Tra il 2019 e il primo trimestre di
quest’anno 173 mila lavoratori di oltre 8.400 imprese
dell’Emilia-Romagna hanno partecipato a corsi formativi finanziati da
Fondimpresa, Fondo interprofessionale per la formazione continua costituito da
Confindustria e CGIL CISL e UIL che consente di utilizzare le risorse dello
0,30% del monte salari tramite due strumenti: gli Avvisi nazionali e il Conto
Formazione di ogni azienda. Le imprese
dell'Emilia-Romagna aderenti a Fondimpresa, il maggiore tra i Fondi
interprofessionali, sono circa 12.500, con quasi mezzo milione di
occupati. Tra il 2019 e il primo trimestre 2021 i piani formativi
presentati dalle imprese emiliano-romagnole hanno consentito di realizzare oltre
2,2 milioni di ore di formazione per un valore complessivo di oltre 82
milioni di euro.
Sono alcuni dei dati
illustrati in occasione dell’incontro "Formazione in azienda, chiave
per la ripartenza” organizzato lo scorso 18 giugno a Bologna da Orione, Organismo
bilaterale per la formazione costituito da Confindustria e CGIL, CISL e UIL
dell'Emilia-Romagna. Si evidenzia una grande vivacità
delle piccole imprese: il 54% delle imprese che hanno organizzato corsi di
formazione con Fondimpresa ha meno di 50 dipendenti. Il 91% dei lavoratori esprime soddisfazione sull’utilità
della formazione e sulla trasferibilità nell’attività lavorativa delle
conoscenze apprese. Le imprese sono
impegnate a rafforzare le competenze digitali indispensabili per
ottimizzare i processi e sviluppare il modello di business. Le nuove competenze
tecnico-specialistiche riguardano tecnologie robotiche, Big Data e
Analytics, Internet of Things, in linea con il Piano Impresa 4.0. Le
competenze trasversali e soft skills − leadership,
problem solving, team working − sono sempre molto richieste ed
emergono nuove esigenze formative legate allo sviluppo dello smart
working e all’uso di strumenti informatici ad esso connessi. Nel primo trimestre di
quest’anno, per la prima volta, il numero di lavoratrici donne è
superiore a quello dei colleghi maschi: il 53% dei lavoratori in formazione è
donna. Circa il 63% dei
lavoratori formati ha un’età compresa tra i 40 e i 59 anni, a riprova di
una formazione attenta all’occupabilità dei lavoratori e all’incremento delle
competenze in relazione alle nuove tecnologie.
L’incontro è stato
introdotto da Daniele Botti e Roberto Rinaldi, rispettivamente
Presidente e Vicepresidente di Orione. Sono seguite due tavole
rotonde: la prima dedicata ad una riflessione sui fabbisogni di competenze e
professionalità nell’era post-Covid, a cui hanno partecipato la
Direttrice HR del Gruppo Maggioli Cristina Maggioli, il Chief Human
Capital Director di Bonfiglioli SpA Alberto Fusi, i componenti RSU
Federica Gandini di Barilla e Gabriele Marasti di Gruppo
Concorde, la seconda sul ruolo delle parti sociali nelle prossime sfide
della formazione.
«In questa fase di
ripresa economica mancano le competenze tecniche strategiche per la
crescita delle imprese − sottolinea il Vicepresidente di
Confindustria Emilia-Romagna Corrado Beldì – e gli
imprenditori faticano a reperire sia i profili tecnici di base sia quelli
specializzati: il 25% delle imprese emiliano-romagnole ha difficoltà contro il
21% a livello nazionale. Dobbiamo rafforzare l’impegno a tutti i livelli,
Fondimpresa e Regione, per la formazione dei dipendenti sui temi dello sviluppo
tecnologico e produttivo, specie negli ambiti digitale, transizione ecologica,
internazionalizzazione, innovazione organizzativa, specie per le PMI. Occorre
anche coinvolgere le imprese nella progettazione dei percorsi formativi e
semplificare le modalità di accesso e gestione della formazione».
«Un'occupazione di
qualità − dichiara il Segretario generale di CGIL Emilia-Romagna Luigi
Giove − passa anche da un importante investimento sulla formazione e sulla
riqualificazione professionale. È ciò che serve al Paese e alla nostra regione,
ed è l'obiettivo a cui lavora Orione. È positivo poi che, per la prima volta,
il numero di lavoratrici coinvolte è superiore agli uomini. Perché non dobbiamo
mai dimenticare che la crisi causata dalla pandemia ha colpito, anche in questa
regione, soprattutto le donne».
«La crisi pandemica−
afferma il Segretario generale di CISL Emilia-Romagna Filippo Pieri − ha
con tutta evidenza accelerato i tempi della transizione tecnologica e
occupazionale. Per rispondere a questi cambiamenti in atto serve un grande
patto per l’aggiornamento e l’adeguamento delle competenze dei lavoratori. Un
patto che dovrà prevedere la possibilità concreta per i fondi
interprofessionali e i fondi strutturali europei (che sono gli enti e i fondi
che, con la formazione, finanziano l’adeguamento delle competenze e la
riqualificazione dei lavoratori) di interagire in azioni complementari.
Bisogna, quindi, fare in modo che tra le regole, le leve operative, gli
strumenti di indirizzo e di servizio predisposti anche a livello regionale, vi
sia la compatibilità necessaria ad alleanze e azioni comuni».
«Oggi è più che mai
necessario investire risorse nella formazione di chi è occupato −
osserva il Segretario generale di UIL Emilia-Romagna e Bologna Giuliano
Zignani −. La crisi prima, la pandemia poi hanno modificato in modo
radicale il mondo del lavoro. La formazione professionale diventa quindi uno
strumento fondamentale per acquisire nuove competenze tese alla valorizzazione
di chi lavora. Va anche detto che la formazione non si può limitare ad un semplice
momento della vita lavorativa, ma deve essere permanente. Solo così i
lavoratori, quindi le imprese, possono essere all’avanguardia».
«Il cambiamento che
abbiamo davanti ci impone una transizione sul piano delle competenze, che
dobbiamo gestire con grande attenzione, per evitare che si formi una bolla di
lavoro povero e di imprese povere che rischiano di restare senza un futuro, ai
margini del sistema economico e produttivo e della società − dichiara Vincenzo
Colla, Assessore allo Sviluppo Economico, Green Economy, Formazione e
Lavoro della Regione Emilia-Romagna −. Come abbiamo scritto nel Patto per il
Lavoro e per il Clima investiremo sempre di più sui saperi e sulle nuove
competenze, sostenendo anche la formazione e l’aggiornamento continuo per rispondere
alle nuove esigenze delle imprese, in particolare nei settori del digitale e
del green. Bisogna creare una nuova alfabetizzazione continua per il governo
delle tecnologie, dell’innovazione e della digitalizzazione. Un investimento
che dovrà interessare tutti i lavoratori, con un’attenzione particolare alle
donne e alle fasce di età più in difficoltà».
«Fondimpresa è pronta a
sostenere le sue imprese aderenti: competenze digitali, innovazione
tecnologica, green transition ed economia circolare sono i campi in cui si
svilupperanno le competenze del futuro, è necessario investire in formazione,
moneta utile a superare il mismatch − conclude il Presidente
di Fondimpresa Aurelio Regina –. Sarà fondamentale nel PNRR rilanciare
il ruolo dei Fondi interprofessionali, darci modo di operare come strumenti di
politica attiva, restituire ai Fondi il prelievo forzoso operato ormai dal 2014
sullo 0,30 e consentire alle aziende di poter utilizzare a pieno le loro
risorse».