“Vola basso, schiva i sassi e mira in alto”. Così,
fedele a questa massima che fissa come un faro, Giorgio Tabellini è
arrivato a festeggiare i 45 anni di vita della sua azienda P.E.I. a Calderara
di Reno, in provincia di Bologna, e i 40 anni dell’odierno braccio produttivo del
gruppo, che è la S.P.E.R. di Solarolo Rainerio, nel cremonese, guidata col
socio Vittorio Mardegan.
Partito nel marzo 1980 in un’officina di cento
metri quadrati con tre dipendenti (“Una madre con la figlia e un sedicenne”),
Tabellini, 81 anni, è oggi al vertice di un gruppo tra i principali player europei del
settore che conta 420 dipendenti (anche in Serbia e Brasile), 60
milioni di fatturato annuo su venti mercati mondiali (50% export),
oltre 70 brevetti internazionali e 34mila metri quadrati di aree
produttive coperte.
Tabellini celebrerà questo anniversario speciale delle sue imprese insieme
a tutti i propri collaboratori, in una festa privata, ma soprattutto con un’iniziativa
benefica, accanto a Fondazione ANT Onlus, per restituire “in
minima parte, ma con il cuore” qualcosa ai territori che hanno permesso a
P.E.I. e S.P.E.R. di raggiungere questi obiettivi. Due giornate di
prevenzione gratuita per il tumore alla tiroide dedicate alle persone in
condizione di fragilità sociale offerta nei prossimi mesi ai frequentatori
delle Cucine Popolari di Bologna e della Mensa San Vincenzo de Paoli
di Cremona, dove verranno collocati ambulatori mobili per la diagnosi
precoce nelle date che verranno presto comunicate.
La P.E.I. (acronimo di Protezione Elaborazioni
Industriali) è specializzata nell’ambito della sicurezza sul lavoro e delle
protezioni per le macchine utensili. La sua genesi è molto speciale: “Era il
primo ottobre 1969 – racconta Giorgio Tabellini -, avevo 25 anni,
allora ero capo officina di un’azienda a Bologna. Stavo mettendo in lavorazione
una macchina utensile e ci finii dentro, lasciandoci tre dita della mano destra.
Mentre ero ancora sdraiato sul lettino dell’ospedale Rizzoli presi due
decisioni: che dovevo tornare a studiare e che dovevo dedicarmi alla protezione
dagli infortuni sul lavoro. Ricominciai a studiare di sera e mi diplomai in Ragioneria,
poi mi iscrissi alla facoltà di Economia, diedi 16 esami e mi fermai perché non
ce la facevo a portare avanti gli studi insieme al lavoro sempre più
impegnativo: ero socio di un’azienda a Pontecchio Marconi prima di fondare la
P.E.I. Non c’erano protezioni nella lavorazione delle macchine utensili, per
cui il mercato era molto favorevole e allo stesso tempo agivo in un settore che
ovviamente per me era molto importante: proteggere gli operatori da
infortuni come quello che avevo subìto io”.
“Il nostro è un settore strategico – illustra
ancora Giorgio Tabellini – perché nessun’area industriale può essere
coerente se non può costruirsi tutta la sua componentistica. Nel futuro la
dimensione sarà fondamentale per reggere la sfida del mercato, basta avere ben
chiaro che il ritorno degli investimenti non può mai essere in tempi brevi,
come invece pretende chi fa speculazioni. Per continuare a crescere occorre
ingegnarsi tanto e non accontentarsi mai: tutti gli artigiani che ho sentito
dire ‘adesso sono a posto’ sono falliti…”.
“Chi produce reddito per te non può mai essere visto solo
come un numero – conclude Giorgio Tabellini , ma deve sentirsi
parte integrante. L’etica viene prima del denaro. Non si risparmia sulla
sicurezza: se ci si comporta bene, assolvendo a tutti gli obblighi anche più
onerosi, alla fine ci si guadagna sempre”.