Il 2023 è stato l’anno dei record in termini di fatturato,
utile e numero dei dipendenti. Il 2024 sarà quello della conferma nelle
prospettive di consolidamento e crescita. E il prossimo, il 2025, l’anno dell’anniversario
da immortalare: 25 anni di attività.
Agli albori del brokeraggio tecnologico, quando nei primi
anni Duemila, almeno in Italia, era soltanto un modello consulenziale intrigante
ma ancora da testare e far decollare, si colloca Crit. Per scandagliare i
segreti di questa piccola gemma della consulenza nata a Vignola, alle porte di
Modena, ma nutrita dalle migliori eccellenze manifatturiere da tutta l’Emilia e
non solo, abbiamo incontrato, nel quartier generale di via Confine 2310, il
direttore generale Marco Baracchi.
Marco Baracchi, in Crit dalla posa della prima pietra.
“Sì, appartengo al nucleo fondativo della società, se così
possiamo dire. Arrivo in Crit dopo una laurea in Ingegneria informatica,
un’esperienza in Tetra Pak e due anni in Bper Banca. In prima battuta assumo il
ruolo di Tecnology & Innovation Advisor, poi divento il responsabile di
tutti i servizi di Innovazione collaborativa, quindi responsabile
dell’organizzazione delle risorse per il raggiungimento dei risultati di
produzione e, oggi, ultimo step, sono il direttore generale dell’intera
struttura”.
Brokeraggio tecnologico ante litteram, dunque, quando
parliamo di Crit.
“Partiamo dal presupposto che l’innovazione si crea sia
all’interno delle università e dei centri di ricerca che di imprese
particolarmente illuminate. Noi non produciamo
internamente tecnologia, non nasciamo con questo obiettivo, ma ci pregiamo di avere antenne sul territorio e nel
mondo capaci di captarla e trasferirla. Da sempre. E
posso assicurare che nei primi anni Duemila non era una passeggiata fare scouting
tecnologico”.
In che senso?
“Pur avendo alle spalle, in qualità di soci, 14 aziende che
tra Modena e Bologna non avevano certo bisogno di presentazioni, e personalità
del mondo imprenditoriale come l’allora presidente dell’Unione industriale di
Modena, Luca Cordero di Montezemolo, il primo direttore Antonio Rossi, ex Tetra
Pak, e l’ex amministratore delegato di Cnh Italia, nonché attuale presidente di
Crit, Federico Corradini, dovevamo fare i conti con una realtà di contatti e
partnership locali e transnazionali tutta da costruire. Oggi è diverso, diciamo
che la Rete aiuta, connette, impreziosisce e fluidifica il lavoro sul campo”.
In ordine rigorosamente alfabetico, chi furono i mitici
soci fondatori?
“Un gruppo di imprese meccaniche medio-grandi: Beghelli,
Carpigiani, Cnh Industrial, Datalogic, Ducati Energia, Ferrari, Gd, Fabbri
Group, Ima, Itm, Rossi, Selcom Group, System e Tetra Pak. E aggiungo: si
trattava di una compagine divisa esattamente a metà tra le province di Modena e
Bologna”
Poi come si allarga la compagine societaria?
“Nel 2002 si aggiungono Cineca e Cms, nel 2005 Sacmi, nel
2007 Hydrocontrol, nel 2008 Cefla, Caprari, Scm Group, Technogym e Wamgroup.
Nel 2009 Sitma, nel 2011 Alstom e Corghi, e poi ancora Calzoni, Ferretti Group,
Cln Group fino ad arrivare a maggio 2024 e all’entrata dell’ultimo socio, Fedegari
Group di Pavia”.
Una fotografia di Crit oggi.
“Ai nostri servizi core, lo scouting tecnologico e
l’Innovazione collaborativa, esclusivamente per le aziende socie con tavoli di
lavoro e seminari, abbiamo aggiunto lo Sviluppo dell’innovazione, tramite assessment
tecnologico, consulenza sulla transizione digitale e accelerazione di startup,
e un’area dedicata ai Finanziamenti per Ricerca e sviluppo, con una particolare
attenzione ai bandi europei”.
Il momento più duro?
“Quello legato alla pandemia. Chi come noi fa del networking la sua
principale ragion d’essere si è trovato in gravi ambasce. Crit è
tradizionalmente uno spazio di interazione, che permette ai soci, o alle organizzazioni
esterne a cui viene concesso di partecipare agli eventi, penso ad esempio al
network dei Fornitori accreditati, di scambiare informazioni, di fare attività
insieme. Ritrovarsi con cadenza regolare è un tratto fondamentale del nostro
modello di business”.
Un progetto che vi inorgoglisce.
“Senz’ombra di dubbio l’accelerazione delle startup legate
all’automotive italiano. Dal 2020 siamo in prima linea nel finanziamento delle giovani
realtà innovative, grazie alla gestione, insieme a PlugAndPlay, del Motor
Valley Accelerator. Il Motor Valley Accelerator, con sede a Modena, è il primo
progetto lanciato nel quadro del fondo acceleratori di Cdp Venture Capital e
vede come finanziatori, con 20 milioni di euro, proprio Cdp, la Fondazione di
Modena e PlugAndPlay. L’acceleratore ha ottenuto il sostegno di imprese come
Dallara, Ferrari, Hpe Coxa, Marelli, Omr, Sabelt, STMicroelectronics e
UnipolSai. Qualcosa di cui andare fieri, insomma”.
Nel 2025 i 25 anni di attività...
“Sì, è un anniversario che ci gratifica e ci onora. Abbiamo
in programma qualcosa di importante ma è ancora presto per svelare i
particolari. Bando agli spoiler”.