UniCredit tiene
accesi i riflettori sulla Moda Made in Italy, uno dei settori maggiormente
colpiti dalla crisi economica determinata dalla pandemia. Così, dopo The Age of
New Visions, le tre tappe di incontro virtuali realizzate alla fine dello
scorso anno a Firenze, Milano e Roma e dedicate al rilancio del Fashion
italiano, il Gruppo bancario si fa promotore di un nuovo momento di confronto
fattivo, centrando il focus sulle imprese del fashion dell’area Centro Nord,
ovvero di Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche. Obiettivo: coinvolgere
i principali protagonisti del comparto - imprese, istituzioni, associazioni e
banca – e, partendo dai risultati di uno studio di settore condotto da Industry
expert UniCredit, riflettere insieme sugli scenari economici e sulle strategie
da attuare per agevolarne la ripartenza.
Sostenibilità,
digitalizzazione e un nuovo approccio di politica industriale sono stati i temi
cardine al centro dell’incontro digitale "E-Commerce e digitalizzazione - Sostenibilità e nuovi modi di comunicare" che si è svolto giovedì 18 marzo.
Ai saluti di Antonella Mansi, presidente del Centro di Firenze
per la Moda Italiana, di Andrea Burchi, Regional Manager Centro Nord
UniCredit e di Vincenzo Colla, assessore allo Sviluppo economico e Green
economy, Lavoro e Formazione della Regione Emilia-Romagna, hanno fatto seguito gli interventi dell'imprenditore Brunello Cucinelli, di Roberta Antinarella,
Industry Expert UniCredit, di Toni Scervino, ceo di Ermanno Scervino, di Giacomo Filippi, ceo Fabiana Filippi, di Alessandro Varisco, ceo di Twin-set e neopresidente della filiera Moda&Lusso di Confindustria Emilia e di Stefano Secchi, dg di Moschino.
L'indagine di UniCredit su dati Cerved
La moda
italiana ha un peso importante nel panorama europeo, contribuendo a quasi la
metà del valore aggiunto dell’area euro; ed è un pilastro della manifattura
italiana di cui rappresenta circa il 9% del valore aggiunto e il 12,5%
dell’occupazione.
Alla vigilia
della pandemia le aziende del fashion risultavano nel complesso in buona
salute. Nel 2019 la produzione settoriale continuava infatti a crescere
trainata soprattutto dalla domanda estera cui era destinato circa il 75% della
produzione nazionale. Esse godevano inoltre di una posizione finanziaria
relativamente solida, grazie ad un processo di selezione che ha interessato le
imprese della moda dopo la crisi finanziaria del 2008-2009.
La pandemia ha
messo a dura prova il settore, con shock congiunti dal lato della domanda e
dell’offerta, colpendo anche la fiducia dei consumatori e delle imprese. Per il
2020, sulla base di dati Cerved, il settore dovrebbe perdere circa il 21% del
fatturato pre-covid. Nel 2021 è prevista una ripresa con un tasso di crescita
che potrà oscillare tra il +12% e +7%.
L’impatto covid
sul settore moda per l’area Centro Nord è sostanzialmente allineato al quadro
nazionale per il 2020.
Per il 2021 si
attende una crescita del fatturato maggiore della media nazionale. Per l’Emilia Romagna si stima un aumento tra +14.8% (scenario base) e +8,5%
(scenario peggiore); per la Toscana tra +15,7% e +9%; per le Marche
tra +14,7% e +8,4%; e per l’Umbria tra +13,7% e +7,8% (elaborazione
UniCredit su dati Cerved).
I manager del Fashion a
livello globale sono ancora cauti sul futuro, intanto hanno avviato e in alcuni
casi accelerato un cambio di paradigma in termini di produzione,
comunicazione e customer experience.
La ripartenza
delle imprese italiane della Moda, in particolare, nella nuova era post-Covid
sarà collegata alle nuove abitudini dei consumatori sempre più digitalizzati e
concentrati su beni essenziali, più duraturi, di qualità superiore e prodotti
in modo sostenibile.
Il cambiamento delle priorità dei consumatori e la rivoluzione digitale
stanno modificando i modelli organizzativi delle aziende, richiedendo una
sempre maggiore flessibilità, e spingendo verso l’omnicanalità, con i
negozi che oltre alla tradizionale funzione di esposizione, diventeranno anche
luoghi di ispirazione.
Digitalizzazione è una delle
parole chiave. Le imprese del settore fashion, a seguito del Covid, hanno
accelerato processi di digitalizzazione sia per le interazioni con i fornitori
che per i processi interni.
Centrale anche il ruolo della sostenibilità nelle strategie aziendali.
Già prima della pandemia le aziende del fashion italiano si erano mosse in tal
senso, adottando misure per ridurre l’impatto ambientale delle proprie
attività. L’emergenza sanitaria ha portato a un’accelerazione nella scelta di
strategie per la sostenibilità dell’offerta e dei processi produttivi
dell’azienda, alla revisione della supply chain tramite una catena di fornitura
più legata al territorio e all’implementazione di piani a favore della
sostenibilità sociale.