Promuovere l’automazione orientata alle persone e la cultura dell’intralogistica come leve strategiche per aumentare efficienza, sicurezza e competitività del tessuto delle imprese, in particolare piccole e medie, accompagnandole in un percorso di trasformazione profonda: dal modello di fabbrica che ha caratterizzato gli anni Ottanta verso realtà più moderne, sicure ed efficienti.
È l’obiettivo del progetto automazione e intralogistica di Confindustria Emilia, presentato a stampa e imprese questa mattina nella sede di via San Domenico a Bologna in occasione dell’evento di kick-off, rivolto sia a imprenditori che alle figure operative delle aziende associate e destinato nel corso dei prossimi anni ad aprirsi ad altri ambiti del perimetro aziendale.
Un’iniziativa basata anche sui dati della ricerca preliminare “Stato dell’automazione in Europa e in Italia”, realizzata da Boston Consulting Group, che è stata illustrata nel corso dell’evento e che punta a rispondere ai nuovi macro-trend globali che impattano la capacità produttiva del Paese, in particolare sul territorio emiliano, mettendo in campo un modello di crescita fondato su produttività, innovazione e cooperazione tra imprese.
Il contesto regionale: un sistema sotto pressione
L’Emilia-Romagna è oggi il secondo polo industriale italiano per PIL pro capite dopo la Lombardia, con un valore di circa €43.335 nel 2023, collocandosi tra gli standard medio-alti a livello europeo. Ma i segnali di rallentamento sono evidenti. Negli ultimi anni la crescita della produttività del comparto è stata inferiore di 0,8 punti percentuali rispetto ai competitor europei. L’analisi BCG segnala anche una forte vulnerabilità demografica: entro il 2034 il 43-45% della forza lavoro regionale avrà più di 50 anni, con età pensionabile a 70 anni e una crescente difficoltà nel ricambio generazionale. A questo si aggiunge il fatto che il 69% delle imprese dichiara difficoltà a reperire profili tecnici e il 47% fatica a trovare manodopera. Inoltre, la concorrenza internazionale avanza a ritmi serrati: la dotazione di robot industriali, pari a 228 ogni 10.000 addetti, resta distante dai 430 della Germania e dai 1.000 della Corea del Sud.
In questo scenario, è essenziale aumentare la produttività per addetto. Ma farlo significa costruire un ecosistema industriale più efficiente, interconnesso e capace di valorizzare le persone e le competenze, non accelerare sull’automazione in sé.
La strategia: due leve integrate
Il piano di Confindustria Emilia ruota quindi attorno a due leve principali: l’automazione orientata alle persone e la digitalizzazione intelligente. La prima leva mira a compensare il vortice demografico e di competenze che caratterizza il tessuto produttivo regionale con un’automazione agile fatta di cobot, micro-celle e sistemi di retrofit, che riducono i compiti gravosi e ripetitivi, migliorano la sicurezza e l’efficienza e, allo stesso tempo, abilitano un upskilling continuo, permettendo di preservare e valorizzare le competenze delle persone. Queste soluzioni sono particolarmente rilevanti per le piccole e medie imprese, più esposte ai costi e alla carenza di operatori rispetto ai grandi gruppi, poché consentono di avviare la trasformazione con investimenti contenuti e tempi rapidi di implementazione.
La seconda leva è la digitalizzazione “smart”, che mira a connettere macchine e sistemi con software leggeri (MES, WMS), data layer e strumenti di intelligenza artificiale per il controllo qualità e la manutenzione predittiva, senza il bisogno di un nuovo ERP.
Struttura del progetto
Nello specifico, il progetto si articolerà in due momenti:
- Formazione: un percorso formativo di tre moduli a cura di Toyota Material Handling Italia che, con un focus su produzione, intralogistica avanzata e modello Toyota, tra novembre e dicembre coinvolgerà imprenditori, operation manager e figure gestionali;
- Tecnologie: un supporto concreto all’automazione delle PMI grazie al contributo di due gruppi di lavoro (Automazione e processi e Digitale), entrambi composti da responsabili tecnici di imprese manifatturiere associate (Samp, Logimatic, Nimax, Bonfiglioli Riduttori, Sacmi Imola, Poggipolini, Ducati Motor Holding), che si occuperanno di selezionare, con competenza e imparzialità, fornitori e partner di prodotti e servizi innovativi, facilitandone l’adozione da parte delle PMI.
