Lo scoppio della guerra in Ucraina, lo scorso 24 febbraio, e l'escalation delle tensioni geopolitiche su scala planetaria hanno minato le fondamenta dei mercati energetici e agricoli. Enrica Gentile, Ceo di Areté, società bolognese di ricerca, analisi e consulenza economica specializzata nei settori dell’agrifood, ci offre un quadro preciso e dettagliato dei contraccolpi economici sulla filiera agroalimentare italiana.
Che cosa è successo ai mercati delle commodity
agrifood subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina?
"Molti mercati erano già in
tensione da tempo, per effetto di diverse variabili, tra cui la
ripresa della domanda nel post-Covid ed un’offerta ancora rallentata da
problemi logistici e in molti casi compressa da andamenti meteo avversi nel
corso del 2021. I rialzi erano già stati marcati per molti prodotti, tra cui grano
duro, mais, oli vegetali, legumi, zucchero, caffè, derivati del latte,
nocciole, e la lista sarebbe ancora lunga. Il conflitto ha fatto esplodere la
volatilità e impattato immediatamente i prezzi di alcune materie prime su cui
Russia e Ucraina sono forti esportatori, anche perché il blocco della logistica
in quelle aree sta rendendo impossibili le forniture. Frumento, mais, soia ed oli
vegetali, girasole in particolare, sono i più colpiti perché direttamente toccati
dal conflitto. Ma il problema non si limita a questi, perché i fenomeni di
trasmissione e gli effetti spillover stanno di fatto estendendo rialzi a
praticamente tutti i mercati. Con il rimbalzo degli energetici già registrato a
gennaio e in escalation nelle ultime settimane, ulteriori rincari si
trasmettono soprattutto alle materie prime che richiedono ingenti input
produttivi e trasformazioni come latticini, uova e zucchero. Maggiori costi
produttivi, lungo tutta la filiera, sono anche trasmessi dai rialzi dei
fertilizzanti (correlati al gas e prodotti in Russia e Ucraina) e dai maggiori
costi delle materie prime legate al packaging (a partire dall’alluminio). I rincari
del petrolio si trasmettono direttamente anche all’etanolo, aumentando
l’incentivo a produrre etanolo da materie prime agro come canna, bietola e mais,
determinando ulteriore scarsità su questi mercati. La sostituzione sui
carburanti guida invece l’effetto spillover sul comparto oli vegetali, dove l’olio
di palma malese ha già oltrepassato il suo record storico assoluto. E ancora,
stanno schizzando in alto i costi del packaging, per le difficoltà di molti
produttori di carta e cartone, estremamente energivori".
In che modo ne risentiranno le aziende della
filiera agroalimentare?
"La filiera è estremamente
colpita. I rialzi sono talmente generalizzati e talmente estesi che
praticamente nessuno ne resta fuori, anche se le industrie più colpite oggi sembrano
essere quelle della pasta, dei prodotti da forno e dolciari, delle fritture, dei
mangimi, ma a cascata anche dei prodotti di origine animale, uova e lattiero
caseario in primis. Inoltre non bisogna dimenticare che se da un lato i danni
arrivano dai rincari delle materie prime per produrre, dall’altro lato il
mercato russo costituiva un importante mercato di sbocco per molte nostre
industrie del food (1,2 miliardi di euro complessivi di export, tra Russia e
Ucraina, nel 2021), a partire da quella del vino. L’impatto sulle filiere food
arriva quindi da entrambi i fronti".
Contromisure efficaci sul brevissimo periodo?
"Alla carenza di prodotto e
all’impennata dei prezzi non ci sono contromisure reali. Dove possibile, per le
aziende finanziariamente solide, l’importante sarebbe fare il possibile per
garantire i volumi e non fermare gli impianti, provando ad allargare il parco
fornitori e spingendo, laddove possibile, sulle sostituzioni. Il problema è che
nella stragrande maggioranza dei casi la sostituzione non è tecnicamente possibile
e comunque i rincari, anche per questo effetto shifting, si stanno trasmettendo a tutte le materie prime
sostitutive. È il caso degli oli alternativi al girasole, che sta di fatto
bloccando l’industria del bakery e non solo.
Soprattutto chi era stato corto
con gli approvvigionamenti si trova in grande difficoltà, ma tutto dipenderà
dall’evoluzione e dalla durata del conflitto. Ciò che stiamo consigliando alle
aziende è di seguire attentamente le evoluzioni dei mercati, per capire come
evolvono i fondamentali – e quindi cosa potrebbe accadere nel medio periodo - e
poter cogliere eventuali spiragli".
La GDO come reagisce, e quali saranno i contraccolpi
sul lato dei consumatori finali?
"Le risposte non sono del tutto
uniformi, ma in generale la GDO sta cercando di limitare la trasmissione dei
rialzi a valle, sui consumatori. D’altro canto la cosa non può durare.
L’impennata dei costi di produzione è ormai talmente forte e si sta prolungando
per tempi così lunghi che non è possibile pensare di scaricarla interamente
sull’industria, né di comprimere sufficientemente i margini per salvaguardare
del tutto i prezzi al consumo. I rialzi ci saranno e in molti casi sono già
visibili".