Un momento di confronto per fare il punto sul territorio
emiliano, con le sue tante realtà virtuose e imprese che si contraddistinguono
per prodotti sempre più unici e innovativi. Carlo Bonomi, presidente di
Confindustria, è stato intervistato da da Giampaolo Colletti, collaboratore del Sole24Ore e direttore di StartupItalia. E le sue parole non
hanno lasciato indifferente la platea degli imprenditori di Farete 2023.
Sostenibilità. "La sostenibilità ambientale non può
prescindere da quella sociale ed economica. È un percorso ineludibile, ma
attenzione a non farne una battaglia ideologica staccata dalla realtà. Dobbiamo
diventare più bravi a raccontare quello che già da decenni nei nostri impianti
produttivi facciamo. Ricordiamoci tutti che, come sistema Paese, siamo secondi
al mondo per il riciclo dei rifiuti industriali”.
Internazionalizzazione. “Con oltre 600 miliardi di
esportazioni è di tutta evidenza che l’export sia la vera spina dorsale della
nostra economia. Oggi quando si parla di internazionalizzazione non si può però
prescindere dalla ridefinizione delle catene di fornitura: c’è la necessità di
cercare nel mondo nuovi player strategici. La guerra in Ucraina e altre
tempeste mondiali hanno dimostrato la necessità di un nuovo modello di sviluppo.
Ma per rimanere competitivi abbiamo bisogno di investire. Investire per agganciare
la transizione ambientale, energetica e tecnologica. Senza manifattura non c’è
Italia e non c’è Europa”.
Infrastrutture. “L’affaire Monte Bianco evidenzia in
modo plastico un problema atavico di questo Paese: le infrastrutture. In
mancanza di connessioni le nostre imprese non lavorano, senza lavoro non cresce
il Paese e non cresce il benessere della nostra società. L’Emilia-Romagna, nel
suo funzionamento, al netto delle tare del sistema Paese, è un esempio virtuoso
per tutti noi imprenditori. Ognuno di noi ha molto da imparare dal complessivo modello
di sviluppo di questa regione”.
P come produttività. “In Italia il vocabolario si
sfoglia dalla lettera A alla lettera O. Peccato che alla lettera P ci sia il
tema nient’affatto banale della produttività. Questo Paese non ha una politica
industriale degna di questo nome capace di mettere al centro proprio la produttività.
La manifattura italiana è quella che in assoluto, a livello europeo, ha riconosciuto
aumenti salariali più alti pur in presenza di incrementi percentuali del Mol
più bassi. Chiedete ai colleghi francesi, tedeschi e spagnoli come sono andate
le cose per loro…”.
Formazione e Pnrr. “Il Pnrr è una grande opportunità se
qualcosa si smuoverà anche e soprattutto nel mondo della scuola e della formazione.
Abbiamo purtroppo un sistema formativo ancorato al Novecento. Oggi dovremmo avere
il coraggio di rimettere nel perimetro delle fabbriche la scuola e fare di tutto
per diventare nei confronti dei nostri ragazzi più attrattivi”.
Una presidenza fatta
di orgoglio. “Questi quattro anni sono volati e devo dire che il tempo di annoiarmi
non l’ho avuto. Lasciatemi dire che vado orgoglioso di quello che i miei
colleghi fanno ogni giorno nelle loro aziende. Come durante la pandemia, quando
7mila imprese hanno messo a disposizione spazi e stabilimenti per la campagna
vaccinale. Senso di appartenenza e orgoglio, le due parole chiave della mia
avventura confindustriale”.