Martedì 4 giugno, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta presso
la sede di Confindustria Emilia, a Bologna, Espansione Group ha presentato il clearing regolatorio
della sua ultima tecnologia di fotobiomodulazione, mirata al trattamento della maculopatia
degenerativa senile (AMD), principale causa di cecità nel mondo occidentale.
Fondata nel 1981,
Espansione Group ha una storia imprenditoriale di resilienza. L’azienda è stata
avviata come distributore di dispositivi
medici, ma i suoi fondatori, Rodolfo Pomar e Morena
Gomedi, hanno presto
riconosciuto il potenziale trasformativo delle light-based therapies nella medicina. Guidati
da ingegnosità e ambizione, hanno diretto
l’azienda verso l’apertura dei propri impianti di ricerca e sviluppo e produzione. Questo ha portato nel 2019 al lancio della Light Modulation®, tecnologia di fotobiomodulazione (PBM), per uso oftalmico, rivoluzionando il panorama
dei trattamenti per una serie
di condizioni del segmento anteriore dell’occhio.
I fondatori nel 2021
hanno lasciato l’azienda nelle mani di una nuova generazione di imprenditori
per scalare l’opportunità. Una nuova leadership ha visto
Alessandro Fier, Matteo Corbellino
e Luca Trimigno
infondere nel gruppo di Espansione un nuovo dinamismo,
realizzando una successione intergenerazionale extra-familiare contro le
complessità che questi processi spesso comportano. I giovani leader, tutti al
di sotto dei 30 anni all’epoca, hanno affrontato le sfide di guidare un’azienda in un mercato
globale competitivo. Oggi l’azienda è presente in oltre 40 Paesi
nel mondo con una quota export che supera il 90%, e i suoi prodotti sono
rivenduti da alcune delle più
importanti multinazionali del settore come Essilorluxottica, Topcon ed Alcon.
Dal 2020 ad oggi il fatturato dell’azienda è cresciuto di quasi il 30% all’anno.
“Ci siamo presto resi conto che la mentalità umile,
pragmatica e resiliente delle PMI italiane ci permette spesso di
essere più veloci ed efficaci
rispetto ai nostri concorrenti più grandi, e questo è diventato una parte fondamentale della ricetta del successo.
Siamo stati ispirati da tanti
imprenditori Italiani capaci di creare delle eccellenze globali nei loro settori di riferimento, spesso di nicchia.
Se fossimo nati in
Silicon Valley forse la
penseremmo diversamente, ma siamo tutti nati
nella Pianura Padana e ci ritroviamo molto in questa cultura”, commenta il CEO,
Alessandro Fier. “Rappresentiamo la nuova generazione ma non vogliamo che si
perda il DNA imprenditoriale dell’azienda, anzi vogliamo potenziarlo con gli strumenti e le competenze più moderne e innovative per creare il massimo
del valore”.
“Dopo il cambio
generazionale abbiamo applicato
una mentalità di lungo periodo
con fornitori e partner commerciali
- volevamo che
la crescita dell’azienda fosse sostenuta da fondamenta solide”, conclude Luca Trimigno, Chief Strategy Officer. “Internamente, abbiamo condotto un
importante percorso trasformativo per le persone e i processi dell’azienda.
Abbiamo continuamente investito in nuovi strumenti e processi digitali, e
assunto giovani talenti con formazione di alto livello. Abbiamo anche cercato di coinvolgere la base dipendenti
ereditata, facendoli contribuire alla rinnovata
cultura aziendale”.
“Le nuove generazioni possono portare molto valore alle nostre PMI. Innovazione, digitalizzazione e mentalità di lungo periodo sono fattori molto importanti per mantenere
alta la competitività delle nostre
realtà aziendali. Spesso nelle
aziende senza ricambio generazionale queste caratteristiche vengono
gradualmente a mancare. La storia di Espansione Group è un incoraggiante esempio
di giovani che scelgono la vita imprenditoriale all’interno del territorio, invece che cercare carriere
all’estero in grandi aziende o start-up, creando valore e indotto”, sottolinea l’lng. Sonia Bonfiglioli, vicepresidente di Confindustria
Emilia e Presidente di Bonfiglioli
Riduttori.
