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T3LAB, la ricerca industriale che piace a Philip Morris

18/01/2021

Rodolfo Vignocchi, direttore generale di T3LAB

In Philip Morris, durante il lockdown, hanno studiato, progettato e infine messo a punto uno strumento per la rilevazione della temperatura dei dipendenti in ingresso. Ogni giorno con questa tecnologia viene controllato l'ingresso di circa 2mila persone spalmate su tre turni. Il merito è di T3LAB, il laboratorio di ricerca industriale e trasferimento tecnologico fondato nel 2004 da Unibo e dall'allora Unindustria Bologna. Per capire il portato di questa rivoluzionaria tecnologia abbiamo parlato con il direttore generale Rodolfo Vignocchi.

T3LAB ha sfornato un nuovo progetto. Sviluppato per Philip Morris ma replicabile anche altrove. Di che cosa si tratta?
 
"È un progetto nato durante il lockdown imposto dall’emergenza COVID19 ed è frutto della collaborazione tecnologica tra Philip Morris Manufacturing & Technology Bologna e T3LAB nell’ambito della computer vision. La nuova collaborazione punta a rispondere all’esigenza aziendale di poter riprendere le proprie attività produttive tutelandosi dai rischi epidemiologici. In quest’ottica nasce la necessità dell’azienda di dotarsi di strumenti di misurazione rapida e automatica della temperatura corporea, senza la necessità di un presidio sorvegliato. Il sistema si basa su telecamere termiche ad alta risoluzione che sfruttano un reference body esterno per la taratura continua del sistema. L’algoritmo software sfrutta tecniche di deep learning per il riconoscimento del volto e della zona occhi. Il sistema è in grado di misurare la temperatura nell’interno occhio della persona, mediando più misure ottenute da una sequenza di alcune decine di immagini termiche per singola persona. Il sistema attualmente utilizzato da Philip Morris è installato sia presso la sede di Crespellano che presso la sede di Zola Predosa. Tutte le stazioni di misurazione colloquiano in tempo reale con un server centrale che consente un monitoraggio remoto di tutte le postazioni. Inoltre, tutte le acquisizioni e le successive elaborazioni si basano esclusivamente su immagini termiche (non RGB) nel pieno rispetto della vigente normativa sulla privacy e giuslavoristica. T3LAB continua a cooperare con aziende internazionali su progetti di computer vision, deep learing, software embedded avanzato e protocolli IoT".

A quale investimento andrebbe incontro un'azienda che volesse dotarsene?

"Dato che l’obiettivo iniziale del progetto era quello di creare un sistema di rilevamento di temperatura affidabile ed estremamente performante, la strumentazione hardware occupa una fetta consistente del budget. Ad esempio, per una singola postazione di misura occorrono circa 8 mila euro per la sola strumentazione hardware. A questi costi vanno aggiunti le voci di spesa relative allo sviluppo software e alle personalizzazioni. Ricordo però che questa soluzione consente di risparmiare sui costi di personale dedicato alla misurazione della temperatura in quanto si tratta di postazioni non presidiate".

Possiamo pensarlo anche a misura di Pmi?

"Per una Pmi si può pensare a una singola postazione di misura senza la necessità di un server centrale di monitoraggio. Tale soluzione consente di abbattere i costi hardware e software pur garantendo l’accuratezza e velocità del sistema. Inoltre, non è esclusa la possibilità per le Pmi di beneficiare di contributi a fondo perduto nazionali o locali dedicati all’installazione di tali sistemi". 

Qual è la situazione in Emilia?

"Sono diversi i soggetti che si occupano in Italia di ricerca industriale e trasferimento tecnologico. Si tratta di una attività che sta a metà tra la ricerca di base di stampo generalmente universitario e l’attività di innovazione portata avanti spesso direttamente dalle imprese. Tra queste le più grandi investono in attività di vera e propria ricerca, mentre le Pmi tipicamente svolgono attività cosiddette di innovazione incrementale. La Regione Emilia-Romagna ormai da più di una decina d’anni si è impegnata a dare vita a un sistema regionale di ricerca industriale investendo risorse ingenti di origine europea per favorire la nascita di una serie di laboratori di ricerca orientati specificatamente alla attività di trasferimento tecnologico. Si tratta della Rete Alta Tecnologia - di cui anche T3Lab fa parte - il cui obiettivo era il cosiddetto 'ultimo miglio' necessario per portare alle imprese nuove tecnologie a loro non note per migliorare prodotti e processi produttivi. Un vero ponte tra il mondo accademico, più portato alla ricerca di base e alle pubblicazioni scientifiche, e le imprese che hanno necessità di know-how spendibile praticamente e in tempi abbastanza brevi. Alla fase di semina (promozione della nascita dei laboratori e dei centri per l’innovazione) ha fatto seguito una fase di consolidamento che è ancora in atto, il cui obiettivo è quello di generare strutture sufficientemente solide per essere in grado di sopravvivere autonomamente e di costituire, ognuna per tipologia di settore e tecnologia, un vero punto di riferimento per le imprese. Il processo è ancora in atto, ma qui si evidenzia un vecchio 'vizio italiano': la scarsa capacità di fare sistema e di unire strutture piccole per dare origine a soggetti più rilevanti e in grado di usufruire di economie di scala. Il rischio è la creazione di architetture barocche con dispersione di energie e di difficile comprensione per il sistema delle imprese. Crediamo che il sistema confindustriale possa svolgere in questo senso una funzione importante".

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