna forza lavoro disponibile in Italia, i recruiter italiani affermano
che le competenze che mancano maggiormente ai professionisti italiani sono
proprio le competenze in ambito tecnologico e di coding (36%), le capacità di
problem solving (31%), la creatività (30%), l’abilità di gestire i tempi di
lavoro in maniera corretta (28%), le competenze nell’ambito del web design
(28%), la capacità di collaborazione (27%) e il senso di leadership (26%).
L’importanza
di questo mix di hard e soft skill è confermata anche da una recente ricerca di
LinkedIn dedicata alle competenze maggiormente richieste dalle aziende nella
quale, nello specifico, emerge che la creatività, la collaborazione e il time
management sono tra le 5 soft skill maggiormente richieste oggi in ambito
business.
A carattere
generale, il 40% dei recruiter italiani pensa che non vi siano abbastanza
candidati con le giuste competenze digitali rispetto ai posti di lavoro
disponibili. Questo elemento, considerando anche le prospettive dettate dalla
Commissione Europea nell’ambito delle competenze digitali fin dal 2016,
conferma ancora di più che in Italia, ancora oggi, ci sia ancora molto da fare
per raggiungere il traguardo di una corretta formazione in ambito digitale fin
dagli anni della formazione primaria e secondaria, per preparare al meglio le
nuove generazioni a cogliere le migliori opportunità di lavoro del prossimo
futuro.
E nello
specifico, per quanto riguarda le digital skill, il 45% dei responsabili HR
italiani dichiara che vi siano più candidati uomini dotati di competenze
digitali rispetto alle donne (contro appena il 25% che al contrario pensa che
vi siano più donne “digitalmente preparate”).
Ancora di
più oggi, questa è una difficoltà da mitigare quanto prima, considerando anche
la persistente disparità di genere presente nel nostro paese, come evidenziato
anche dal recente Global Gender Gap Report del World Economic Forum (che
posiziona l’Italia al 70esimo posto su 149 Paesi), con solo il 28% delle donne
impiegate in Italia negli ambiti lavorativi legati alle intelligenze
artificiali (AI), settore di business indicato come tra quelli a più alto
potenziale di crescita da qui ai prossimi anni.
In un
mercato del lavoro dove è sempre più complesso riuscire a far combaciare la
ricerca del lavoratore “perfetto” rispetto alle aspettative, in termini di
carriera e tipologia di impiego, da parte dei candidati, diventa sempre più
necessario per i responsabili delle Risorse Umane, in azienda come nelle
agenzie specializzate nella somministrazione di lavoro, avere a disposizione
contenuti, dati e piattaforme, utili a migliorare e velocizzare i processi di
selezione.
Per
rispondere a questa esigenza, di recente LinkedIn ha lanciato LinkedIn Talent
Insights, uno strumento che comprende al suo interno oltre 610 milioni di
professionisti, 30 milioni di aziende e 20 milioni di offerte di lavoro, creato
con lo scopo di aiutare gli HR manager e le aziende a pianificare le attuali e
future esigenze per l’attività di selezione del personale, trovare reali
talenti digitali anche nei luoghi più inattesi, e creare team di lavoro
diversificati grazie agli strumenti incorporati nella piattaforma dedicati
proprio alla diversity. Per i membri del network alla ricerca di un nuovo
lavoro, LinkedIn offre anche strumenti utili ad incrementare le proprie
conoscenze relative alle hard e soft skill (come ad esempio il Cloud Computing,
il Machine Learning, la Collaboration ecc.).
Per quanto
riguarda i settori industriali, la ricerca di LinkedIn ribadisce la tradizione
artigianale e manifatturiera dell’Italia, infatti, è proprio il manifatturiero
a far registrare il più alto tasso di assunzioni (con il 49% delle risposte)
secondo l’opinione dei recruiter italiani; seguito dal settore tecnologico
legato alla produzione di software con il 45%, poi sempre il Tech ma relativo
ai servizi (44%) e il food & beverage con il 37% delle preferenze.
Per quanto
concerne i livelli professionali, nell’ultimo anno in Italia la maggior parte
di disponibilità sul mercato sono relative alle posizioni di stage e
apprendistato (47%), seguiti dai profili entry level (46%), junior manager
(43%) e middle management (39%).
Ma,
nonostante una crescita del mercato e dei posti di lavoro disponibili, i
lavoratori italiani denunciano ancora diverse carenze in termini di soft skill
e digital skill, competenze sempre più fondamentali per trovare lavoro e
crescere professionalmente in un mondo sempre più fluido e dinamico, connesso e
legato all’evoluzione delle tecnologie e delle intelligenze artificiali. Le
regioni italiane dove si registra maggiore richiesta di candidati con adeguate
competenze digitali sono la Lombardia (51%), il Lazio (30%) e l’Emilia Romagna
(25%).
In ultima
analisi, ai responsabili HR italiani è stato chiesto di indicare quali siano le
principali barriere quando si tratta di costruire team di lavoro o assumere
singoli talenti dotati di competenze digitali. A tal proposito gli intervistati
hanno indicato come maggiore difficoltà il trovare il corretto equilibrio tra
l’esperienza richiesta dalle aziende e lo stipendio desiderato dai candidati
(49%); dato seguito dallo squilibrio esistente tra la velocità alla quale si
muove oggi l’innovazione tecnologica rispetto al reale livello di preparazione
dei candidati (43%); seguito in terza battuta dall’impossibilità di trovare
candidati con le competenze giuste (41%); e, in ultima istanza, la
difficoltà a formare gli attuali candidati per le nuove competenze richieste
dal mercato del lavoro (38%).
Secondo gli
studi di settore, lo sviluppo delle nuove tecnologie e il progresso dei
processi operativi segnerà nei prossimi anni un significativo stravolgimento di
quelle che saranno le competenze professionali richieste dal mondo del lavoro:
nell’arco di qualche anno, un terzo delle attuali figure professionali più
ricercate sarà sostanzialmente cambiato.
L’affermazione
sempre più diffusa dell’apprendimento automatico, delle biotecnologie, della
genomica, dell’intelligenza artificiale e della robotica trasformeranno in
maniera così radicale il modo di vivere e di lavorare che compariranno alcuni
nuovi lavori a scapito di altri, allineando la futura forza lavoro alle nuove
esigenze del mercato.
Un processo
di riqualificazione a livello globale che abbraccerà tutto il mondo
dell'Industria 4.0: dai media all'intrattenimento, dai servizi finanziari al
settore degli investimenti, dalle vendite alla produzione.
Al contempo,
saranno sempre più apprezzate le soft skills (ovvero le cosiddette competenze
lavorative trasversali), che possono essere messe a frutto in ogni contesto e
in ogni ruolo, come l’attitudine al lavoro di squadra, la capacità
organizzativa, la flessibilità, la propensione all’apprendimento e al
cambiamento.
L'Area Unimpiego di Confindustria Emilia si pone come un punto di riferimento essenziale per guidare sia le aziende che i propri lavoratori attraverso questa trasformazione, facilitando la corrispondenza tra le competenze richieste e quelle disponibili sul mercato, in modo da contribuire significativamente alla crescita e al successo delle imprese.