Anche quest’anno, come di consueto, la chiusura della due
giorni di Farete è stata appannaggio dei giovani imprenditori di Confindustria
Emilia. "Quo Vadis,
Europe? Geopolitica e sinergie per una
maggiore integrazione europea" è il tema che è stato scelto dall'associazione per congedarsi
dall’edizione numero undici del networking delle imprese di Bologna, Modena e Ferrara.
Sul palco, con la moderazione della giornalista Ilaria
Vesentini, sono intervenuti Romano Prodi, economista, presidente
della Commissione europea e presidente del governo italiano per due volte, Alberto Forchielli e Fabio Scacciavillani, imprenditori ed esperti di
relazioni internazionali, Carmela Gallo, Regional Director Centro sud Adecco
Italia, e Claudio Basso, Chief Investment Officer Azimut Investments Sa.
Ad aprire i lavori Marco Moscatti, presidente dei giovani
imprenditori di Confindustria Emilia. “La contrapposizione tra Usa e Cina sta generando
gravi problemi anche alla nostra casa comune, l’Unione europea. In questo
Occidente è in atto uno scontro tra il mondo delle libertà e le autocrazie. E come imprenditori dobbiamo capire che dove viene calpestata la democrazia si calpesta
l’impresa. La libera impresa non esiste laddove prevale la legge del più forte.
Noi europei siamo di fronte a una bella sfida: potremmo continuare a definirci
liberi solo se sapremo emanciparci dal punto di vista energetico e militare. Guardo al green deal e per associazione di idee non posso fare a meno di pensare,
e dire, che siamo di fronte a un suicidio collettivo della nostra industria. L’Ue
esprime il 15% del Pil mondiale e produce il 7% delle emissioni… proteggere l’ambiente
è importante ma occhio a non costruirci da soli la tomba”.
“Il tandem franco-tedesco non funziona più alla guida dell’Europa”,
ha affermato Romano Prodi. “Non funziona più perché la democrazia, non solo l’economia,
di questi due Paesi è in crisi e ha dei problemi seri. Il problema profondo
della democrazia che non funziona è un problema di tutto il mondo occidentale. Dopo
il Pnrr l’Ue si è addormentata, non ha più propositività e lavora sui compromessi
di piccolo cabotaggio. Qui o si fanno grandi progetti o si muore di consunzione.
Tre grandi progetti, eternamente rimandati e che se sdoganati potrebbero rimetterci in carreggiata, sono l’esercito, il coordinamento
unitario della politica estera e una regia unitaria sulle politiche fiscali. Chi pecora si fa, il
lupo se lo mangia recita un vecchio adagio”.
Per Alberto Forchielli, "noi europei abbiamo 60 anni di ritardo
con gli Usa. I soldi dei mercati finanziari vanno in America perché hanno tassi
di ritorno importanti. Gli europei dovrebbero imparare molto da Usa e Cina. Parlando di Cina siamo di fronte a un Paese
enorme, con una cultura millenaria, dotata oggi di un surplus commerciale
mastodontico e di consumi interni asfittici: una ricetta semplice con cui uccidono
i loro consumi, è vero, ma che stanno utilizzando anche e soprattutto per conquistare il mondo e renderlo dipendente dalla sua economia”.
“E' come se vivessimo un po' in un mondo al contrario, diciamocelo”, ha attaccato Fabio
Scacciavillani. “Qui in Europa, tanto per capire la differenza con il resto del
mondo, crediamo ancora di regolamentare l’Ai, ma è una castroneria all’ennesima
potenza, ridicola. In Usa per le esigenze di Ai si cercano trilioni di investimenti
e se ne iniettano altrettanti, in Europa sì e no raccogliamo una manciata
di miliardi”.
“In Emilia-Romagna alle imprese manca il 70% delle figure tecniche”,
ha ricordato Carmela Gallo. “Dal mio canto non posso che ricordare quanto la
formazione permanente rimanga fondamentale, di fatto l’unico rimedio ‘pronto
all’uso’ per interrompere questa emorragia di profili professionali che escono
dalle nostre aziende e che non si ricreano più. Le aziende che offrono al loro
dipendente un percorso di formazione serio e di prospettiva, oggi valgono di più di quelle che puntano tutto solo sull'elemento retributivo. Queste aziende sono mediamente più attrattive e non hanno problemi di retention del proprio personale”.
“C’è un dato nudo e crudo che dovrebbe indurci a riflettere:
gli investitori esteri non credono più all’Europa”, ha concluso amaramente Claudio Basso. “Non
credono più alle sue capacità di riforma, di crescita e di sviluppo. C’è una
battuta che in questi casi mi piace citare per dare il senso di quanto sta
accadendo: nel mondo gli Usa innovano, i cinesi copiano, gli europei non sanno
fare altro che burocratizzare”.