Da un paese della provincia
campana a un tiro di schioppo dalla costiera Amalfitana, Cava de’ Tirreni, alla
città metropolitana di Bologna. Contro tutto e tutti (“a eccezione di Cristina,
all’epoca la mia fidanzata, oggi mia moglie, e di mia nonna”), contro gli
stereotipi, le paure e le titubanze main stream.
La storia di Luca Avagliano è una
storia, seppur di tenacia e coraggio, che potrebbe rubricarsi alla voce -
piuttosto asettica - “immigrazione interna”. E, dunque, annacquarsi in un
fenomeno che da sempre caratterizza la storia del nostro Paese, al punto da non
essere quasi più una notizia degna di ribalta. E invece Luca Avagliano, socio e
amministratore di Margotta Medical, vale la pena di essere raccontato perché di
scontato e predeterminato non ha proprio nulla.
“Sono arrivato a Bologna nel 2008
per tentare la strada delle professioni medico sanitarie insieme a Cristina.
Avevo in tasca il diploma in Ragioniere e perito commerciale e tanta voglia di
emergere, di dimostrare, in primis a me stesso, di avere le carte in regola per
emanciparmi dal comodo e molto autoassolutorio così fan tutti, il
modello secondo cui date certe condizioni di partenza è più utile, facile e
conveniente tirare a campare tanto una casa ce l’hai e un lavoro lo trovi”.
I primi anni sono stati
difficili. “Per sbarcare il lunario mi sono adattato a fare i lavori più umili,
financo lo strillone nel traffico cittadino. Ricordo una vita fatta di corse,
ansie e mille paturnie. Si arrivava a sera con la fatica fisica di giornate che
dividevo tra lo studio e qualche lavoretto saltuario. Ma con una certezza
granitica: Cristina e il suo sorriso, la sua forza d’animo. Cristina che, fosse
anche cascato il mondo, mi avrebbe spronato ad andare avanti e a non darmi per
vinto”.
“Ho frequentato il corso da
tecnico esperto nella Gestione delle strutture sociosanitarie a Porto Viro, in
provincia di Rovigo. Da Bologna viaggiavo su un treno fino a Rovigo e poi in
corriera fino a Porto Viro. Le lezioni terminavano alle 18, ma purtroppo
capitava, dopo aver preso la corriera ed essere arrivato alla stazione di
Rovigo, che l’ultimo treno per Bologna venisse soppresso. Il primo treno utile
per tornare a casa era un Intercity intorno alle 5 di mattina, non avevo
alternative. Dopo alcuni giorni in cui trascorrevo le ore in attesa
dell’Intercity e considerata la pericolosità della stazione di Rovigo nelle ore
notturne, gli agenti della Polfer mi presero in simpatia e cominciarono a
ospitarmi nella loro guardiola fino all’arrivo del treno. Con quegli agenti si
è costruito un bellissimo rapporto di amicizia”.
Nel frattempo, Luca si applica
con profitto allo studio. Per la sua intraprendenza e il suo spirito risoluto e
determinato viene notato da un docente del corso a Porto Viro che gli procura
un colloquio con il gruppo Margotta dell’ingegnere Tomaso Freddi. “Feci quel
colloquio di lavoro per una posizione da tecnico commerciale senza alcuna
aspettativa. Ero più preoccupato di incastrare gli orari di inizio e fine dei
miei lavoretti, di dover giustificare le mie ore di assenza, piuttosto che fare
breccia sul selezionatore che avevo davanti e dare il meglio di me per una
presentazione memorabile”.
“Qualche giorno appresso
ricevetti il telegramma che mi comunicava il superamento del concorso per un
posto sicuro all’Ausl di Bologna. Che fare? Naturalmente scelsi di mettermi in
gioco con Margotta e di rifiutare l’offerta dell’Ausl”.
È il 2012. “In Margotta mi faccio
ben volere. È la mia seconda famiglia. Ho modo di affinare le mie capacità, di
aumentare le mie relazioni, e insieme alla gavetta arrivano le soddisfazioni”.
Successi sì, ma anche alti e
bassi. Due volte dà le dimissioni. Per due volte vengono respinte. Per dirla
con una formula colorita ma molto amata in Campania, arriva un momento in cui è indispensabile cacciare la cazzimma. "Per carattere sono poco incline ai compromessi al ribasso. Dire quel che penso
fa parte del mio bagaglio culturale oltre che professionale. Credo, infatti,
che alla base di un rapporto di lavoro sano ci debba essere la libertà di
potere esprimere il proprio punto di vista. Nelle divergenze di opinione si
cresce, non tanto per sé stessi, ma per il bene dell’azienda".
Nel 2019 arriva l’occasione della
vita: Margotta Medical. Margotta Medical è una costola del gruppo Margotta che
si specializza nella progettazione di sistemi gestionali per il settore
dell’assistenza sociosanitaria. Luca Avagliano ne diventa socio all’alba della
pandemia da Coronavirus. “Non potevo sapere che da lì a poco, per due anni
buoni, tutto si sarebbe fermato. Ricordo solo che di fronte al notaio, ebbi
l’idea di inserire nella declaratoria delle attività di impresa la possibilità
di vendere dispositivi medici. È stata la mia salvezza negli anni del Covid”.
La vendita di mascherine e
saturimetri, unitamente alla costruzione di una corsistica online per il
personale delle strutture sanitarie, consente a Luca di traghettare Margotta
Medical fuori dalle secche della pandemia e delle zone rosse.
Superata l’impasse pandemica,
Margotta Medical ricomincia a fornire alle strutture sociosanitarie prodotti
informatici e software gestionali, corsi di formazione online e in presenza,
consulenza per la gestione dei rischi in ambito sanitario e sociosanitario.
Oggi Luca Avagliano è socio e
amministratore unico di Margotta Medical. Il passaggio di consegne dal primo
Luca, quello partito da Cava de’ Tirreni poco più che maggiorenne, e il nuovo,
quello con il colletto della camicia inamidato e la grisaglia dell’imprenditore
con incarichi istituzionali, è avvenuto con successo.
“Per aspera ad astra.
In questa massima latina c’è un condensato della mia vita. Non puoi apprezzare
la lucentezza delle stelle se lungo il cammino non cadi, ti rialzi e ricominci
a correre più forte di prima”.