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Imprese e grandi investitori: quali sono i nuovi modelli di business?

24/10/2019

L’ultimo decennio ha portato con sé molti cambiamenti economico-sociali, dando vita a un vero e proprio processo di trasformazione che ha come motori capitale e talento. I fondi di Private Equity, con oltre 5 trillion di dollari in gestione di cui 2 ancora da investire, stanno cambiando volto alle economie in tutto il mondo. Quali opportunità si aprono per gli imprenditorie per le aziende? Come stanno cambiando la strategia di investimento di questi attori? Il capitale può essere la scintilla che dà il via a quella crescita dimensionalee culturale essenziale per attrarre le risorse necessarie al cambiamento,trasformare le filiere in piattaforme digitali e superare la sfida del ricambio generazionale?

Questi dei temi su cui si sono confrontati questa mattina, imprenditori, banche e rappresentanti dei principali Fondi d'investimento nel corso della conferenza "Transformation Capital: da Private Equity a PositiveEquity”, promossa dal Centro studi G.R.O. in collaborazione con EY e lo Studio legale Tullio & Partners.
Tra i partecipanti  della tavola rotonda sul tema "Aziende in trasformazione" anche Valter Caiumi Presidente del Gruppo Voilàp e di Confindustria Emilia.

Il Presidente Caiumi nel suo intervento ha raccontata la storia di successo del Gruppo Voilàp che oggi, grazie anche a importanti acquisizione all'estero, è leader mondiale di settore; un'azienda che fin da subito ha investito nella digitalizzazione come risorsa strategica di sviluppo e crescita; Caiumi ha poi evidenziato, parlando di innovazione e industry 4.0 che "l'elemento determinate di questa rivoluzione non sono solo le tecnologie o il modo di produrre, ma soprattutto è il consumatore: bisogna partire dai suoi bisogni, dalle sue esigenze per ripensare e riorganizzare il modello produttivo", cosa che con successo ha saputo fare in questi anni il Gruppo Voilàp.

Nel corso del convegno sono stati presentati anche i risultati della ricerca EY sull'attrattività dell’impresa emiliana. Lo studio, basato sulle elaborazioni in parallelo di molteplici banche dati, ha esaminato le caratteristiche distintive del tessuto imprenditoriale dell’Emilia-Romagnae quanto esse si sposino con le strategie d'investimento dei Private Equity e dei Venture Capital.

L’Emilia-Romagna, con un +1,5% sul Pil nel 2018 e previsioni di un + 0,5% nel 2019, è la prima regione italiana per crescita e la seconda (dietro la Lombardia) per Pil pro-capite. L’export continua a migliorare (+5,7% nel 2018) e la disoccupazione a ridursi, con un tasso atteso del 5,2% nel 2019 contro l’8,4% raggiunto nel 2013.
Andando oltre questa visione di sintesi, l’analisi EY ha evidenziato specifiche caratteristiche distintive del tessuto imprenditoriale della regione. Nel sistema Emilia-Romagna, infatti, le piccole e medie imprese (aziende con menodi 50 milioni di fatturato) hanno un ruolo centrale e incidono per il 37% del fatturato complessivo delle aziende emiliane. Si tratta di una rilevanza maggiore rispetto a quella che le PMI hanno nelle più importanti regioni italiane, come il Veneto (35%), la Lombardia (29%), il Piemonte (29%) e il Lazio (17%).

Le imprese dell’Emilia-Romagna mostrano tassi di redditività e di crescita superiori alla media delle aziende concorrenti nella quasi totalità delle altre aree del paese. Con il 54% di imprese con EBITDA superioreal 5% del fatturato, la regione è dopo il Veneto e insieme alla Lombardia, la seconda in Italia per la redditivitàdelle proprie imprese, posizionata davanti al Piemonte (49%) e al Lazio(33%). Inoltre, l’Emilia-Romagna è la prima regione in Italia per capacità dicrescita: sono il 58% le imprese emilianeche hanno un tasso di crescita medio per l’ultimo triennio superiore al 5% medio, contro il 57% delle imprese venete e laziali e il 56% di quellelombarde.

Le filiere del sistema economico emiliano danno un contributo fondamentale al fatturato nazionale dei settori di riferimento: 31% per il settore degli Industrial Products, 21% perl’agro-alimentare, 14% per il settore Home, trainato dal comparto ceramico, 13% per il settore della moda e lusso e 10% per il settore automotive.
Lo studio ha infine evidenziato come l’Emilia Romagna è prima in Italia anche per rapporto export/PIL, che nel 2018 si attesta al 38,2% , superiore a quello del Veneto (37,9%). del Piemonte (36,1%) e della Lombardia (31,5%).

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