Per l’assessore allo
Sviluppo economico e Lavoro della Regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla, “l’esperienza
di Espansione Group ci racconta una storia di successo scaturita dalla capacità
di coniugare la tradizione e la
flessibilità tipica delle PMI emiliano-romagnole con l’innovazione tecnologica. Una
storia che diventa anche un esempio
di come si possa garantire un
futuro alle tante aziende oggi alle prese con il difficile passaggio
generazionale. Le nuove competenze, l’entusiasmo e la visione delle giovani
generazioni digitali rappresentano una
ricchezza per il nostro sistema imprenditoriale.
Non a caso - conclude - come Regione
Emilia-Romagna abbiamo fatto una
legge per attrarre e trattenere talenti: abbiamo bisogno
di avere giovani
“teste” per continuare a competere nel mondo con le
nostre eccellenze”.
“Secondo la ricerca del McKinsey Global
lnstitute ‘A microscope on small businesses: Spotting opportunities to boost
productivity’, le PMI si confermano la
spina dorsale delle economie globali, rappresentando i 2/3 dell’occupazione
nelle economie avanzate e la metà del valore
aggiunto complessivo”, aggiunge Alberto Farroni, Associate Partner di McKinsey
& Company. “In questo segmento di
imprese esiste tuttavia un gap di produttività rispetto alle realtà più grandi, spesso dovuto a un più difficile accesso
ai mercati globali,
ai capitali e alle tecnologie. Ridurre questo
divario in Italia equivarrebbe
al 6,5% di PIL”.
Espansione Group presenta
l’autorizzazione regolatoria
della sua ultima tecnologia di fotobiomodulazione, mirata
al trattamento della maculopatia degenerativa senile (AMO), principale
causa di cecità nel mondo occidentale. Il trattamento è somministrato attraverso una maschera, delle dimensioni di un visore
VR, poggiata sul viso che emette
un protocollo luminoso sicuro e non invasivo che rallenta la degenerazione della malattia, garantendo una migliore
qualità visiva per un tempo più prolungato. La maculopatia degenerativa senile (AMO) è una condizione degenerativa che colpisce la
visione centrale fino alla progressiva cecità e si prevede che colpirà circa 280 milioni di persone in tutto
il mondo entro il 2040.
“La maculopatia
degenerativa è una patologia estremamente pervasiva, impattante e per cui i trattamenti possibili erano limitati.
Questa innovazione è un punto di arrivo ed uno di partenza per
Espansione Group. Da un lato, conferma la capacità dell’azienda
di portare a pazienti e dottori innovazioni significative in termini di tecnologie e applicazioni”, commenta ancora Alessandro Fier. “Dall’altra, ci
pone all’inizio di un ambizioso
piano industriale per portare l’efficacia delle nostre tecnologie anche
in altri ambiti
di trattamento, in oculistica ed oltre. Questa
importante innovazione sarà un importante tassello il nostro piano di
sviluppo organico, che prevede crescite a doppia cifra nei prossimi anni,
reinvestendo i profitti principalmente
in progetti di R&D e nuove
assunzioni”.
“Questa pietra
miliare è un prodotto degli sforzi instancabili del nostro team sullo sviluppo clinico e del forte
legame che condividiamo con la comunità scientifica italiana e internazionale, a cui siamo estremamente grati e senza la quale questa
innovazione non sarebbe stata possibile. Siamo orgogliosi che siano sei
(Napoli, Torino, Genova, Bari, Catanzaro, Forlì) i centri di ricerca di università pubbliche
italiane che hanno contribuito alla validazione
dell’efficacia del trattamento”, aggiunge Matteo Corbellino, Chief Marketing
and lnnovation Officer. “Siamo convinti che questa innovazione servirà da apripista a nuove applicazioni che
renderanno la fotobiomodulazione una tecnologia molto importante per la pratica
oculistica”.
