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Aretè traccia il futuro dello zucchero in Europa

18/03/2021

Sarà svolto da Areté lo studio della Direzione Generale Agricoltura della Commissione Europea sul futuro della filiera zucchero in Europa. L’obiettivo ambizioso è di analizzare la capacità e le strategie di adattamento messe in campo a tutti i livelli della filiera per rispondere ai profondi cambiamenti dettati dalla transizione “post quote” e dal mutare delle condizioni di mercato e di produzione nell’Ue e nei Paesi terzi.

Areté mette in campo per il progetto un team di oltre trenta esperti, di cui la metà dislocati nei principali Paesi Ue toccati dallo studio, nonché in Uk, Stati Uniti e Brasile. Un anno di lavoro che vede coinvolti alcuni tra i principali esperti del settore tra policy, mercati, prezzi e strategie aziendali.In che modo la filiera si è riadattata al mutato contesto politico; dove e come si è spostata la produzione, se e come si sono ricollocate o riconvertite le attività e concentrate le aziende; quanto l’intero sistema si è rivelato resiliente e potrà esserlo ancora di fronte alle sfide future, dettate dal contesto internazionale di mercato dello zucchero.

Questi alcuni interrogativi a cui lo studio risponderà. In particolare, analizzerà quanto è accaduto e sta accadendo non soltanto nell’UE ma anche in alcuni Paesi terzi importanti produttori di zucchero, per dare risposta a questi quesiti ed indicare le strade che si sono rilevate efficaci per garantire la resilienza del settore e delle filiere.

Una filiera, quello dello zucchero, profondamente scossa in tutta Europa dalla riforma del 2005 e dalla successiva abolizione delle quote avvenuta nel 2017. In Italia, negli stessi anni, il numero di zuccherifici si è ridotto da diciannove a due, mentre la produzione crollava dal milione e mezzo di ton della campagna 2004/05 alle 200mila di oggi. In Europa la produzione ha tenuto, ma a costo di una profonda ristrutturazione che ha comportato la chiusura di ben 85 impianti, con il numero di zuccherifici in attività sceso dai 189 del 2005 ai 104 attuali.

Drastico l’impatto anche sull’occupazione (-42%, con circa 22mila unità perse), e sul numero di bieticoltori, che nell’UE si era dimezzato rispetto al periodo pre-riforma già nel 2013, passando da circa 300.000 a circa 150.000.

“L’Europa e molti Paesi extra-Ue hanno l’obbligo di sottoporre le misure di policy ad analisi preventiva e poi a verifica periodica, per valutarne efficacia ed efficienza ed accertarsi che stiano raggiungendo gli obiettivi desiderati, o modificarle ove necessario", spiega Enrica Gentile, Ceo di Areté. "Areté collabora moltissimo con le istituzioni europee e di diversi Paesi extra-Ue, oltre che con tante importanti aziende del settore in Italia e all’estero, ma con le istituzioni italiane, fino ad oggi, è stato difficile. Confidiamo che in un momento in cui i policy-makers dovranno effettuare scelte importanti su come destinare le risorse (anche europee) e supportare resilienza e rilancio del settore, la cultura dell’analisi e della valutazione esterna diventi uno strumento consolidato anche in Italia”.

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