Ogni membro dei gruppi di lavoro dedicherà quattro ore alla settimana al confronto diretto con le imprese associate, senza conflitto di interessi. Le soluzioni adottate nelle aziende saranno successivamente presentate in occasione di una serie di roadshow, nel corso dei quali saranno prodotte delle pillole formative che saranno caricate sulla piattaforma di formazione di Confindustria Emilia Study in Action, nell’ottica di estendere l’accesso alle buone pratiche a quante più realtà possibile.
“Perché abbiamo scelto l'intralogistica? Perché è trasversale a tutte le imprese e soprattutto è un contesto che, oggi, è abbastanza insicuro per chi ci opera e per chi ci lavora”, spiega Sonia Bonfiglioli, presidente di Confindustria Emilia Area Centro.
“Quindi vogliamo rivedere i processi delle aziende, supportarle con forte attività di formazione delle persone e degli imprenditori. È anche un progetto di inclusione, perché il focus sarà sulle persone che oggi operano nel settore e si cercherà di aiutarle a offrire maggiore professionalità. La grande sfida è proprio migliorare l'ambiente lavorativo, cercando la massima sicurezza sul lavoro. Vogliamo tante persone e tante imprese, il nostro territorio è con noi. Mi piace pensare che, quando avremo finito questo percorso, saremo più formati e ci sentiremo più sicuri. Poiché quello che non si conosce si teme, l'idea è proprio creare un contesto più partecipato per i nostri imprenditori, per le aziende e i lavoratori. Le sfide si vincono insieme come sistema, per costruire un territorio che sia più inclusivo e più coeso”, conclude Bonfiglioli.
“L’Italia è un Paese a grande vocazione industriale ed è fondamentale che valorizzi la sua componente manifatturiera. In un contesto di forza lavoro che invecchia e si riduce, l’automazione diventa un’alleata fondamentale, alleggerendo i compiti ripetitivi e consentendo una concentrazione sulle attività a maggior valore aggiunto, rendendo il lavoro manifatturiero anche più attrattivo per le nuove generazioni. Questo tipo di automazione, che pone al centro le persone, è quindi una condizione essenziale per rilanciare la produttività e l’Emilia-Romagna rappresenta il territorio ideale per testare modelli di automazione diffusa nelle pmi: un ecosistema da sempre aperto alla sperimentazione e capace di accogliere l’innovazione”, evidenzia Davide Veroux, managing director & partner Boston Consulting Group.
“L’Emilia-Romagna non può accontentarsi di essere in cima alle classifiche italiane, ma deve arrivare a competere alla pari con le migliori regioni europee, provando a mettere un argine all’avanzamento asiatico e americano. Questo vuol dire avere molta più tecnologia e automazione di processo per recuperare produttività. A maggior ragione a demografia piatta il tema degli investimenti in robotica e automazione diventa fondamentale. Per farlo, tuttavia, serve un cambio culturale e un investimento formativo sia per gli imprenditori che per le maestranze. Serve un accompagnamento prima di tutto sulle competenze, perché non possiamo permetterci un rigetto della transizione proprio da parte di chi la deve attuare. L’Emilia-Romagna deve essere ‘onnivora’ sulle tecnologie di prospettiva e sulle ‘teste’ che fanno la differenza. Senza nascondersi le verità, come ha fatto la ricerca realizzata da Boston Consulting Group. Perché è fondamentale agire subito, se vogliamo continuare ad essere una regione che sta nel mondo”, conclude Vincenzo Colla, vicepresidente con delega a sviluppo economico e green economy, energia, formazione professionale, università e ricerca della Regione Emilia-Romagna.
Il piano di Confindustria Emilia Area Centro nasce per il territorio, ma guarda oltre: punta a generare modelli replicabili a livello nazionale, confermando così l’Emilia-Romagna come un laboratorio per la trasformazione industriale dell’Italia intera.