L’Emilia-Romagna, come ci ricorda Unioncamere, è una delle
regioni italiane con il maggiore potenziale economico, con Bologna (che da sola
vale il 26% del Pil regionale), Modena e Ferrara che rappresentano una delle
aree emiliano-romagnole economicamente più forti.
Proprio dello sviluppo e della attrattività di questi tre
territori si è parlato durante la quinta assemblea annuale di Ance Emilia,
tenutasi nella terza giornata del Saie a Bolognafiere.
Per l’occasione è stata presentata la ricerca di Cresme
in collaborazione con Ance Emilia: “Area Emilia Centro 2040. Attrattività,
competitività e sviluppo dei territori di Bologna, Modena e Ferrara.
Dimensioni, caratteri e dinamiche del mercato delle costruzioni, delle opere
pubbliche dell’immobiliare a livello territoriale”.
Ance Emilia, nata nel 2019 dalla fusione di Ance Bologna, Ance
Ferrara e Ance Modena, è la prima associazione di costruttori del sistema
confindustriale regionale e raggruppa circa 400 imprese.
Secondo la ricerca, la sola area territoriale delle tre
province di Bologna, Modena e Ferrara, con una popolazione di circa 2 milioni
di abitanti, ha un valore economico di circa 73 miliardi di euro,
corrispondenti a circa il 4,5% della ricchezza complessiva prodotta nel
territorio italiano.
Per quanto riguarda il settore delle costruzioni,
nell’area di Emilia Centro gli investimenti nel comparto sono pari a poco più
di 9 miliardi di euro, che rappresentano il 44% del totale regionale e il 4%
del totale nazionale.
Bologna, Modena e Ferrara sono realtà territoriali dinamiche,
in cui coesistono poli manifatturieri e produttivi avanzati e centri
universitari di eccellenza. A ciò si aggiunge il fattore turismo, che crea
conseguentemente nuovi paradigmi di convivenza e porta a un ripensamento delle
città e delle relative esigenze abitative. La rigenerazione urbana è stata il
focus principale della tavola rotonda a cui hanno partecipato, oltre a Leonardo Fornaciari, presidente
di Ance Emilia, Raffaele Laudani, assessore all’Urbanistica del Comune di
Bologna, Laura Lieto, vicensindaco e assessore all’Urbanistica del Comune di
Napoli e Maurizio Veloccia, assessore all’Urbanistica del Comune di Roma.
“Vi è grande attesa per i lavori attualmente in corso in
Parlamento sul nuovo testo di legge della rigenerazione urbana. In passato,
sono stati ben 76, in 26 anni, i tentativi falliti per avere una nuova legge
urbanistica. Dalla nostra tavola rotonda qui al Saie è emerso con chiarezza che
il tema della rigenerazione urbana è più che mai cruciale per il settore delle
costruzioni”, ha affermato Leonardo Fornaciari. “L’Italia è all’ultimo
posto in Europa per numero di nuove abitazioni costruite. Mentre la popolazione
diminuisce, le famiglie crescono e la questione abitativa, in molte città
italiane, è al centro del dibattito. Siamo nel settimo ciclo edilizio dal secondo
Dopoguerra e siamo ormai entrati, da tempo, in quello che viene definito il
primo ciclo dell’ambiente costruito. Il 73% del valore della produzione delle
costruzioni è fatto di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio
esistente. E le nuove direttive europee ci impongono nuovi obiettivi in termini
di performance energetiche per i nostri edifici: performance che si possono
raggiungere solo intervenendo sul patrimonio costruito. Non è più possibile
rinviare una legge organica sulla rigenerazione urbana”.
Bologna, Modena e Ferrara, le tre province ricomprese sotto il
cappello di Ance Emilia, condividono in larga parte le stesse tensioni
abitative. “La coesistenza di poli manifatturieri e produttivi avanzati con
centri universitari”, continua con il suo ragionamento Fornaciari, “creano
nuovi paradigmi di convivenza che si muovono tra l’attrazione di nuovi studenti
e di cervelli in città, tra le ambizioni di crescita e di inserimento nel
sistema industriale e produttivo e tra le esigenze del turismo e del commercio
locale”.
È evidente che gli affitti brevi “rubano il campo alla
residenza stabile, mentre si prova a dare risposta a queste tensioni,
rivolgendo giustamente il pensiero alle cosiddette fasce grigie e alla
promozione di edilizia Ers”.
Al contempo, conclude il presidente di Ance Emilia, “si è di
fronte alla amara constatazione che né gli studenti, né le fasce grigie, ma
nemmeno altre fasce di popolazione più abbienti trovano una casa adatta alle
loro esigenze. È evidente che il problema di fondo è uno stock di offerta
abitativa insufficiente, a tutti i livelli. Ben venga, dunque, sperando che sia
la volta buona, una legge nazionale che dia spinta alla rigenerazione urbana.
Ma per non rischiare che resti lettera morta, sarà assolutamente necessario
accompagnarla con premialità per chi rigenera, con incentivi e agevolazioni
fiscali. Se lo Stato non mette una dote finanziaria adeguata, la rigenerazione
urbana delle nostre città non decollerà”.