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Organizzazione aziendale e Coronavirus, il ruolo della formazione

17/04/2020

Se prima del Covid-19 si poteva dire che nel mondo dell’impresa l’idea del cambiamento, la tensione verso di esso, fosse già largamente presente, oggi gli effetti della pandemia hanno prodotto un’accelerazione repentina quanto inevitabile. 

Il tema, quindi, è come gestire questo cambiamento e il ruolo che potrà avere in questo latecnologia digitale. Molta secondo Marco Sarracino e Luigi Ranieri, che ne hanno fatto la loro professione e una sfida imprenditoriale. Sono infatti soci fondatori di Bonsay, società composta da un team di professionisti attivo in ambito Human Resources e impegnata nel supportare le organizzazioni a incrementare il loro business sviluppando competenze, motivazione e benessere organizzativo delle loro persone.

Durante il webinar che si è tenuto venerdì 17 aprile dal titolo “HR disruption. People development e Covid 19: eLearning, Smart Working e Wellbeing”, nell’ambito degli eventi “Associati per associati” di Confindustria Emilia, si sono toccati tre temi.

Il primo riguarda la formazione, che con le nuove tecnologie ha già cambiato molto le modalità di intervento. Ma il problema, andando più a fondo, è uscire dalla logica del corso come “evento”, perché per quanto centrato ed efficace nel breve periodo, poi i risultati si perdono nel tempo.

La sfida della formazione è far sì che le informazioni che si trasmettono diventino non solo conoscenze ma anche esperienze, comportamenti”, hanno spiegato Sarracino e Ranieri. “In questo la digital learning, fatta di webinar, virtual classroom e anche sessioni one to one, si integrano ai moduli di learning, composti di corsi e contenuti sul web, in un percorso personalizzato per l’azienda e per ogni suo settore”. 

Cosa cambia in questo momento? “Crediamo che il primo step del momento Covid-19 sia rivedere le scelte fatte per la formazione aziendale annuale e rimodulare le scelte, in funzione soprattutto della difesa e protezioni dei dipendenti. Ma sarebbe un errore abbandonarla, anzi è il momento di spingere l’acceleratore, cercando di riprogettare il proprio percorso anche alla luce delle nuove esigenze emerse con l’isolamento”.

Il secondo tema è lo smart working. “Occorre sfatare un equivoco”, sostengono i due relatori, “tranne che in pochi casi, quello introdotto dalla stragrande maggioranza delle imprese è ‘solo’ remote working: ci si è adeguati al fatto che si deve lavorare da casa perché non si può, per ora, usare i luoghi del lavoro a cui siamo abituati. È importante rendersi conto, però, che per far funzionare realmente lo smart working in modo strutturale occorre far entrare nell’equazione dei rapporti aziendali la fiducia”. 

Come per la formazione, oggi è il momento di ridefinire obiettivi, ruoli e capacità. E questo lavoro di ridefinizione servirà anche nel “post Covid-19”: “Dovremo fare in modo che il percorso formativo sullo smart working serva a conoscere di più e ad agire con più consapevolezza. Partendo dal ripensare alla leadership, facendola diventare digital leadership”.

L’ultimo punto trattato è stato quello del benessere psicologico. “Partiamo da due spunti. Da una parte un dato: tutte le ricerche più recenti sugli effetti di questa pandemia mettono in luce che la stragrande parte della popolazione vive in uno stato di ansia; dall’altra una constatazione sul welfare aziendale, strumento che offre beni e servizi”, concludono Sarracino e Ranieri. 

Ma sempre di più acquista valore, nel welfare, proporre esperienze e occasioni che permettano alle persone di trasformarsi e migliorarsi: per esempio, corsi di formazione, servizi alla persona. “Quindi perché non fare entrare in azienda l’idea che ci si debba fare carico del benessere delle persone che ci lavorano? Questo succede già in diversi casi. Ma crediamo che, soprattutto in questo momento, le aziende che avranno il coraggio di tendere la mano per cercare di aiutare le persone a superare le difficoltà (lo stare chiusi in casa, il modo diverso di lavorare, la mancanza di relazioni) ne usciranno più unite, più solide e preparate a vivere il ‘post Covid-19’”. 

Su questo punto, il webinar è stata l’occasione per presentare il progetto sul wellbeing che Bonsay ha contribuito a realizzare per Hera. “La nostra situazione attuale è di oltre 4.000 dipendenti che lavorano da remoto”, hanno spiegato Gianluigi Mangone, HR professional-welfare e compensation & benefit, e Laura Taurisano, HR Welfare e selezione specialist, di Hera. 

“Abbiamo cercato un nuovo punto di contatto con i dipendenti, creando in queste due settimane nel portale un ‘check point’ dove abbiamo inserito delle ‘pillole di benessere’, brevi video con spunti da seguire, consigli ed esperienze. Il feedback è stato positivo, con oltre 7.000 visualizzazioni. Inoltre abbiamo offerto a ogni dipendente una sessione con esperti di psicologia, da utilizzare a piacimento”.

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