Clausole sulle nuove polizze obbligatorie per le imprese, gestione dei rischi per garantire la business continuity, rendicontazione in chiave ESG con l’introduzione del concetto della doppia materialità, tecnologie antisismiche per la prevenzione dei danni da terremoto nei capannoni industriali: sono questi i temi affrontati da esperti di settore, tra cui broker, ingegneri e CFO, nell’incontro organizzato da Sismocell, nell’ambito dell’iniziativa Associati per Associati di Confindustria Emilia.
Il dubbio per le aziende è quando le polizze servono davvero diventando un investimento che abbassa il rischio e cosa fare subito per allinearsi all’obbligo Cat Nat e ridurre il danno atteso. “La domanda vera è: cosa è coperto, a quali condizioni e con quali scadenze”, spiega Massimo Tramacere, MAG Group Italia. “Portiamo esempi concreti e una checklist per negoziare estensioni utili e integrare i programmi Property”. Con l’obbligo si riduce lo scoperto, si introduce un indennizzo minimo e le compagnie sono tenute alla stipula; di più, la legge prevede espressamente che i premi vengano parametrati al rischio effettivo del sito produttivo, tenendo conto, cioè, delle attività di prevenzione.
Integrare le polizze Cat Nat, ora obbligatorie, in un progetto complessivo di gestione del rischio per garantire la business continuity è diventato quindi un importante tassello che completa il quadro. “In 50 anni gli eventi catastrofali sono quintuplicati e i costi sono saliti di 15 volte”, riferisce Fabiano Bondioli, di Galileo Ingegneria. “La risposta è l’Enterprise Risk Management: nato in ambito economico finanziario oggi è adottato anche dalle aziende. E vi sono norme che certificano i sistemi di continuità operativa”. Avere una visione olistica di come gestire tutti i rischi rende i processi misurabili e incoraggia attività di mitigazione come il miglioramento sismico creando le condizioni per salvaguardare le strutture e le persone, minimizzando i tempi di fermo produttivo e consentendo di trasferire alle compagnie solo il rischio residuo.
La prevenzione sismica è un imperativo tecnico e strategico, anche in ottica ESG, e la sintesi di questo concetto è insita nella definizione stessa di resilienza sostenibile: un capannone efficiente dal punto di vista energetico non può essere considerato “sostenibile” se non è in grado di resistere a un terremoto. “Il terremoto del 2012 in Emilia ci ha mostrato che nei prefabbricati industriali la mancanza di connessioni efficaci è stata la principale causa di danni e crolli”, dice Andrea Vittorio Pollini, di Sismocell. “I dispositivi dissipativi collegano gli elementi e assorbono l’energia del sisma: preservano la struttura, riducono il rischio di danni e aprono la strada a premi più competitivi”. In breve, traducono la spesa in asset durevoli proteggendo persone, patrimonio aziendale e contribuendo a garantire la continuità operativa dell’azienda.
E proprio le nuove regole UE introducono in concetto di doppia materialità che riguarda la contabilizzazione di tutto ciò che ruota intorno al concetto di sostenibilità. Per questo vanno stimati gli effetti economico-finanziari anche dei rischi catastrofali. “Oltre alle emissioni di CO2, le imprese devono valutare gli impatti sui conti di tutto ciò che rientra nell’acronimo ESG, inclusi gli eventi estremi”, osserva Nicola De Santis, del Gruppo Fanti. “Un terremoto può andare dal fermo totale a nessuna interruzione a seconda del livello di preparazione: KPI e disclosure solide aumentano credibilità e migliorano il dialogo con banche e fornitori”.