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Alessandro De Faveri: "Ciò che manca ci ingegniamo a farlo"

10/07/2020

Alessandro De Faveri è il responsabile produzione di Cigaimpianti a Finale. Il Covid-19, da queste parti, è l'ennesimo guanto di sfida lanciato all'indirizzo di uomini e donne che nemmeno il sisma del 2012 ha piegato. Il segreto di questa caparbia resistenza? "Quel che manca ce lo produciamo in casa da soli".

Smart working, nuova turnazione, stop temporaneo: che cosa ti è toccato in sorte con il Coronavirus?
"Con l’inizio del lockdown abbiamo sospeso un paio di settimane la produzione nella nostra sede di Finale Emilia, fermo attuato per una scelta di maggiore sicurezza per i nostri tecnici, in quanto, lavorando anche nei settori alimentare e farmaceutico non siamo mai stati fermi totalmente. In un periodo così difficile abbiamo aumentato gli sforzi nell’andare incontro alle esigenze dei nostri clienti per i quali lavoriamo e che non si sono mai fermati. Abbiamo adottato un protocollo interno molto severo. In questo periodo ho fatto smart working, continuando a gestire i rapporti con i clienti per i quali produciamo macchine automatiche nella nostra officina".

Come è cambiata la tua routine lavorativa dopo l'8 marzo? 
"A parte il breve periodo di smart working sono tornato alla solita routine quotidiana in azienda, certo con parecchie limitazioni ad esempio nel poter far visita ai nostri clienti o da parte loro nel far visita a noi. Per un po’ si è continuato a lavorare in videotelefonata o per mail come durante il lockdown".

E con l’inizio della cosiddetta ‘fase 3’? 
"Con l’inizio della fase 3 abbiamo ripreso il contatto diretto con i nostri clienti, non più solo videochiamate ma anche visite nelle loro sedi produttive e loro nelle nostre. Ovviamente sempre rispettando i protocolli di sicurezza: tornare ad avere questi contatti ravvicinati con il cliente dopo tanti mesi è stato davvero bello e fa pensare a una nuova normalità lavorativa".
        
Ti senti sicuro al lavoro? 
"Certo, mi sono sempre sentito sicuro durante tutto questo periodo, Ciga è molto attenta alla sicurezza sul lavoro e in questo periodo lo è stata ancora di più, investendo parecchio e adottando da subito tutte le precauzioni necessarie per lavorare in sicurezza. Sono state impegnate parecchie giornate per riorganizzare la produzione, distanziando le postazioni di lavoro, creando vie di ingresso e uscita in azienda a senso unico e tutto quello che serviva per evitare gli incontri ravvicinati il più possibile tra tutti i dipendenti. Per i nostri tecnici (oltre 100 persone) che ogni giorno si muovono da Finale Emilia verso i nostri clienti, sono state adottate misure di prevenzione come ad esempio l’obbligo di poter viaggiare nei nostri veicoli aziendali massimo in due; un guidatore e una persona nel sedile posteriore. E poi penso siamo stati una delle prime aziende a sottoporre tutti i nostri dipendenti ai test sierologici. Al momento già due tornate". 

Che cosa custodirai di questa esperienza? 
"Sicuramente la forza di tutti noi (e siamo circa 150 persone) nel non arrendersi e nell’andare avanti. Di rialzarsi a ogni caduta, dopo la forte crisi del 2008 e il terremoto che ci ha colpito da vicino nel 2012. A inizio crisi COVID-19, quando mascherine ed igienizzante mani erano introvabili, abbiamo pensato subito a produrceli autonomamente, creando un piccolo laboratorio di mascherine artigianali nella nostra sala corsi, dove ogni dipendente poteva farsene un po’ da usare per sé e un po’ da portare a casa per i propri familiari; a seguire la Cigamukina (soluzione idroalcolica per mani) fatta anche questa internamente. Ecco, questa è la forza della nostra terra, e che ricorderò quando penserò a questo periodo: ciò che manca ci ingegniamo a farlo…". 

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