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14/03/2024

Consorzio di Bonifica, la sicurezza del futuro

 

Mai come in questi ultimi anni, per le pianure dell’Emilia-Romagna, si è resa evidente l’importanza dei consorzi di bonifica. Prima una siccità senza precedenti, poi esondazioni, allagamenti, e anche dove non è successo rimane costante il bisogno di gestire al meglio le acque che attraversano le nostre province.

Ma nulla come la viva voce di un imprenditore, che siede nel Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, può dare conto di come le persone lo percepiscono e di quanta differenza ci sia una volta entrati nel vivo di questo ente. “Quando mi è stato chiesto da Confindustria Emilia di candidarmi per il Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, al di là della personale gratificazione, non avevo idea di cosa mi avrebbe aspettato”, racconta Angelo Artioli, presidente della Cooperativa Ortofrutticola Ve.Ba.Come imprenditore non avevo avuto molti rapporti con il consorzio, e anche da cittadino abitante in centro a Ferrara accettavo con ‘sufficienza’ quel pur modesto annuale contributo consortile che puntualmente arriva a marzo”.

Ma, se ci si pensa”, commenta Artioli, “l’attività di questo ente è spesso dato per scontato, perché siamo abituati a lavorare in sicurezza e vivere all’asciutto. Certo abbiamo i nostri piazzali, i nostri depuratori per talune attività, le opere primarie tanto industriali che civili, ma chi ci mantiene all’asciutto? Come sarebbe il nostro territorio senza le idrovore, le chiuse, le migliaia di chilometri di canali di raccolta delle acque che disegnano le nostre campagne e di conseguenza i paesi e le città?

Una domanda necessaria, in effetti, a cui risponde Mauro Monti, direttore generale del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara: “I consorzi di bonifica nascono, agli inizi del Novecento, dalla necessità di rendere fruibili e salubri aree del nostro territorio dove proliferavano gravi malattie come la malaria, con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro e il miglioramento della qualità di vita della popolazione”. “Da allora, i consorzi non hanno mai smesso di esercitare le loro funzioni: la bonifica non è un ‘fatto’ del passato, ma un’azione dinamica e costante nel tempo che non può essere interrotta, pena il venir meno dell’equilibrio tra terre e acque faticosamente costruito nel tempo e che caratterizza l’ambiente in cui viviamo, la sua biodiversità e vivibilità”.

La Regione Emilia-Romagna ha affidato ai Consorzi di Bonifica la cosiddetta “gestione del reticolo fluviale minore”, quello costituito dai canali artificiali: la provincia di Ferrara ne è attraversata per oltre 4.200 km. “Tutte le acque meteoriche che gravitano sul territorio ferrarese vengono intercettate dalle fognature, nelle zone urbane, e dai terrenti agricoli, in quelle extra urbane: in entrambi i casi vengono poi fatte defluire nella rete consorziale e sollevate, anche più volte, per essere accompagnate verso il mare”, spiega Monti. “La nostra provincia è infatti una sorta di ‘catino’: per oltre il 40% la giacitura dei terreni è sotto il livello del mare, per oltre il 90% è sotto il livello dei fiumi e anche nei territori morfologicamente più ‘alti’ la pendenza è talmente ridotta che l’acqua meteorica non arriverebbe al mare naturalmente”.

Ed è appunto sull’oggi che torna Artioli: “Dell’organizzazione consortile ho potuto pesare l’efficienza; la conoscenza del più piccolo angolo del territorio; l’interazione con altri consorzi che completano e integrano la rete idraulica; le conseguenze su un abitato o su un insediamento industriale in caso di malfunzionamento di un apparato idraulico a chilometri di distanza. Quello che più mi ha impressionato è la mole di progettazioni che il Consorzio di Ferrara già possiede e continuamente aggiorna e che ha consentito, soprattutto in questi due ultimi anni, di accedere ad ingenti finanziamenti del PNRR, avviando a realizzazione opere che prima languivano per carenza di finanziamenti, rendendo sempre più problematica la salvaguardia del nostro territorio”.

