È morto poco più di un mese fa a 95 anni. Con quel senso di compostezza e misura che lo ha accompagnato per tutta la vita nonostante, come riportava egli stesso con tagliente ironia sul suo sito web, avesse “ricoperto posizioni che usualmente vengono definite di primo piano”.
E ieri anche Ferrara, nel centro ricerche Giulio Natta di LyondellBasell, gli ha tributato un affettuoso ricordo con le testimonianze di amici, familiari e collaboratori, ma soprattutto con l’intitolazione di un viale che reca il suo cognome: viale Mazzanti.
Giorgio Mazzanti, insieme a Giulio Natta e Piero Pino, nel marzo del 1954 è stato l’inventore del polipropilene isotattico, presentato all'epoca con il nome commerciale Moplen, un materiale plastico che ha rivoluzionato le nostre vite, aprendo nuovi scenari per l’industria chimica nel mondo e facendo di Ferrara il primo impianto al mondo per la polimerizzazione del propilene.
«Mio padre amava molto Ferrara», ha ricordato la figlia Roberta, intervenuta tra i relatori della tavola rotonda della mattina. «Ferrara, a suo dire, era riuscita a far coesistere in modo fecondo la ricerca pura di matrice accademica con l’applicazione industriale».
Un ricordo a tutto tondo e di profonda umanità è quello che in misura diversa e con vari aneddoti è uscito anche dalle testimonianze di Gabriele Mei (presidente LyondellBasell), Giuseppina Aurigemma (funzionario del Mise), Giuseppe Rossi (ex presidente LyondellBasell), Piero Raffaelli (ex ad di Polimeri Europa), Donato Speroni (giornalista ed ex capo delle Relazioni esterni di Eni), Giovanni Paoloni (storico), Gianluca Ambrosetti (ceo di Synhelion), Francesca Olivini (curatrice dell’archivio del Museo della Scienza di Milano) e Patrizio Bianchi (ex ministro dell’Istruzione).
Nella villa di Casale di Tragliatella, tra Roma e Fiumicino, aveva eletto il suo buen retiro ma da qui non ha mai smesso di guardare con malinconia i mali dell’industria chimica italiana. «Ha lavorato sino agli ultimi giorni della sua vita, la collaborazione con Synhelion è lì a dimostrarlo. E pure tra mille peripezie», ha concluso emozionata Roberta Mazzanti, «si è sempre speso perché anche l’Italia avesse un posto tra i grandi dell’innovazione mondiale in campo chimico».
Nei suoi 72 anni di lavoro, ha lasciato scritto di suo pugno Mazzanti, «il periodo che ricordo più volentieri sono i dieci mesi, dal marzo al dicembre 1954, per me... magici e indimenticabili». Una magia che Ferrara ha certamente saputo alimentare. E a cui oggi il chimico scomparso passa idealmente il testimone.