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Gli approfondimenti di Limes sul “mondo virato”

27/04/2020

“Il mondo virato” è il titolo che Limes, la rivista italiana di geopolitica fondata e diretta da Lucio Caracciolo, ha dato al nuovo numero, che in una nutrita serie di articoli traccia un primo bilancio, provvisorio ma articolato, dell’impatto prodotto dalla pandemia di Covid-19 sugli equilibri strategici e geoeconomici globali. Come accade ormai da tempo, lunedì 27 aprile Limes è stata ospite di Confindustria Emilia per un webinar in cui Federico Petroni, consigliere redazionale Limes e responsabile LImes Club Bologna, e Fabrizio Talotta, segretario di Geopolis, hanno presentato i temi più rilevanti di questo numero della rivista, rispondendo anche alle domande degli associati.

Tra i temi presentati che sono trattati in modo approfondito nel nuovo numero di Limes ci sono l’accelerazione che la pandemia ha inferto alle “battaglie” geopolitiche in corso da tempo, come quella tra Usa e Cina, e le pieghe che sta prendendo la deglobalizzazione, di cui Petroni spiega alcune tendenze in atto, come la delocalizzazione dalla Cina di diverse multinazionali per esempio in Vietnam (“così in fretta che è logico pensare fosse un passo già deciso”) o l’occasione presa dal Giappone, a suon di incentivi, per cercare di far rientrare le sue imprese a casa.

Ma si è accennato anche al problema, nuovo per il governo cinese, della critica forte che viene dalla popolazione alla gestione della crisi sanitaria, effetto della sensazione collettiva che lo Stato/Partito abbia fallito e quindi appannato la sua immagine di sistema efficiente e sempre in grado di risolvere tutti i problemi.

Si è anche dedicato tempo all’Europa e a ciò che la pandemia e i suoi effetti sta rendendo sempre più evidente. Petroni ha ripreso la classica divisione tra paesi del Nord e paesi del Sud all’interno della Ue, una contrapposizione non solo economica resa più impellente dalla discussione su quali strumenti finanziari introdurre per affrontare la crisi. 

Ma, ha spiegato Petroni, “questa ‘faglia fiscale’ si sta mostrando ben più di una differenza economica. Si stanno confrontando due idee di Unione Europea: quella degli stati del Sud, che vorrebbero una maggiore integrazione per arrivare a uno stato più unitario, in grado di giocare un ruolo maggiore tra le potenze, e, all’interno, in grado di controbilanciare le spinte autonome degli stati del Nord; e quella degli stati “nordici” che vorrebbero una Ue non federalista come la intendiamo noi, ma piuttosto che lasciasse gli spazi di autonomia e si limitasse a essere più efficiente, più perfetta”. Quale idea prevarrà sarà anche il frutto del lavoro di mediazione dei prossimi mesi. 

E l’Italia in tutto questo? “L’Italia dovrebbe essere capace di giocarsi bene la carta che la Germania le sta offrendo: è chiaro che tutto il Nord, compresa l’Emilia-Romagna, è fortemente inserita nella catena del valore tedesco; i primi a non potersi permettere il nostro default sono i cugini tedeschi, a cui la manifattura settentrionale è essenziale”.

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