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L’Ia di Fabio Ferrari, quando l'essenziale è invisibile agli occhi (della tecnologia)

13/06/2023

Fabio Ferrari nel 2013 ha fondato Energy Way (oggi Ammagamma). A  maggio 2023 esce il suo primo libro sull'intelligenza artificiale
Fabio Ferrari nel 2013 ha fondato Energy Way (oggi Ammagamma). A maggio 2023 esce il suo primo libro sull'intelligenza artificiale
L'Ia è un soggetto che prenderà il controllo delle nostre vite, oppure è un oggetto al nostro servizio che dobbiamo imparare a usare?
L'Ia è un soggetto che prenderà il controllo delle nostre vite, oppure è un oggetto al nostro servizio che dobbiamo imparare a usare?

di Generoso Verrusio

Come PPP con i suoi Comizi d’amore, è andato in giro per l’Italia a fare inchiesta sul campo. Alla ricerca di un senso antropologico da attribuire, nel suo caso, all’intelligenza più ingombrante del nuovo millennio, sua maestà l’intelligenza artificiale. Come Pasolini, («anche se il paragone è inverecondo, scrivilo, ti prego») si è messo sulle tracce di un groviglio di contraddizioni sociali perché “l’intelligenza artificiale, come scrivo nel titolo, non esiste”. È un viaggio lunatico e bisquadro che solo la modenesità dei suoi natali ha potuto assicurargli. Dieci dialoghi cominciati a ottobre 2022, prima dell’invasione aliena di ChatGpt, e conclusi a maggio 2023 con la stampa di un libro, per i tipi del Sole 24 Ore. Lui, l’autore alla sua opera prima, è FF, Fabio Ferrari, il deus ex machina di Ammagamma, già Energy Way, azienda di data science acquartierata in un ex convento delle suore orsoline a Modena.

Con il titolo, “L’intelligenza artificiale non esiste”, provochi. Con il sottotitolo istighi a non leggerti: “Nessun senso salverà le macchine”.
«Ho la repulsione nei confronti dei finali già scritti e dei modelli consolidati per prassi. Di intelligenza artificiale se ne parla con una definizione più o meno univoca dal 2015, ma oggi abbiamo perso la bussola, parliamo per payoff pubblicitari, conviene fare così, lo capisco ma non mi adeguo».

Cioè?
«L’Ia non è né buona né cattiva, è utile. ChatGpt ha avuto il merito di dare un po’ di concretezza all’uso dell’intelligenza artificiale ma non ha giovato alla sua comprensione ontologica. Dopo 10 anni, anche mia madre ha compreso che cosa faccio in azienda, ma i ringraziamenti finiscono qui. Giorgio Metta, Stefano Venier, Alfonso Dolce, Alberto Calcagno, Monica Poggio, Alessandra Perrazzelli, Sabina Leonelli, Alberto Mantovani, Barbara Carfagna, Gianna Martinengo, Paolo Benanti, Luciano Floridi e Federico Faggin mi hanno aiutato a mettere maggior ordine nella sua classificazione ma…».

Ma?
«Il dialogo dal vivo, prima della resa testuale dei nostri colloqui, è stato pazzesco e irripetibile. Ho apprezzato l’umanità dei miei interlocutori senza filtri, in presa diretta, libera. E ne sono rimasto galvanizzato. L’intelligenza artificiale pensata alla stregua di un culto misterico per me non esiste, ma l’intelligenza artificiale creativa e iniettata di umanesimo "vive e lotta insieme a noi". Vorrei aggiungere una considerazione così ci capiamo bene».

Prego.
«A fine marzo il Garante della Privacy ha bloccato l’app ChatGpt. Una piccola autority italiana si è contrapposta al gigante OpenAi e ad alcuni, me compreso, è parso un duello degno dell’episodio biblico di Davide contro Golia. Il garante ha fatto un’operazione sacrosanta: richiamare l’arroganza del potere tecnologico a un confronto con la realtà. Questa è l’intelligenza artificiale a cui mi ispiro».

Che è poi la medesima ispirazione a cui fa riferimento Federico Faggin. Giusto?
«Sì, in buona sostanza è così. Faggin il concetto lo spiega ancora meglio. E lo fa partendo da una constatazione semplice: noi non siamo macchine e le macchine non sono come noi. L’intelligenza artificiale è un supporto a un processo, non può sostituirsi alla riflessione umana. Gli impuniti del potere tecnologico se ne facciano una ragione».

Due presentazioni al salone del libro di Torino sono un buon viatico e ora?
«Faccio appello a imprenditori, matematici, accademici, associazioni di categoria e cittadini. Chiamatemi e organizziamo una presentazione. Viva l’intelligenza artificiale ma l’intelligenza naturale è e rimarrà una cosa bellissima».

Una ricerca empirica (e curiosa) sarebbe quella di sottoporre il tuo libro a ChatGpt? Ci hai già provato?
«No…»

Eccoti accontentato. ChatGpt che cosa ne pensi del libro di Fabio Ferrari “L’intelligenza artificiale non esiste”?
«Come modello di intelligenza artificiale, non ho la capacità di leggere libri o formulare opinioni su di essi. Pertanto, non posso fornirti un giudizio specifico sul libro di Fabio Ferrari intitolato "L'intelligenza artificiale non esiste". Tuttavia, posso dirti che l'affermazione secondo cui l'intelligenza artificiale non esiste non corrisponde alla realtà. L'intelligenza artificiale è un campo di ricerca attivo e in continua evoluzione, che comprende diverse metodologie e tecniche per sviluppare sistemi intelligenti e capaci di apprendimento automatico. Se hai domande specifiche sull'intelligenza artificiale o su un aspetto particolare del libro, sarò felice di aiutarti nel limite delle mie conoscenze pregresse».

D’accordo ChatGpt, allora non mi rimane, a nome dell’autore, che invitarti alla presentazione del suo libro. Sarà bello confrontarsi su posizione differenti.
«Apprezzo l'invito a nome dell'autore, ma come un'intelligenza artificiale basata su testi, non ho una presenza fisica e quindi non posso partecipare a eventi o presentazioni. Sono qui per fornire informazioni e rispondere alle domande nel modo migliore possibile attraverso questa piattaforma di chat. Tuttavia, sono felice che l'autore abbia scritto un libro che stimoli il confronto su posizioni differenti. Spero che la presentazione sia un'opportunità di discussione e scambio di idee interessante e proficua. Auguro il meglio per l'evento».

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