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Alessandro Mattioli: "Che fatica questa emergenza, ma quanta soddisfazione"

11/05/2020

Riviviamo le concitate ore del primo Dpcm attraverso le parole di Alessandro Mattioli, responsabile Commerciale&Marketing di Chimar.

L’8 marzo Giuseppe Conte firma il primo Dpcm. È l’inizio del lockdown. Come vi siete organizzati in azienda per rispondere all'emergenza Coronavirus?

"L'8 marzo doveva essere una giornata di festa, eppure, nella giornata internazionale dei diritti della donna, abbiamo festeggiato molto poco. Dal primo pomeriggio, ci siamo trovati in azienda per capire come muoverci e che tipo di soluzioni adottare. Dove possibile abbiamo deciso di incentivare lo smart working, la rotazione del personale e il redesign degli spazi di lavoro. Per non lasciare nulla al caso abbiamo istituito una Task Force ad hoc: da due mesi a questa parte, ogni settimana, facciamo una sintesi della situazione e proviamo ad anticipare i bisogni di collaboratori e clienti".

Dal giorno dopo è cambiato tutto, un altro mondo. 
"Nonostante alcuni dei nostri clienti abbiano interrotto e diminuito le loro attività, noi di Chimar, Cbm e La Bottega dell'Artigiano, essendo ricompresi all'interno di una filiera essenziale, abbiamo continuato a garantire i nostri prodotti, servizi logistici e servizi di confezionamento senza mai chiudere un giorno. In questo periodo, inoltre, abbiamo voluto dare un segnale opposto alla crisi assumendo sei nuove persone. Le assunzioni erano già in programma e avremmo potuto rimandarle o sospenderle e invece abbiamo deciso di portarle a compimento. Questa crisi ci ha spinto a pensare in modo creativo, non solo il modo di lavorare interno ma anche l'approccio al mercato: nuovi modelli di business, nuove modalità di contatto con i clienti, nuovi servizi. È stata una grande fatica, non lo nascondo, ma ne è valsa la pena".

La telefonata di Papa Francesco… una iniezione di fiducia al di là del credo religioso di ognuno di voi.  
"Il Santo Padre ha deciso di ringraziare personalmente Giovanni Arletti dimostrando la sua vicinanza al nostro operato e alla nostra azienda. In questo momento di grande crisi e difficoltà questa telefonata ci ha dato la forza di proseguire, di andare avanti. Un segno di speranza per il futuro". 

Che cosa ti rimarrà di questa esperienza?
"Il senso di unione, come in una grande famiglia. Ogni progetto, anche se da remoto, è stato portato avanti col massimo della dedizione e dell’impegno. Abbiamo sì ridotto al minimo, se non addirittura annullato, le occasioni di incontro faccia a faccia ma è aumentato il senso di vicinanza comune. Ogni videotelefonata comincia sempre con un 'Come stai? Spero tu e la tua famiglia stiate bene'. E sono pronto a mettere la mano sul fuoco che non si tratta di cortesi formule di circostanza".

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