Come abbiamo detto prima, anche se non è di immediata percezione per la maggioranza dei cittadini, il ferrarese è estremamente vulnerabile, estendendosi per gran parte sotto il livello del medio mare e dei fiumi che lo circondano. Queste evidenti singolarità costituiscono una condizione di criticità che va contrastata e attenzionata con azioni di prevenzione e di gestione continuativa”, rimarca il direttore Monti,

È l’impegno di cui è investito il Consorzio Pianura di Ferrara da oltre un secolo, indispensabile per il mantenimento e per lo sviluppo di un territorio. I recenti avvenimenti lo dimostrano con ancora più evidenza: anche alla luce degli effetti del cambiamento climatico, la gestione e mitigazione del rischio idrogeologico è cruciale e insostituibile sia per la tutela dei cittadini, sia per la salvaguardia delle attività economiche e del patrimonio ambientale e culturale". 

"Se si fa attenzione, soprattutto nel ferrarese, si può notare quante siano le strade su argini, quanti insediamenti industriali e artigianali siano collocati nei bacini che queste strade disegnano, per non parlare dei centri urbani dislocati ad est di Ferrara. Senza il Consorzio questo non esisterebbe", avverte Artioli. 

E continua, dando conto della sua esperienza in Cda:“Senza contare che, almeno per una parte dell’imprenditoria, penso al settore edile, di movimento terra, meccanica, il Consorzio è una grande occasione di lavoro che non va trascurata. Ma ancora di più, sono importanti le occasioni di confronto e di informazione con le associazioni imprenditoriali che promuove il Consorzio. Partecipare alle sue decisioni, ci consente di ricordare che introdurre ogni lecito strumento di affidamento di lavori alla nostra imprenditoria locale è non solo un beneficio economico per la nostra comunità, ma anche un modo di promuovere, far crescere e consolidare esperienze”.

Ed ecco qualche numero che riguarda il territorio ferrarese: “Il funzionamento di 170 impianti idrovori, che puntualmente e continuamente provvedono alla movimentazione dell’acqua che transita nella rete di canali artificiali, costituisce un elemento di garanzia e di tranquillità per le popolazioni che vi abitano e lavorano".

"In un solo anno il Consorzio Pianura di Ferrara movimenta circa 1 miliardo e 900 mila metri cubi di acqua, tra acqua meteorica smaltita e risorsa idrica derivata per l’agricoltura e per la salvaguardia dell’equilibrio ambientale. Solo la gestione delle piogge sul territorio comporta il sollevamento in media di circa 1 miliardo e 300 mila metri cubi di acqua all’anno: si pensi a quanto possa essere vitale tale attività, considerando la morfologia del comprensorio
”, spiega ancora il direttore Monti. 

Con 360 unità di personale tra dipendenti fissi e avventizi, presenza capillare sul territorio e un gran numero di attività a conduzione diretta (dalla progettazione ingegneristica alla carpenteria, dalla manutenzione dei mezzi operativi e delle pompe ai servizi finanziari), il Consorzio Bonifica di Ferrara è sostanzialmente un unicum in provincia, che si colloca a metà strada tra una medio-grande impresa e un grande ente pubblico locale

Tra gli elementi che caratterizzano e contraddistinguono i consorzi, rispetto agli altri enti di natura pubblica, vi è senza dubbio l’opportunità di possedere una governance costituita da imprenditori che hanno ben chiari i valori e gli obiettivi sui quali fondare i modelli organizzativi e le scelte strategiche di funzionamento dell’ente”, rimarca Monti. 

Negli ultimi due anni, il Consorzio è stato coinvolto in modo importante nel processo di attuazione del PNRR, che ha permesso di intercettare importanti risorse per la modernizzazione e l’adeguamento delle infrastrutture che gestisce. Lavori per più di 100 milioni di euro inizieranno nel 2024 e potranno costituire un volano interessante per le aziende che operano nel settore dei lavori e per tutto l’indotto locale”. E il direttore conclude: “Le sfide che il futuro riserva al Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, ma anche agli altri consorzi italiani, sono tante: tutte passano però dalla capacità di innovare i processi e le professionalità”.

 

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