"Pick, paac, repeat. Abbonati alla moda": in questo claim sintetico e originale è condensata la filosofia di "The Paac", startup incubata dal programma "Upidea!". La staticità proverbiale dei guardaroba femminili ha le ore contate, parola di Alessandro Franzese (foto in alto a sinistra), fondatore della startup, nonché Executive Director del maglificio carpigiano MODE.
Come nasce l’idea di “The Paac”?
L’idea è nata una sera, aspettando che la mia compagna si preparasse per uscire. A un tratto, mentre frugava tra i suoi 2 armadi stracolmi di vestiti, l’ho sentita esclamare una frase piuttosto comune tra le donne: “Non ho niente da mettere!”. A quel punto mi sono reso conto che la vera insoddisfazione non veniva dalla mancanza di capi ma dalla staticità del guardaroba che troppo spesso non permette di soddisfare il proprio bisogno di esprimersi in maniera sempre rinnovata. Pertanto, ho ideato un servizio che consenta di utilizzare oltre 100 capi l’anno a una frazione del costo e del relativo impatto ambientale degli stessi.
A chi si rivolge?
The Paac è il servizio ideale per il pubblico femminile di età compresa tra i 25 ed i 59 anni che abbia la possibilità di spendere almeno 100€/mese in abbigliamento. Il motivo è piuttosto lampante quando si valuta un valore medio dei capi, attorno ai 150€, e la possibilità di usarne oltre 100 in un anno acquistando i propri articoli preferiti. Solo in Italia, il mercato dell’abbigliamento vale oltre 57€ miliardi. Attualmente l’e-commerce rappresenta circa il 5% delle vendite nel settore dell’abbigliamento ma nel 2023 oltre 4 utenti su 10 useranno internet per acquistarne online. Il problema è che, allo stato dei fatti, l’e-commerce non risolve i problemi delle utenti in maniera soddisfacente. Inoltre, tale progetto rappresenta un’enorme opportunità per la moltitudine di PMI italiane che serve la fascia media e si trova sempre più pressata da colossi come Inditex da una parte e Zalando dall’altra. Infatti, The Paac nasce con l’intento di creare per loro un mercato totalmente nuovo. Questo non solo non intacca le vendite degli altri canali, ma genera un nuovo flusso che ottimizza i momenti delle stagioni meno proficui.
A che punto è la start-up?
Abbiamo già realizzato una prima versione del sito per testare il servizio e lo abbiamo fatto provare ad un campione di utenti per identificarne le criticità. I feedback sono stati molto positivi e stiamo già lavorando alla seconda versione del sito. Nel frattempo, stiamo anche cercando di coinvolgere i brand che possano essere interessati a partecipare al progetto come fornitori. Sono certo che l’imprenditorialità dei brand emiliani saprà coglierne l’enorme potenziale e sarò ben lieto di fornire ulteriori dettagli tramite mail (a.franzese@thepaac.com) o telefono (+393280683435).
“The Paac” tra 10 anni… che cosa ti immagini?
Aziende come Spotify, Netflix ed AirBnb hanno rivoluzionato le rispettive industrie spostando l’attenzione sul servizio/esperienza. The Paac farà lo stesso per l’abbigliamento. Il nostro obiettivo è di far crescere velocemente il servizio in Italia e scalare prontamente su scala Europea ed oltre. Vogliamo essere il punto di riferimento nella distribuzione dell’abbigliamento su scala globale e dimostrare ancora una volta che l’imprenditorialità italiana nel fashion può essere leader nel mondo. Nel complesso il team vanta esperienze lavorative in 3 continenti e collaborazioni con rinomati brand di abbigliamento del lusso e non. Inoltre, la familiarità con start-up e fondi d’investimento ci proietta in un’ottica di crescita rapida e risoluzione dei problemi che emergeranno con la veloce crescita del servizio.