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Do ut do, la biennale charity dedicata al mondo dell'arte

18/09/2019

"Lacune del tempo", Eduardo Cardozo, © Do ut do Collections
"Brain Stone", Alberto DI Fabio, © Do ut do Collections

Un progetto charity di grande valenza culturale dedicato al mondo dell’arte e finalizzato a sostenere le attività di ricerca e assistenza della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli, a cui sono devoluti i fondi raccolti dalle donazioni. È ‘La morale dei singoli’ ed è il frutto del lavoro di Do ut do, biennale d’arte, design, architettura e contenitore di iniziative culturali nato nel 2012 e promosso dall’Associazione Amici della Fondazione Seràgnoli, organizzazione di volontariato che dal 2004 opera per raccogliere fondi a sostegno delle attività della Fondazione Hospice nel campo dell’assistenza, formazione, ricerca e divulgazione della cultura nell’ambito delle cure palliative.

Organizzato in comitati di volontari a supporto delle diverse attività, Do ut do (nome coniato da Alessandro Bergonzoni, letteralmente “Dare per dare”) propone mostre ed eventi dedicati alle eccellenze nell’ambito della cultura per riflettere su un tema legato alla contemporaneità, coinvolgendo artisti, istituzioni, gallerie, imprese e collezionisti. Con un importante atto di condivisione, gli artisti possono partecipare alla biennale con una propria opera per realizzare una collezione unica che farà parte di una mostra itinerante esposta nel corso del biennio in prestigiose istituzioni di arte contemporanea, pubbliche o private, italiane e internazionali.

Per ogni edizione Do ut do si avvale della collaborazione di personalità legate al mondo dell’arte e della cultura, nazionale e internazionale, chiamate a svolgere la funzione di “tutor”. Dopo il sostegno di Yoko Ono nel 2012, dei Masbedo nel 2014 e di Dario Fo e Alessandro Mendini per il 2016, per l’edizione 2018-2019 sono stati nominati “padrini” dell’evento Philip Rylands e nuovamente Alessandro Mendini. Ed è proprio quest’ultimo l’ideatore del titolo della quarta biennale, ‘La morale dei singoli’: “Pensare che possano esistere dei raggruppamenti d’arte sotto forma etica, basati sulla morale dei singoli, è una cosa molto interessante e inedita, una cosa che non esisteva…un unicum”, dichiara l’architetto, designer e artista italiano.

Il tema pone l’accento sulla rivoluzione etica che può essere innescata dalla responsabilità individuale e dalle azioni di ognuno di noi, dando prova del potere che il singolo ha quando si mette in connessione con gli altri e generando una sensibilità collettiva responsabile nei confronti della propria comunità. L’edizione biennale 2018-2019 di Do ut do rappresenta quindi l’occasione per riflettere, a partire dall’arte, sul modello di una gestione della responsabilità sociale capace di raccogliere la sensibilità individuale per realizzare obiettivi comuni, condivisi e misurabili.

Sono più di trenta gli artisti che hanno donato una propria opera ispirata al tema scelto per la quarta biennale. La collezione Do ut do, protagonista fino alla fine del 2019 di mostre ed eventi itineranti, sarà pubblicata in un prezioso catalogo visibile anche con la realtà aumentata e in digitale sul sito ufficiale di Do ut do, in Google Arts & Culture e nelle pagine social della biennale.

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