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P.E.I. festeggia 45 anni offrendo screening per il tumore alla tiroide alle Cucine Popolari di Bologna

05/05/2025

Giorgio Tabellini, fondatore di P.E.I.
Giorgio Tabellini, fondatore di P.E.I.
La sede di P.E.I. a Calderara di Reno, in provincia di Bologna
La sede di P.E.I. a Calderara di Reno, in provincia di Bologna

“Vola basso, schiva i sassi e mira in alto”. Così, fedele a questa massima che fissa come un faro, Giorgio Tabellini è arrivato a festeggiare i 45 anni di vita della sua azienda P.E.I. a Calderara di Reno, in provincia di Bologna, e i 40 anni dell’odierno braccio produttivo del gruppo, che è la S.P.E.R. di Solarolo Rainerio, nel cremonese, guidata col socio Vittorio Mardegan.

Partito nel marzo 1980 in un’officina di cento metri quadrati con tre dipendenti (“Una madre con la figlia e un sedicenne”), Tabellini, 81 anni, è oggi al vertice di un gruppo tra i principali player europei del settore che conta 420 dipendenti (anche in Serbia e Brasile), 60 milioni di fatturato annuo su venti mercati mondiali (50% export), oltre 70 brevetti internazionali e 34mila metri quadrati di aree produttive coperte.

Tabellini celebrerà questo anniversario speciale delle sue imprese insieme a tutti i propri collaboratori, in una festa privata, ma soprattutto con un’iniziativa benefica, accanto a Fondazione ANT Onlus, per restituire “in minima parte, ma con il cuore” qualcosa ai territori che hanno permesso a P.E.I. e S.P.E.R. di raggiungere questi obiettivi. Due giornate di prevenzione gratuita per il tumore alla tiroide dedicate alle persone in condizione di fragilità sociale offerta nei prossimi mesi ai frequentatori delle Cucine Popolari di Bologna e della Mensa San Vincenzo de Paoli di Cremona, dove verranno collocati ambulatori mobili per la diagnosi precoce nelle date che verranno presto comunicate.

La P.E.I. (acronimo di Protezione Elaborazioni Industriali) è specializzata nell’ambito della sicurezza sul lavoro e delle protezioni per le macchine utensili. La sua genesi è molto speciale: “Era il primo ottobre 1969 – racconta Giorgio Tabellini -, avevo 25 anni, allora ero capo officina di un’azienda a Bologna. Stavo mettendo in lavorazione una macchina utensile e ci finii dentro, lasciandoci tre dita della mano destra. Mentre ero ancora sdraiato sul lettino dell’ospedale Rizzoli presi due decisioni: che dovevo tornare a studiare e che dovevo dedicarmi alla protezione dagli infortuni sul lavoro. Ricominciai a studiare di sera e mi diplomai in Ragioneria, poi mi iscrissi alla facoltà di Economia, diedi 16 esami e mi fermai perché non ce la facevo a portare avanti gli studi insieme al lavoro sempre più impegnativo: ero socio di un’azienda a Pontecchio Marconi prima di fondare la P.E.I. Non c’erano protezioni nella lavorazione delle macchine utensili, per cui il mercato era molto favorevole e allo stesso tempo agivo in un settore che ovviamente per me era molto importante: proteggere gli operatori da infortuni come quello che avevo subìto io”.

“Il nostro è un settore strategico –
illustra ancora Giorgio Tabellini – perché nessun’area industriale può essere coerente se non può costruirsi tutta la sua componentistica. Nel futuro la dimensione sarà fondamentale per reggere la sfida del mercato, basta avere ben chiaro che il ritorno degli investimenti non può mai essere in tempi brevi, come invece pretende chi fa speculazioni. Per continuare a crescere occorre ingegnarsi tanto e non accontentarsi mai: tutti gli artigiani che ho sentito dire ‘adesso sono a posto’ sono falliti…”.

“Chi produce reddito per te non può mai essere visto solo come un numero –
conclude Giorgio Tabellini , ma deve sentirsi parte integrante. L’etica viene prima del denaro. Non si risparmia sulla sicurezza: se ci si comporta bene, assolvendo a tutti gli obblighi anche più onerosi, alla fine ci si guadagna sempre”.  

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