di Marcello Conti
Incontriamo Paolo Saini
di fronte al castello Estense. Ci indica la Colubrina: "È una riproduzione di
una vecchia arma degli Estensi", spiega. "Un'arma che era tra le più grandi
all'epoca in Italia. È stata ricostruita e donata alla città nel 1985
dall’associazione industriali. Oggi portiamo avanti questa tradizione dando
come omaggio al vincitore del Riconoscimento Granzotto una Colubrina
d’argento".
Paolo Saini è un imprenditore
ferrarese ed è vice presidente della Fondazione Premio Estense. Lo abbiamo
incontrato per parlare del premio e del Granzotto.
Che cosa rappresenta la Colubrina
per Ferrara?
"Simboleggia l'importanza
che avevano gli Estensi nel campo delle armi. Rimanda, dunque, a una delle prime grandi imprese che ci sono state qui. È stata voluta,
quindi, anche per dare valore all'imprenditoria locale".
E poi è diventata anche il
premio che si conferisce al vincitore del Riconoscimento Granzotto…
"Esatto. Il riconoscimento è
nato come celebrazione di Gianni Granzotto. Un grande giornalista che ha
presieduto per vent'anni il Premio Estense contribuendo a dargli un'importanza
a livello nazionale. E soprattutto gli ha conferito uno stile, un'eleganza che
poi ha rappresentato sempre il motivo conduttore di tutte le edizioni. Dal 1985
Il Riconoscimento Granzotto viene conferito a un personaggio vivente, un
giornalista, che si è distinto per il suo stile e per essere stato super-partes
nel suo modo di proporsi e di interpretare il racconto giornalistico".
Il Premio Estense esiste ormai
da più di mezzo secolo. Qual è la sua importanza storica?
"Tra le altre cose l’Estense è un po' come se avesse anticipato i talk show che vanno in onda quasi
tutte le sere sulle reti nazionali. Voler mettere insieme i giornalisti
su uno stesso palcoscenico, farli confrontare sui temi che loro stessi hanno
promosso all'interno dei loro libri, svilupparne un dibattito… tutto questo è sempre
stato una chiave di lettura del nostro premio".
E oggi?
"Nel 2020, a
seguito della pandemia, il premio ha rischiato, per la prima volta nella
sua storia, di saltare un’edizione. Ma fortunatamente, grazie all'impegno della
Fondazione e del suo presidente, da un momento critico è nato qualcosa di
positivo. Ci siamo reinventati. C'è stata la svolta sui social. C'è
stata una generale modernizzazione del premio. Non che l’Estense
ne avesse bisogno: nel senso che è un premio che anche nella sua storicità, nella
sua quasi staticità, ha saputo trovare la propria forza vitale e vincente. Ma
sicuramente saper cogliere le opportunità moderne e saper sviluppare, nei momenti
di crisi, quelle che possono essere le occasioni date dal momento, ha
contribuito a generare una nuova crescita e forse a dare quello sviluppo,
quell'impulso che un domani ci porteranno ancora di più a essere presenti a
livello nazionale".
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