È un intervento che tocca molti temi quello di Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ospite dell’Assemblea generale di Confindustria Emilia, che è intervenuto dopo la relazione del presidente Valter Caiumi, sollecitato da domande e commenti della giornalista Tiziana Ferrario.
Dall’Emilia l’esempio del dialogo
Non si poteva non partire dal senso di appartenenza del primo presidente di viale dell’Astronomia proveniente da questo territorio. “Questa terra è forte per coesione, ovviamente, per concretezza ma soprattutto per dialogo. E noi questa la parola dialogo l'abbiamo utilizzata anche ovviamente, nel nostro programma di Confindustria 2024-28. Per noi, dialogo è con tutti, sindacati, governo, opposizione, perché credo che Confindustria debba portare il sistema delle necessità in modo orizzontale, portando ovviamente le richieste per far crescere il nostro Paese. Le sfide sono tante, e tra queste, come ha segnalato Caiumi, l'intelligenza artificiale è una sfida positiva, anche se dobbiamo essere consapevoli del fatto che negli ultimi dieci anni la Cina ha investito 100 miliardi, gli Stati Uniti 330 miliardi e l'Europa solo 20 miliardi”.
Competitività, Green deal e Automotive
“Occorre una premessa: le imprese non sono contro l'ambiente, anzi, sono molto attente a questo tema e hanno ottenuto risultati importanti sul fronte del riciclo, dell’energia. Ma notiamo anche una furia ideologica antindustriale che ci preoccupa. Pensiamo a un tema fondamentale come l'automotive. La chiusura in Sassonia di due stabilimenti della Volkswagen, cosa mai successa prima, vuol dire che forse le scelte fatte fino a oggi non sono andate nella via giusta. Lo stop al motore endotermico nel 2035 ha ripercussioni pesanti per una terra come questa: in Italia il mondo dell'automobile coinvolge oltre 70.000 persone. Non possiamo pensare oggi che la trasformazione di tutte le macchine a motore da endotermico a elettrico sia la via. Lo ripetiamo da tempo: la salvaguardia del nostro know-how è fondamentale, noi dobbiamo lavorare per la neutralità tecnologica. In questo modo si salvaguardano pezzi di filiera fondamentali nei vari Paesi. In Italia, abbiamo 42 milioni di veicoli, solo sette milioni sono euro 6 e 7; abbiamo grande possibilità di fare trasformazione dei veicoli che sono vecchi. Dobbiamo ragionare su misure a sostegno dell'auto, ma su sostegni che devono essere per la produzione di macchine europee, ancora meglio italiane, e di utilizzo della nostra filiera".
Transizione ecologica e costi energia
"Occorre stare attenti agli obiettivi: le emissioni di Co2 dell'Europa sono il 7% di quelle globali, a fronte di una quota di Pil del 15%. A noi serve un'Europa che sia forte economicamente e unita, è necessario che l'Europa proceda alla stessa velocità. Ma non è possibile quando, mediamente, noi italiani paghiamo dal 30 al 40% in più l’energia. Per fare questo serve un costo unico dell'energia e di politiche sul lavoro che pensino anche al welfare, altrimenti questo può essere un problema per il nostro Paese".
Fondi Pnrr e Industria 5.0
“Non vi è dubbio che il Piano Pnrr sia una grande opportunità per il Paese, perché l’ammodernamento delle infrastrutture è una priorità in un’ottica di crescita. Inoltre, una parte del Pnrr, come sapete, è andata in una misura a noi molto cara, che è quella di industria 5.0, che aiuterà ovviamente la crescita delle nostre imprese, soprattutto nel renderle ancora più competitive. Certo, però, nell’ultimo vertice con il ministro Urso, ad agosto, abbiamo segnalato che se vi dovessero essere finanziamenti non spesi in qualche progetto, dovremo essere pronti ad allocarli su misure che siano automatiche, come appunto Industria 5.0: questa è una potenzialità che non possiamo perdere per far crescere le nostre imprese”.
Salari e produttività
“Nel comparto industriale, nel 2024 i salari sono cresciuti e siamo riusciti a colmare, in parte, il divario dell'inflazione, dando una risposta alle difficoltà dei lavoratori. In generale, però, dobbiamo cercare di dare una risposta a un problema che colpisce l’Italia da molto tempo: negli ultimi 20 anni i salari sono incrementati ma la produttività langue, mentre Germania, Francia, perfino Spagna, hanno visto incrementare anche la produzione. Su questo dobbiamo fare dei ragionamenti: sulla la produttività e sulle ore lavorate dovremo aprire un confronto anche con i sindacati.