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Crif, in Emilia-Romagna crescono le richieste di credito da parte delle imprese: +9,9% nel 2020

05/02/2021

Simone Capecchi, executive director di CRIF

I timori della pandemia e l’incertezza causata dalla seconda ondata dei contagi, hanno fatto registrare nell’ultimo trimestre 2020 una crescita pari a +9,5% del numero di richieste di credito presentate dalle imprese a livello nazionale rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.

L’incremento totale annuo rispetto al 2019 è pari a +24,5%, consolidando una dinamica positiva rafforzatasi nel corso del 2020 dopo che il primo trimestre si era aperto con un segno negativo (-14,7%). Il dato che emerge dall’ultimo aggiornamento del Barometro CRIF rappresenta, in termini assoluti, la migliore performance fatta registrare dal comparto negli ultimi 7 anni. Le imprese individuali, che rappresentano la componente preponderante del tessuto imprenditoriale italiano, nel 2020 aumentano le proprie richieste del +27,5%, mentre le società di capitali segnano un incremento del +22,6% rispetto al 2019.Altro dato significativo è rappresentato dall’aumento dell’importo medio richiesto, che nel 2020 si attesta a 80.941 Euro (+22,7% rispetto al 2019) nell’aggregato di società di capitali e ditte individuali. Per le società di capitali l’importo mediamente richiesto è pari a 112.688 Euro (+26,0% rispetto al 2019) contro i 29.834 Euro richiesti delle imprese individuali (+5,1%). 

Il rallentamento del ciclo economico, indotto dell’emergenza sanitaria, ha fortemente condizionato nell’ultimo anno l’andamento dei flussi di cassa delle imprese e quindi anche la dinamica delle richieste di credito – commenta Simone Capecchi, executive director di CRIF -. Del resto, come emerge da una recente ricerca di CRIF Ratings, quasi la metà delle imprese italiane si è trovata ad affrontare lo shock causato dalla pandemia partendo da situazioni di liquidità già delicate”.

LA SITUAZIONE IN EMILIA-ROMAGNA

Anche in Emilia-Romagna la dinamica risulta positiva, seppur più attenuata rispetto al trend nazionale, con una variazione del numero di finanziamenti richiesti del +9,9% rispetto all’anno precedente. Considerando il volume complessivo delle richieste in termini assoluti la regione si posiziona al secondo posto nella classifica nazionale, come già anche nell’anno precedente, alle spalle solamente della Lombardia.
A livello provinciale si registrano però andamenti estremamente difformi, con una crescita decisamente robusta a Bologna, Rimini e Ferrara, rispettivamente pari a +17,7%, +12,7% e +12,2%, seguite da Ravenna, con +12%. Le variazioni meno marcate, invece, si rilevano a Reggio nell’Emilia (+6,1%) e soprattutto a Parma (+0,4%). 

Per quanto riguarda l’importo medio dei finanziamenti richiesti dalle imprese, invece, con 59.820 Euro l’Emilia Romagna si colloca al di sotto della media nazionale (80.941 Euro), a fronte di una flessione del -2,7% rispetto al 2019. Questo potrebbe essere determinato sia da una minore tensione delle imprese sul fronte della liquidità, sia dalla tendenza a richiedere importi più contenuti. Il valore più elevato si registra a Bologna, con 76.667 Euro mediamente richiesti, seguita da Parma, con 69.962 Euro, Ferrara, con 64.668 Euro, e da Reggio nell’Emilia, con 64.287 Euro.

Tra le province emiliane, Bologna, con 76.667 Euro mediamente richiesti, scivola al 12° posto assoluto nel ranking nazionale, rispetto alla 3^ posizione del 2019. Grande balzo in avanti di Parma, che passa dal 98° al 18° posto.

L’andamento delle richieste di credito è stato favorito anche dagli strumenti che le istituzioni nazionali hanno attivato nel corso del 2020 per fronteggiare l’impatto sull’economia reale derivante dall’emergenza sanitaria e supportare la liquidità delle imprese. Tra questi le moratorie per la sospensione del rimborso dei contratti in atto e le garanzie statali per favorire l’ottenimento di nuove linee di credito. In questa delicata fase va però sottolineato come la domanda di nuovi finanziamenti sia stata determinata più dalla necessità di far fronte a esigenze di liquidità che da progetti di investimento e sviluppo del business”, conclude Capecchi.

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