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Vincenzo Boccia: "Emilia modello di crescita per il Paese"

05/09/2018

"L'Italia non è periferia dell'Europa, ma una cerniera fondamentale tra Europa e Mediterraneo". La prima considerazione del presidente di Confindustria è figlia della relazione appena terminata di Daniel Gros. Così come la difesa a spada tratta delle nostra eccellenza manifatturiera: "Per importanza siamo la seconda manifattura d'Europa, la settima nel mondo. Il nostro export annuo quota 550 miliardi di euro. Nonostante i deficit di competitività siamo un'industria potente che merita rispetto".

Nel suo intervento, Vincenzo Boccia ha lungamente sottolineato la forza della manifattura emiliana, "un modello di crescita e capacità competitiva da cui il Paese dovrebbe prendere spunto", e ringraziato il presidente di Confindustria Emilia Alberto Vacchi, "imprenditore, collega e gran gentiluomo che ho avuto modo di conosce nel corso degli anni. Lui e il progetto associativo che ha portato in porto dimostrano che nella nostra casa comune, Confindustria, si possono fare cose molto buone".

Cittadini europei di nazionalità italiana. Boccia ha rilanciato l'importanza di rimanere dentro il perimetro istituzionale europeo. "Torniamo agli insegnamenti dei padri fondatori dell'Europa, immaginiamoci in una società aperta e inclusiva, con politiche responsabili e sostenibili che non incrementino debito e deficit, ma pensiamoci saldamente ancorati all'Europa".

Infrastrutture moderne per lo sviluppo del Paese. "Una dotazione infrastrutturale seria e moderna è la precondizione di una società inclusiva". Toccando il tema delle concessioni autostradali Boccia non le ha mandate a dire: "Le ricette economiche da Prima Repubblica non ci appartengono. Confindustria ritiene dannoso ritornare alla nazionalizzazione delle infrastrutture strategiche del Paese. In ballo ci sono investimenti privati importanti, teniamolo a mente".

Fronte comune di responsabilità nazionale.Con l'attuale governo, ha detto senza giri di parole Boccia, "il rapporto si è messo subito in salita. Il decreto dignità aumenta costo lavoro e non diminuisce la disoccupazione". Fondamentale, a suo dire, recuperare un "atteggiamento di responsabilità. Tutti noi abbiamo a cuore le sorti del Paese e non possiamo continuare a parlare di pensioni e migranti per il resto della legislatura. Il governo del cambiamento prenda a cuore la questione industriale e rispetti di più le imprese. Ilva e concessioni autostradali sono due temi importanti di politica industriale su cui dal governo ci aspettiamo un cambio di paradigma".

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