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Zucchero, lo studio della Commissione europea porta la firma di Areté

09/02/2022

Enrica Gentile, Project Manager dello studio e Ceo di Areté
Enrica Gentile, Project Manager dello studio e Ceo di Areté

Porta la firma di Areté - l’azienda bolognese specializzata nella valutazione di politiche per il settore agroalimentare - lo studio della Commissione Ue (download) sulle strategie messe in atto nella filiera bieticolo-saccarifera europea per rispondere agli shock causati dalla riforma Pac del 2006. 

Gli effetti dell’abolizione delle quote 
Da allora la filiera italiana ha conosciuto un drastico ridimensionamento, passando da 17 a 4 zuccherifici in attività nei soli anni tra il 2006 e il 2009, fino a ridursi ai soli due impianti oggi attivi, mentre nell’intera Ue (ex Ue-28) il numero degli impianti scendeva da 189 a 102. Altrettanto importante la diminuzione degli occupati negli zuccherifici italiani (da 5mila unità circa a meno di mille, oggi) e della produzione, che in Italia è passata da oltre 1,5 milioni di tonnellate nel periodo precedente alla riforma a meno di 200mila degli ultimi anni (su un ettaraggio che passava da oltre 250mila ha del periodo pre-riforma ai circa 30mila ha odierni), rendendo così il Paese strutturalmente dipendente dalle importazioni proprio negli anni in cui si torna a parlare di autosufficienza alimentare e di strategie di accorciamento e “rimpatrio” delle filiere. Per contro a livello Ue, dopo una riduzione negli anni immediatamente successivi alla riforma, l’ettarato a bietole è rimasto sostanzialmente stabile, sia pure con alcune oscillazioni (1,4/1,6 milioni di ha), e con esso anche la produzione totale di zucchero.  

La fine del regime delle quote ha contribuito a determinare, nella prima campagna di piena attuazione (2017/18), una produzione eccezionalmente elevata di zucchero nell’Unione, che unita anche alla concomitante situazione di surplus produttivo a livello globale si è tradotta in una prolungata depressione del prezzo dello zucchero sul mercato Ue. Il prezzo medio dello zucchero bianco, a partire da gennaio 2018, si è mantenuto costantemente sotto il prezzo di riferimento (404,40 euro/ton), toccando un minimo di 312 euro a gennaio 2019, per riportarsi sopra i 400 euro/ton solo nel luglio 2021. A queste condizioni, senza il sostegno accoppiato alla bietola (passato da 433 a 741 euro/ha nelle ultime tre campagne) i bieticoltori italiani avrebbero avuto margini lordi per ettaro negativi.  

Resilienza e adattamento
Guardando all’Ue nel suo complesso, lo studio conclude che varie tra le soluzioni volte e prevenire e gestire i rischi produttivi e di mercato hanno confermato la loro efficacia anche nel periodo post-quota, sebbene in molti casi si tratti di strumenti tuttora scarsamente diffusi.

Un ruolo cruciale è stato giocato dalla diversificazione produttiva e dall’innovazione (anche attraverso forme di cooperazione tra imprese, ed avvalendosi dell’importante sostegno finanziario dell’Ue alla ricerca applicata), ma anche dalla capacità degli operatori di esplorare nuove ed innovative forme contrattuali. In merito alle misure Ue di gestione delle crisi di mercato - di fatto non utilizzate per lo zucchero nel periodo post-quota e sulla cui efficacia teorica la Commissione e gli operatori della filiera hanno visioni altamente divergenti - lo studio osserva come eventuali aggiustamenti dei meccanismi d’azione non possano prescindere dall’orientamento al mercato della Pac

"Lo studio ha evidenziato chiaramente, tra le altre cose, come le strategie di adattamento e gli strumenti di gestione del rischio non possano comunque sopperire a svantaggi competitivi di natura strutturale, il cui superamento richiede interventi mirati e radicali", spiega Enrica Gentile, Project Manager dello studio e Ceo di Areté. "Decisivo in tal senso il ruolo giocato dagli aiuti accoppiati alla bietola (nei Paesi in cui vengono concessi) e dagli altri pagamenti diretti nel migliorare la resilienza dei bieticoltori Ue".

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