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Ammagamma, potenzialità e impatti etici dell’ai nel nuovo libro del presidente Fabio Ferrari

24/05/2023

Quali sono gli impatti concreti e potenziali dell’AI sulla vita delle persone, nei processi delle aziende e all’interno delle comunità più estese? L’AI è un soggetto che prenderà il controllo delle nostre vite, oppure è un oggetto al nostro servizio che occorre imparare a usare con attenzione? A queste domande cerca di dare risposta all’interno del suo nuovo libro “L’intelligenza artificiale non esiste. Nessun senso salverà le macchine”, Fabio Ferrari, fondatore e presidente di Ammagamma, società che sviluppa soluzioni di intelligenza artificiale per le aziende. 

Edito da Il Sole 24 Ore, il volume - disponibile in tutte le librerie e sui tradizionali canali digitali a partire dallo scorso maggio - accompagna il lettore in un viaggio che dura da dieci anni e che ha al centro l’idea di fare dell’AI uno strumento al servizio delle persone. 

Tra esperienze e riflessioni maturate sul campo, l’autore pone l’attenzione su alcuni quesiti fondamentali e decisamente centrali in quello che è il dibattito odierno sul rapporto tra uomo e macchina, e cerca di fornire una risposta attraverso un dialogo articolato con alcune tra le voci più autorevoli nel mondo accademico, manageriale e imprenditoriale sulla scena italiana e internazionale. Il libro vede infatti il contributo di Alfonso Dolce, ad di Dolce&Gabbana, Stefano Venier, ad di Snam, Alberto Calcagno, ad di Fastweb, Monica Poggio, ad di Bayer Italia, Alessandra Perrazzelli, vice direttrice generale di Banca d’Italia, Sabina Leonelli, docente di Filosofia e storia della scienza alla University of Exeter, turing fellow presso Alan Turing Institute di Londra, direttrice dell’Exeter Centre for the Study of the Life Sciences, Alberto Mantovani, immunologo e direttore scientifico IRCCS Istituto Clinico Humanitas, Barbara Carfagna, giornalista RAI, Gianna Martinengo, fondatrice e CEO di Didael KTS, Paolo Benanti, una delle voci più autorevoli sul rapporto tra intelligenza artificiale ed etica. La prefazione del libro è affidata a Giorgio Metta, direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia, e la postfazione è a cura di Luciano Floridi, professore ordinario ed esperto di Filosofia ed etica dell’informazione presso l’Università di Oxford.

Il volume include anche una conversazione con Federico Faggin, padre del primo microprocessore al mondo, e affronta il complesso rapporto che sussiste oggi tra intelligenza umana e artificiale, indagando la contrapposizione tra coscienza e calcolo, utopia e distopia. 

Da questo racconto a più voci emerge un quadro articolato e ricco di spunti, in cui etica e mediazione tra cultura umanistica e cultura scientifica ricorrono frequentemente e all’interno del quale si fa strada il pensiero dell’autore: l’intelligenza artificiale non esiste senza l’intelligenza creativa che la elabora. 

“Creare, interpretare e prendere decisioni sono le nostre abilità distintive, si tratta di deleghe che non dobbiamo concedere alle macchine, nemmeno nel momento in cui le macchine saranno capaci di accettarle. Nel giorno in cui questa ipotesi remota dovesse prospettarsi, maturità e dibattito dovranno averci insegnato a respingerla. L’intelligenza artificiale non è invulnerabile e, anzi, non è neppure intelligente. Ma dietro di sé ha l’ingegno umano di chi l’ha costruita. Conoscerne le logiche (e i limiti e i divieti) è il primo necessario passo per metterla in condizione di portare valore alle nostre vite”, scrive infatti Fabio Ferrari.

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