Nato in Cina ma cittadino statunitense, il professor Yasheng Huang è un osservatore molto attento della Cina di Xi Jinping. Ha risposto a una serie di domande del giornalista Federico Fubini, durante l'assemblea di Confindustria Emilia.
Come vede le politiche dell’amministrazione Trump e quali ripercussioni hanno sulla Cina.
“Possiamo dire che stanno andando a vantaggio della Cina, perché diversi paesi si stanno riavvicinando come non lo erano mai stati. Un esempio, all’ultimo vertice che si è tenuto in Cina, i nuovi rapporti diplomatici tra Cina e India. Inoltre, anche Canada, Europa, Messico e altri paesi si stanno avvicinando sempre di più, come risposta all’aggressività statunitense. Questo però può essere uno sviluppo pericoloso nell’economia e politica globale, senza considerare le complicazioni che potrebbero sorgere da ulteriori divisioni tra oriente e occidente. Soprattutto le divisioni tra paesi occidentali, e ancora più quelle tra democrazie e paesi autoritari, non si erano mai viste: è una situazione del tutto nuova per l’Occidente e una sfida, soprattutto alla luce dell’autocrazia che sta prendendo piede negli Stati Uniti".
I dati cinesi mostrano un calo delle importazioni, mentre le esportazioni sono in aumento: +6-7% rispetto al mondo malgrado il calo nel confronti degli Usa. La Cina esporta sempre di più verso l’Europa e gli altri paesi asiatici e dell’Asian. Cosa sta succedendo?
"Oggi la Cina rappresenta dal 30 al 35% della capacità produttiva mondiale e l’11% rispetto all’economia mondiale ed è avanzata come economia produttiva grazie a un settore manifatturiero fortissimo. Ma i consumi sono piuttosto limitati. Lo si è notato meno, perché le dimensioni dell’economia erano minori e inoltre c’è stata una forte crescita dopo la fine della guerra fredda, con l’avvento della globalizzazione le importazioni cinesi erano aumentate.
La Cina si è aperta agli investimenti stranieri, e aziende tedesche, giapponesi, di Taiwan sono arrivate nel paese. Ma in questi ultimi anni questi investimenti stranieri sono calati. Oggi, quando le aziende straniere investono in Cina di solito cercano di importare componenti, macchinari, attrezzature dai loro fornitori abituali. E quindi, queste sembrano agli occhi del mondo importazioni cinesi, ma, se la quota di questi investimenti stranieri diretti cala allora anche le importazioni di questi componenti e beni calerà.
Un altro elemento da considerare è questo: oggi ci sono aziende tedesche che stanno subendo una concorrenza spietata da parte delle aziende cinesi e quindi non c’è solo un calo delle importazioni dal resto del mondo ma c’è anche una concorrenza sempre crescente proprio da parte dell’economia cinese stessa, che produce una sorta di involuzione, per così dire. Perché ci sono forti politiche basate sui prezzi e ci sono quindi delle aziende cinesi che sono sempre di più competitive, ma ce ne sono molte altre che sono in perdita.
In generale ci sono vari settori industriali che lottano con una redditività in calo e quindi abbiamo un’economia che ha grandissima capacità produttiva ma la redditività è per pochi. Qual è il futuro di questo tipo di economia in termini commerciali? Il sistema finanziario e quello bancario possono tollerare questa situazione per un po’ di tempo, ma è chiaro che bisogna vedere come evolverà la guerra commerciale".
Pensa che la politica dei dazi di Trump potrebbe davvero generare un fortissimo squilibrio in Cina e creare problemi a Xi Jinping?
"Fino ad ora, in realtà, le scelte di Trump hanno aiutato Xi Jinping. Questa guerra commerciale, con dazi che inizialmente dovevano essere del 25-30% ma poi sono stati aumentati tantissimo su molti prodotti cinesi, è stata usata dal governo cinese per distogliere l’attenzione dai problemi dell’economia. er ora la Cina ha tenuto, ma sono preoccupato dell’impatto nel lungo termine, bisogna vedere come evolverà il modello e se sarà sostenibile.
Ma il governo cinese vede questa guerra commerciale in modo diverso da noi, la vede più come una guerra tecnologica e come se il controllo tecnologico non fosse più appannaggio esclusivo degli Stati Uniti. La Cina ha mostrato apertamente che vuole essere più competitiva e potente dal punto di vista dell’evoluzione tecnologica. Ecco, credo che adesso la strategia riguardi la tecnologia più che l’accesso al mercato; la presenza sul mercato è sicuramente un tema importante, ma la supremazia tecnologica non è in questione".