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Stock bassi, clima e inflazione: ancora volatilità sui mercati agrifood

14/04/2023

Enrica Gentile, ceo di Aretè. Tra i suoi clienti, nomi del calibro di Barilla, Eridania, Fabbri, Nestlè e Sammontana
Enrica Gentile, ceo di Aretè. Tra i suoi clienti, nomi del calibro di Barilla, Eridania, Fabbri, Nestlè e Sammontana

Gli strumenti predittivi uniti alle piattaforme informatiche hanno raggiunto livelli di accuratezza e precisione invidiabili. Nel caso delle aziende agroalimentari, ad esempio, aiutano il management a prendere le decisioni migliori sul fronte degli investimenti e degli approvvigionamenti delle materie prime. Enrica Gentile, ceo di Aretè, ci offre in esclusiva su Farenews un’analisi aggiornata della situazione dei mercati agrifood.

Veniamo da tre anni in cui le oscillazioni sui mercati delle commodity agroalimentari sono state più ampie e repentine che mai. Covid, logistica e clima, e poi gli effetti dell’invasione russa in Ucraina, avevano fatto segnare rialzi a due e persino a tre cifre per molti prodotti. Come si è aperto il 2023 e qual è la situazione oggi?
"La situazione oggi è molto più eterogenea, soprattutto nell’Ue. In generale resta ancora una volatilità molto marcata, legata a stock ancora bassi e a un quadro di forte incertezza sia per quanto riguarda il contesto macroeconomico che per i rischi percepiti sul fronte meteo.
Se guardiamo a un anno fa oggi il fronte macroeconomico - che ha contribuito a guidare la corsa dell’inflazione avviata dalla seconda metà del 2020 - presenta alcuni elementi di frenata. Tra questi il calo generalizzato della domanda legato all’inflazione, il rafforzamento dell’euro sul dollaro (dallo 0,98 di ottobre 2022 agli attuali 1,09), il calo dei prezzi di energia, gas naturale e petrolio e di quelli di noli e container che tanto avevano pesato nei mesi precedenti. Questa combinazione di elementi ha fatto sì che molti mercati – soprattutto quelli con fondamentali più solidi – abbiano visto innescarsi trend di ribassi anche importanti. A marzo di quest’anno, rispetto a 12 mesi fa, le quotazioni finanziare europee (Eurnext) di mais e frumento sono calate rispettivamente del 30% e del 23%, e ribassi analoghi hanno interessato anche il frumento duro. Cali ancora più marcati sui trasformati del latte: -27% e un -31% nella piazza di riferimento Ue per burro e polvere di latte scremato rispettivamente. Le quotazioni del latte spot in Italia sono del 2% inferiori rispetto a marzo 2022, ma di oltre il 30% più basse rispetto ai picchi di ottobre (diverso il caso del latte contrattualizzato, il cui prezzo è stato fissato a livelli record fino a giugno). I ribassi più sostenuti li segna però il comparto oli vegetali: l’olio di girasole in Ue, passato il rischio del mancato approvvigionamento, segna un -55% rispetto a 12 mesi fa. Altri mercati - tra cui vanno citati senz’altro zucchero, uova, riso - restano ancora in balia di fondamentali rialzisti e ancorati su livelli di prezzo record, soprattutto per effetto di scorte ancora ai minimi, incertezza sulle future produzioni e domanda fondamentalmente rigida, in particolare per le uova.
Infine, una serie di materie prime che dopo esser sopravvissute alla tempesta perfetta grazie a cuscinetti di stock record, ora, con ritardo, subiscono addirittura rialzi di prezzo. È il caso del cacao, aumentato - sul mercato di The Ice - di oltre il 10% solo nei primi tre mesi dell’anno, ma anche di mandorle e nocciole, che risentono particolarmente delle aspettative di una campagna di scarica 23/24 in entrambe le principali aree produttive (Turchia e Italia)".

Cosa possiamo aspettarci per i prossimi mesi e quali i fattori cruciali a cui guardare?
"Innanzitutto, anche le materie prime che hanno registrato cali di prezzo marcati, nella maggior parte dei casi, presentano ancora quotazioni elevate rispetto alle medie storiche e scorte ancora basse. Questo espone maggiormente i mercati a fenomeni di volatilità.
La ripartenza dell’economia asiatica, Cina in primis, innescherebbe per esempio una rapida ripartenza della domanda di materie prime che, in assenza di scorte cuscinetto, risulterebbe in una brusca interruzione - o addirittura un’inversione - dei trend di calo citati per molti mercati.
Tra i fattori cruciali da monitorare non scordiamo il meteo - cito in particolare la siccità in Ue, soprattutto in vista delle semine di mais, soia, bietola e riso, ma anche per gli sviluppi colturali di frumento e colza - e le semine in calo per riso e zucchero che limiteranno il potenziale ribassista della prossima campagna. Dando uno sguardo ai mercati energetici, nel secondo semestre dell’anno, la fase di riempimento degli stock di gas naturale in Europa potrebbe tornare a infiammare le quotazioni. Ci aspettiamo tuttavia che l’effetto spillover sui mercati agrifood sarebbe inferiore rispetto a quello registrato nell’estate del 2022, quando molti operatori, ma anche fornitori, erano scoperti e quando l’effetto shock aveva rappresentato terreno fertile per la speculazione. Infine, le direzioni che prenderanno le politiche monetarie di Fed e Bce saranno cruciali per l’evoluzione dei mercati valutari, ma anche della domanda e delle quotazioni del petrolio, confermandosi fattori chiave da monitorare per chi opera sui mercati alimentari.
Insomma, se è vero che per diverse materie prime sarà un 2023 di deflazione, le quotazioni rimangono mediamente elevate, la volatilità sostenuta e i fattori di rischio elevati".

L’avvio di trend di ribasso, anche se su selezionati mercati, significa finalmente una tregua per gli operatori dell’agrifood dopo anni difficili?
"In realtà no, addirittura in molti casi la situazione è anche più complessa oggi con prezzi in calo che nei periodi precedenti con prezzi in salita. Resta il messaggio di fondo. I mercati, rispetto anche soltanto a qualche anno fa, sono cambiati. Gli anni di tranquillità generalizzata sono andati, i fattori di potenziale squilibrio restano molti e la volatilità è all’ordine del giorno. I rischi non sono soltanto nei momenti di rialzo: comprare male in annate o su mercati con prezzi in calo significa comunque ridurre i margini e rischiare di trovarsi fuori mercato rispetto ai competitor più preparati. Ad esempio, chi avesse comprato il grano a fine 2022 (segnava 370 euro/tonnellata) oggi, col grano sceso a 280 euro/tonnellata, si troverebbe fuori mercato di un buon 25%. Per questo motivo oggi più che mai gli strumenti informativi sono preziosi. Oggi i metodi ci sono, le previsioni funzionano e forniscono informazioni preziose non solo per coprirsi dai rischi di rialzi ma anche per cogliere le opportunità legate ai ribassi".

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