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Filiera agroalimentare, non si arresta la volata dei prezzi

22/04/2022

Enrica Gentile, ceo di Areté, la società bolognese di analisi economica e consulenza specializzata nell'agrobusiness
Enrica Gentile, ceo di Areté, la società bolognese di analisi economica e consulenza specializzata nell'agrobusiness

A due mesi dall'inizio della guerra in Ucraina non si arresta la volata dei prezzi agricoli. Ne parliamo in esclusiva con Enrica Gentile, ceo di Areté. Areté è una società bolognese di analisi economica e consulenza specializzata nell'agrobusiness.

I prezzi delle materie prime agricole dopo l'inizio della guerra in Ucraina sono letteralmente esplosi. Qual è la situazione in questo momento?
"I rialzi, che per molte commodity si erano innescati già nel corso del 2021 per fattori indipendenti dal conflitto, si sono estesi ed amplificati a seguito dell’invasione russa sull’Ucraina. Il primo driver in questo senso è stato l’aggravarsi della crisi energetica tra fine febbraio ed inizio aprile, anche per effetto delle sanzioni occidentali, con balzi di oltre il 20% per il petrolio e intorno al +60% per il gas naturale. I rincari si stanno avvertendo praticamente su tutti i mercati agroalimentari, anche se le più colpite sono naturalmente le materie prime più energivore. Spiccano quelle di origine animale, già aggravate dai prezzi dei mangimi ancora alle stelle per l’ammanco di mais, frumento, orzo e girasole a causa dell’interruzione dei flussi commerciali con Russia e Ucraina. I prezzi del latte spot intero nazionale sono a +10% dallo scoppio della guerra ma in realtà ad oltre il 60% in più rispetto a un anno fa. Le basse consegne di latte non danno respiro alle trasformazioni, ancora più dipendenti dagli energetici e in difficoltà anche per i rallentamenti sulla forza lavoro legati alla pandemia. Gli stock sono a livelli critici e le quotazioni di polveri, formaggio e burro in Germania hanno già superato i record storici. Rialzi importanti si vedono anche sulla carne, con aumenti a doppia cifra negli ultimi 12 mesi, e sulle uova, ai massimi dal 2017, complice anche l’aviaria".

Quanto va meglio per le produzioni vegetali rispetto a quelle animali?
"I rialzi ci sono ovunque. Lo zucchero è un altro mercato altamente energivoro, che di fatto nell’UE ha visto aumenti vertiginosi con quotazioni oltre gli 800 €/ton per il prodotto consegnato in Italia, a fronte dei 630 €/ton circa che erano quotati prima della guerra. Pesa il mercato interno Ue in forte tensione, con un conseguente fabbisogno di importazione che appesantisce i prezzi anche per effetto dei dazi all’import e dei costi di trasporto e trasformazione in aumento esponenziale. La situazione è complessa anche per cereali ed oli vegetali, dove il problema maggiore restano il blocco dei flussi da Russia e Ucraina e le previsioni di produzione in forte calo per l’Ucraina su mais e girasole a seguito delle ovvie difficoltà di semina. A ciò si aggiunge il meteo, che anche quest’anno sta facendo la sua parte aggravando la situazione in aree produttive chiave come il Nord America, dove il protrarsi della siccità rischia di compromettere le rese soprattutto di frumento. Sempre in Usa, preoccupa il calo delle superfici a mais, in parte sostituite dalla soia, meno energivora. Aumenti si registrano anche sul caffè – le cui quotazioni si erano inizialmente ridotte per effetto dei timori di un rallentamento della domanda, ma sono già tornate a salire – e sul cacao, ma rischi di tensioni si intravedono anche su alcuni mercati della frutta secca, tra cui mandorle e nocciole. E a tutto questo dovremmo aggiungere i problemi sul packaging, con alluminio, carta e plastica in forte tensione...".

In che modo sta reagendo la filiera agroalimentare? E quella emiliana, ammesso che abbia senso parlarne in modo compartimentato?
"La filiera si sta adattando, dove possibile e nei limiti in cui questo è possibile, ovvero ricorrendo a sostituzioni di materie prime - è il caso dell'olio di palma che è tornato in campo a sopperire parte dell’ammanco di girasole, ma i cui prezzi sono comunque schizzati in alto trascinati proprio dall’effetto sostituzione - comprimendo i margini e ritoccando, sempre dove possibile, i prezzi di vendita. Tuttavia le sostituzioni possibili sono limitate e la possibilità di comprimere i margini o addirittura - come pure sta accadendo in alcuni casi - di lavorare con margini negativi pur di non fermare gli impianti e mantenere il posizionamento sugli scaffali, è praticabile solo per imprese finanziariamente molto solide, e comunque per tempi limitati. Quanto al tema territoriale, si tratta nella quasi totalità dei casi di mercati globali: il problema non è regionale e neppure nazionale, ma almeno europeo e in molti casi mondiale".

Sul fronte energetico l'Europa prova a risolvere i suoi problemi diversificando le fonti di approvvigionamento. Parlando invece di materie prime, la soluzione non pare così a portata di mano.
"Il riadattamento delle filiere agroalimentari richiede tempo. Degli aggiustamenti sono già in atto. La politica è intervenuta con delle deroghe rispetto alle norme comunitarie in materia di terreni a riposo e greening, e confidiamo che quest’attenzione sia estesa nel tempo ed eventualmente allargata anche ad altre misure che possano favorire l’innalzamento della produzione interna dell’UE nel breve e negli anni a venire. L’agricoltura da parte sua sta rispondendo, sia riadattando le previsioni di semina in funzione dei mercati, sia utilizzando la flessibilità fornita dalle deroghe di cui sopra già con le semine primaverili, ovunque possibile. Il resto lo farà il mercato. In parte le filiere si riaccorceranno, in parte si ridisegneranno per approvvigionarsi su mercati in parte nuovi rispetto a quelli di qualche mese fa".

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