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Bonfiglioli Consulting, una riflessione sulla trasformazione digitale

04/05/2021

“In uno scenario di grande incertezza in cui le imprese sono costrette a convivere con le problematiche causate dalla pandemia, la digitalizzazione rappresenta un incoraggiante spiraglio di luce. Gli studi dimostrano come le aziende che avevano già introdotto le tecnologie abilitanti Industria 4.0 abbiano saputo rispondere prontamente alle emergenze dell’ultimo anno senza perdere competitività”. A evidenziare le potenzialità dell’approccio lean digital è Michele Bonfiglioli, amministratore delegato della società di consulenza bolognese Bonfiglioli Consulting, che ha affrontato queste tematiche anche nel saggio di largo respiro “Lean digital. La via italiana alla fabbrica 5G”, pubblicato lo scorso novembre.

Secondo il modello Bonfiglioli Consulting progettare la trasformazione 4.0 significa saper scegliere le tecnologie abilitanti funzionali alle aziende e poi innestarle a servizio del business e del valore per il cliente su processi robusti, flessibili e snelli. Il rischio, altrimenti, è quello di finire per digitalizzare anche gli sprechi.

“Il lean digital nasce dall’unione di due diversi approcci: lean e digitale. Da un lato la lean consente di realizzare processi stabili che garantiscono consegne puntuali, costi certi e responsabilità chiare. Dall’altro, l’applicazione delle tecnologie abilitanti dell’Industria 4.0 amplifica i risultati di processo e migliora la qualità delle performance aziendali. Dalla fusione dei due elementi otteniamo informazioni chiare, rapide e in tempo reale che agevolano la caccia agli sprechi”, dichiara Bonfiglioli.

E l’approccio è alla portata anche delle pmi, per le quali è opportuno distinguere sia punti a favore che di attenzione: “La struttura organizzativa più snella permette loro di affrontare il cambiamento nel modo più rapido possibile. Di contro, possiedono una minore capacità di spesa e un’organizzazione di base meno solida. Sono aziende che puntano prima di tutto alla riduzione degli sprechi, e l’approccio lean è perfetto per loro. La parte digitale va invece curata con attenzione per evitare di introdurre novità tecnologiche troppo costose e inutili in termini di risultati”, evidenzia Bonfiglioli.

Per quanto riguarda il modello a cui ispirarsi, per orientarsi tra molteplici tecnologie e scenari applicativi, l’ad della società di consulenza traccia una via da seguire per semplificare il processo decisionale sugli investimenti da effettuare: “Prima di tutto occorre scegliere se agire per incrementare la capacità di vendita o ridurre i costi delle strutture operative. Nel primo caso, la possibilità di ottenere informazioni dai e sui clienti permette di creare nuove soluzioni in termini di prodotto e di servizio. Nel secondo caso, l’obiettivo è migliorare le capacità aziendali analizzando cosa non ha funzionato in passato: si può pensare all’introduzione di nuove tecnologie come l’AI o sviluppare soluzioni per migliorare la programmazione, le tempistiche di produzione o il rapporto con clienti e fornitori. In base alle necessità delle aziende poi, si possono si possono scegliere modelli che intraprendano percorsi più lunghi o intervenire nell’immediato”.

E se in Italia esistono numerose imprese che rappresentano un esempio a livello internazionale e mostrano una propensione naturale all’innovazione, “purtroppo lo stesso non si può dire del sistema Paese. Per cambiare abbiamo bisogno di un grande investimento di formazione a tutti i livelli aziendali, che coinvolga anche i giovani e il mondo universitario”, conclude Michele Bonfiglioli.


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