

È stato un evento che ha riunito oltre 400 persone, coinvolgendo istituzioni, università e imprese: Almacube, l’incubatore certificato MISE e innovation hub dell’Università di Bologna e di Confindustria Emilia ha festeggiato al Dama, Tecnopolo Data Manifattura Emilia-Romagna, i primi, importanti 25 anni, che hanno portato alla crescita di startup e confermato il suo ruolo come cerniera tra ricerca, impresa e territorio.
Almacube è incubatore e acceleratore equity-free e innovation hub con un’unità dedicata all’Open Innovation per aziende e organizzazioni. Parte di Oper.space, l’Innovation Factory dell’Università di Bologna, crea connessioni tra startup/spin-off, talenti, centri di ricerca, PMI, corporate, investitori e istituzioni. Con oltre 300 startup supportate dal 2000 e 55 realtà attive nella community, l’hub è un punto di riferimento per l’innovazione. Tra il 2022 e il 2024, 26 startup hanno raccolto oltre 8 milioni di euro; l’unità di Open Innovation ha gestito oltre 310 challenge, coinvolto più di mille giovani talenti e nel 2024 ha registrato 940 mila euro di production value.
L’evento, in apertura, ha visto i saluti istituzionali di Vincenzo Colla, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, di Giovanni Molari, rettore dell’Università di Bologna, di Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emilia, e di Laura Toschi, presidente di Almacube.
Nel suo intervento, il vicepresidente della Regione Emilia-Romagna Colla ha richiamato la centralità della Focus per il futuro su politiche abilitatrici, infrastrutture e cooperazione stabile tra incubatori come Almacube, imprese e pubblica amministrazione. “L’Emilia-Romagna punta a un salto di qualità rafforzando il proprio modello integrato pubblico-privato, che progetta a monte e orienta la strategia. In collaborazione con le università, l’obiettivo è generare più spin-off di qualità e accompagnare le startup fino a diventare imprese, con una nuova cultura della finanza e l’inserimento nelle filiere regionali. In uno scenario europeo di risorse centralizzate (es. Horizon), il territorio deve costruire alleanze con soggetti di dimensione adeguata e riconosciuta per ricerca, tecnologia e solidità, per sostenere la nascita di nuove imprese e la competitività di lungo periodo”.
Il rettore dell’Università di Bologna, istituzione fondatrice di Almacube nel 2000, ha sottolineato “la missione dell’ateneo nel connettere sempre più strettamente la ricerca con l’hub di creazione di impresa: un ponte operativo costante tra laboratori, spin-off e fabbisogni di innovazione delle aziende, in particolare nelle traiettorie deep-tech”.
Per Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emilia, entrata in Almacube nel 2013, “con l’apporto di nuove energie e una nuova visione imprenditoriale, contribuendo a rafforzare il collegamento dell'innovazione con il tessuto industriale del territorio e puntando all’accelerazione e allo sviluppo di nuova impresa integrando l'innovazione accademica con le esigenze del mondo produttivo, Almacube è una porta d’ingresso all’Open Innovation per PMI e grandi imprese: modelli collaborativi per ridurre tempi e rischi di sperimentazione, valorizzare la proprietà intellettuale e scalare soluzioni ad alta produttività e sostenibilità”.
Laura Toschi, neopresidente di Almacube dal maggio scorso, ha ripercorso i 25 anni dell’incubatore, evidenziando la doppia anima, incubazione (equity-free) e Open Innovation, e tracciando il percorso futuro su deep-tech e technology transfer, grazie alla rete che lega Università e sistema industriale in tutto il territorio regionale.
Dopo un keynote del co-fondatore e primo presidente di Almacube Giovanni Lorenzoni, l’incontro è proseguito con la presentazione delle politiche a supporto del Technology Transfer da parte del MIMIT, ministero delle Imprese e del Made in Italy, cui sono seguite due tavole rotonde.
La prima intitolata “Incubatori e acceleratori equity-free ed equity-based: opportunità a confronto” ha coinvolto Timothy O’Connell (H-FARM), Luca Scipioni (Bugnion), Camilla Conti (Adaptronics), Fabio Nalucci (FNDX) e Shiva Loccisano (AD Almacube) per un confronto sui criteri di scelta tra capitale, mentorship, rete industriale e tutela della PI. Al termine della discussione è stato annunciato da Fabio Nalucci, founder e CEO di FNDX un nuovo strumento economico a sostegno delle startup dell’incubatore: l’iniziativa punta a rafforzare la fase di validazione di mercato e l’innesto di partnership industriali, offrendo alle giovani imprese un supporto mirato e complementare ai percorsi di incubazione.
La seconda tavola rotonda intitolata “Open Innovation: orientarsi tra needs aziendali e modelli applicativi” e moderata da Matteo Vignoli, dell’Università di Bologna, Oper.space e CDA Almacube, ha raccolto esperienze di Barilla, Chiesi, Philip Morris MTB e Dinova su cultura dell’innovazione e misurazione dell’impatto.