“Questo successo è un
riconoscimento formale per la
passione e l’impegno che ci guidano
tutti i giorni. Investiamo senza sosta con curiosità
e determinazione per essere l’avanguardia del settore, con l’obiettivo di migliorare la cura e la soddisfazione dei pazienti, in allineamento
con i nostri valori. Questa
nuova autorizzazione segna l’inizio del nostro
nuovo percorso e riflette la nostra mission di portare
sul mercato tecnologie non invasive ed efficaci, sostenuti dalla nostra solida pipeline di innovazione”, evidenzia Luca Trimigno.
“L’efficacia
biologica della fotobiomodulazione sta aprendo nuovi
orizzonti terapeutici per alcune
delle patologie più impattanti nell’ambito dell’Oftalmologia”, dichiara Giuseppe
Giannaccare, professore ordinario
di malattie dell’apparato visivo
presso l’Università di Cagliari e Direttore della Struttura Complessa di
Oculistica presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari. “È un’opportunità entusiasmante per pazienti e ricercatori, anche se la prospettiva degli impatti sulla pratica clinica è fissata sul medio-lungo termine”.
“Per
una buona parte dei pazienti con degenerazione maculare legata all’età, in particolare nelle forme secche iniziali, non esistono delle linee guida di trattamento
riconosciute, o che comunque, abbiano un significativo impatto sulla
progressione della malattia”, commenta Enrico Borrelli,
professore associato di malattie dell’apparato visivo presso il
dipartimento di oftalmologia dell’Università
di Torino, diretto dal Prof. Reibaldi. Borrelli prosegue: “Visitiamo
questi pazienti regolarmente e nel corso
degli anni vediamo
la loro vista
peggiorare. Potere offrire
loro un trattamento non invasivo
e sicuro apre orizzonti dall’impatto molto significativo per rallentare
il decorso della malattia”.
“Nel mondo occidentale, dove la medicina e i servizi garantiscono accesso alle cure, la maculopatia è la condizione clinica che, nella terza età, causa maggiormente
ipovisione. Questa condizione impatta particolarmente sulle abilità fini
del quotidiano, sulla lettura e sul riconoscimento di volti nelle interazioni
sociali”, dichiara Claudio Cassinelli, presidente della Fondazione Chiassone di Genova.
“Compito dell’intervento riabilitativo, all’insorgere di una disabilità visiva,
è di valorizzare al massimo il residuo visivo e costruire strategie utili a
mantenere più a lungo possibile le autonomie. Questo percorso deve essere
quanto più precoce e complementare alle cure terapeutiche dell’organo”.
“L’oculistica oggi è un settore che presenta varie
criticità: in particolare l’aumento dei bisogni di salute di una popolazione
sempre più anziana coincide con il numero limitato di oculisti che lavorano nel
Servizio Sanitario Nazionale”, sottolinea Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che aggiunge: “L’obiettivo della
sanità pubblica deve essere sempre quello di rendere accessibili le tecnologie innovative in maniera
equa per tutti i
pazienti, perché in oculistica significa anche prevenire la cecità. E quando i
sistemi sanitari non raggiungono
questo obiettivo, è anche una sconfitta per la scienza, i cui progressi
non si traducono in benefici di salute per le
persone”.
“Consideriamo la
nostra tecnologia come una piattaforma su cui costruire un portafoglio di
terapie efficaci e non invasive in varie indicazioni d’uso”, conclude Matteo
Corbellino. “Gli sforzi di ricerca della comunità accademica globale sulla tecnologia della fotobiomodulazione stanno
rapidamente aumentando in nuove applicazioni mediche, dalle malattie
neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson fino a condizioni
autoimmuni”.