Un progetto nato un po' in sordina, nel
2014, con la
costituzione della società agricola "Il Borghetto". Nel 2015
l'acquisto del primo terreno: 20 ettari dei quali 18,7 vitati. Nel 2019
l'aggiunta di altri 25 ettari, dei quali 11,5 vitati, oltre alla registrazione
del marchio e all'ottenimento della certificazione biologica. Nel 2020,
infine, nonostante la pandemia da Coronavirus, l'anno della consacrazione e
della piena operatività: il vero inizio di questa storia imprenditoriale
insomma.
Ventiventi (o nella variante numerica 2020) è una
cantina vitivinicola biologica che ha dietro di sé la passione e l'impegno
della famiglia Razzaboni di Mirandola, la stessa che ha le redini di Cima,
l'azienda che progetta e produce dispositivi di sicurezza per la gestione del
denaro.
Vittorio Razzaboni, insieme ai figli
Riccardo, Andrea e Tommaso,
ha dato vita a una realtà nuova e differente nel distretto viticolo a nord di
Modena, che mira a intercettare quel turismo enogastronomico tanto caro alla
nostra provincia.
Ventiventi è un marchio che è stato
depositato e registrato in diversi Paesi nel mondo. "La nostra fantasia è
servita per immaginarla, la praticità per darle forma, la tenacia per
realizzare quel sogno", sottolinea Andrea Razzaboni.
L'azienda agricola si estende su 45
ettari di terreno, con vitigni
locali come Sorbara, Salamino di Santa Croce, Pignoletto e Ancellotta,
oltre a vitigni internazionali quali Pinot Bianco e Cabernet Sauvignon.
"Grazie all’alto contenuto di
argilla", sottolinea Andrea Razzaboni, "i terreni danno vita a
vini di carattere e buona struttura, sempre bilanciati dalla spiccata acidità
che caratterizza i prodotti del nostro territorio".
Andrea, 24 anni e una laurea in enologia
e viticoltura, è il membro della famiglia Razzaboni che segue più da vicino
l'intero processo di coltura e vinificazione.
"Ventiventi crede in un’agricoltura
sana e rispettosa dell’ambiente", continua Andrea Razzaboni. "Siamo
convinti che la sostenibilità sia l’unica strada percorribile ed è per questo
che il biologico è un imprescindibile punto fermo, fin dalla messa a dimora del
primo vigneto nel 2016. Non ci affidiamo alla chimica ma all’equilibrio
della natura, grazie alla tecnologia riduciamo sensibilmente l’utilizzo del
rame e dello zolfo. Gestiamo la vendemmia grazie a una vendemmiatrice di ultima
generazione che ci permette di portare l’uva in cantina nelle migliori
condizioni possibili".
L’azienda agricola, grazie al
fotovoltaico, attualmente produce 18kw che diventeranno 50 entro la fine
del 2020, e cercherà di diventare il più possibile autosufficiente dal punto di
vista energetico. "Pensiamo che la modernità", conclude Razzaboni,
"passi da razionalità e buonsenso, senza mai perdere di vista il rispetto
della tradizione".