Marco Righini è il direttore Finanza, amministrazione e controllo di Modena Funghi. L'azienda di Cavezzo, in virtù della sua appartenenza alla filiera agroalimentare, non si è mai fermata. E, pur nella sfortunata situazione generale, ha trovato la forza e gli stimoli per continuare a lavorare sodo e rispondere alla forte domanda dei suoi prodotti.
L'8 marzo? Un'altra dimensione per il lavoro...
"Allo
shock iniziale del blocco delle attività produttive e della mobilità personale
è subito seguito un sospiro di sollievo perché le attività agroalimentari
avevano un codice Ateco che permetteva la prosecuzione della produzione: sia
Modena Funghi sia Società Agricola Rinaldi potevano continuare a lavorare. La
famiglia Rinaldi, titolare di entrambe le attività, di primissimo mattino si è
subito attivata per reperire i dispositivi di protezione individuale per i
nostri oltre 50 collaboratori. Quella mattina, al mio arrivo in azienda, era
già attiva una prima procedura di sanificazione degli ambienti e di protezione
dei collaboratori. Dopo pochissimi giorni, Confindustria Emilia ci ha comunicato le linee guida
sulle procedure da seguire per contrastare il Covid. È stato molto utile".
E
con l’inizio della cosiddetta ‘fase 3’?
"La
cessazione dei vincoli per gli spostamenti individuali e la riapertura delle
altre attività produttive ha portato altri buoni frutti al settore
agroalimentare che, insieme al biomedicale e al farmaceutico, è stato oggetto
di un surplus di domanda di prodotti alimentari "Made in Italy".
All'inizio della fase 3 i buyer alimentari, in particolare quelli esteri, si
sono attivati per testare i prodotti alimentari italiani ed oggi assistiamo già
ad alcuni concreti inserimenti a listino. La recente pandemia Covid-19,
infatti, ha ulteriormente aumentato la domanda di prodotti vegetali italiani
coltivati in modo sano e certificato.
Questa situazione ha permesso sia a Modena Funghi srl sia alla collegata
Società Agricola Rinaldi di non richiedere alcuna moratoria dei mutui e
finanziamenti in essere, in linea con la maggior parte delle aziende del settore".
Le
relazioni professionali e sociali al tempo del Coronavirus.
"Dobbiamo
riconoscere che gli italiani in generale e gli emiliani in particolare si sono
comportati con grande serietà ed affidabilità per proteggere sé stessi e gli
altri durante le relazioni professionali che si sono svolte durante la fase acuta
del Coronavirus; nella nostra esperienza posso riferire che non è mai capitato
di dover richiamare all'ordine i nostri collaboratori o i nostri consulenti,
anzi. Tutte le persone che hanno frequentato e frequentano le nostre aziende si
sono sottoposti tranquillamente alla prova della temperatura all'ingresso,
all'uso del gel sanificante e della mascherina, alla registrazione dei dati
richiesti dalla legge".
Che cosa dirai, tra qualche tempo, quando dovrai raccontare
il senso di questa esperienza?
"Siamo un grande popolo,
molto generoso e molto serio quando si tratta di cose serie. La serenità che
abbiamo visto sui volti dei nostri collaboratori, perché l'attività aziendale
continuava e continua nella massima sicurezza, ci ripaga dei tanti sforzi fatti
e delle spese che l'azienda ha sostenuto per rispettare le prescrizioni di
legge".