Terza edizione per Zero Trust & Cybersecurity, il summit di Tekapp. Con quasi 200 presenze è la più partecipata di sempre. La
formula piace e per il terzo anno di fila si conferma un appuntamento
fondamentale per la comunità cyber emiliana e per l’economia digitale del nostro distretto
produttivo.
Quella andata in scena giovedì pomeriggio, ancora in
Florim, ha voluto provocatoriamente giocare, al limite della dissacrazione, con
il tema cyber. Prova ne sia il titolo dello speech (rigorosamente a braccio)
del fondatore di Tekapp, Daniel Rozenek: La cybersecurity non esiste?
“Me lo domando spesso”, ha motteggiato Rozenek. “E se
non fosse che il tema è attualissimo, anche e soprattutto alla luce delle
dinamiche geopolitiche internazionali, talvolta il dubbio ce l’ho, lo ammetto”.
“Tipicamente”, ha aggiunto Rozenek rincarando la dose,
“quando vado in azienda e mi sento dire che l’investimento in cybersecurity non
è ancora un capitolo di spesa, mi preparo ad ascoltare le cinque frasi
memorabili, perdonerete la schiettezza: ‘scelte politiche di prodotto non ci
hanno ancora portato alla sua valutazione’, ‘siamo consapevoli della sua
importanza ma…’, ‘il management spinge su altri progetti, non cyber’, ‘sì, però
il sito web è gestito esternamente da una web agency’, ‘no, effettivamente non
abbiamo un piano di crisis management’. Ecco, io rispetto tutte le posizioni,
ci mancherebbe. Tuttavia,
capite, il dubbio sull’esistenza della cybersecurity viene anche a me di fronte a questa
infiorata di no sense”.
Un sondaggio del 2022 a cura di McKinsey&Company
rivela un'opportunità da 2 trilioni di dollari per il futuro mercato delle
tecnologie di cybersecurity. Purtroppo, a fare da contrappasso a questa
evidenza, ci sono i dati sulla criminalità informatica, le minacce e le
violazioni ai danni delle aziende.
Rimanendo al tasso di crescita attuale degli attacchi
informatici, entro il 2025 i danni causati dagli hacker ammonteranno a circa
10,5 trilioni di dollari l’anno, con un aumento del 300% rispetto ai livelli
del 2015, fanno notare gli analisti.
“Al mondo”, hanno ricordato i tecnici e gli esperti
israeliani giunti a Modena appositamente per il summit targato Tekapp, “le
aziende produttrici di prodotti cyber sono circa 4mila, divise in 17 categorie e, per carità di patria, vi risparmiamo ulteriori sottocategorie
e parcellizzazioni. È un mercato immenso, questo sì, e ciò mette in difficoltà
Ciso e It manager che devono scegliere un prodotto, magari due, che poi però li
aiuta solo in due delle quattro fasi della cyber-resilienza che le nostre
aziende devono abituarsi a costruire”.
Il pomeriggio è poi proseguito con gli interventi
accademici da parte del Politecnico di Milano e Unimore, e con la panoramica
normativa da parte di Bureau Veritas.
Poco prima dell’inizio della tavola rotonda
conclusiva, quando probabilmente la maggior parte degli astanti riteneva di
aver imboccato il tramonto della densa giornata di lavoro, è arrivato il
secondo coup de théâtre, quello di Fabio Ferrari, il fondatore di
Ammagamma.
A lui il compito di digredire sul tema
dell’intelligenza artificiale. E il compit(in)o, come ha abituato chi lo
conosce, è stato ovviamente disatteso: “Sapete perché l’intelligenza
artificiale avrà un futuro? Perché le compagnie tecnologiche, e non è solo un
fatto di Chat Gpt e OpenAi, hanno investito tanti, tantissimi miliardi di
dollari sul loro sviluppo e ne spenderanno altrettanti per convincerci che sarà
impossibile farne a meno. Io, da matematico di formazione quale sono, ho un
rispetto sacrale per l’intelligenza artificiale generativa, ma nel mio intimo
credo che quella che stiamo vivendo e promuovendo sia una gigantesca operazione
di distrazione di massa”.
Con
queste conclusioni, tocca augurarsi che la quarta edizione abbia luogo. In
Florim (location che vince non si cambia). Ma soprattutto che si ripeta con
questa formula così poco convenzionale che piace e sa catturare, informando, le
aziende.