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Orsini: rimettiamo l’impresa al centro, per ridare forza al Paese

03/09/2025

Federico Fubini, inviato e editorialista del Corriere della Sera, dialoga con il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, sul palco di FARETE 2025
Federico Fubini, inviato e editorialista del Corriere della Sera, dialoga con il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, sul palco di FARETE 2025
Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini interviene all'assemblea di Confindustria Emilia
Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini interviene all'assemblea di Confindustria Emilia

Dopo la relazione del presidente di Confindustria Emilia Sonia Bonfiglioli e il focus sull'economia asiatica, attraverso l'intervista che Federico Fubini, inviato e editorialista del Corriere della Sera, ha fatto al professor Yasheng Huang, l'ultimo appuntamento sul palco di FARETE 2025 ha visto Fubini dialogare con il presidente di Confindustria Emanuele Orsini. Di seguito una sintesi del suo intervento.

Il flebile ruolo dell’Europa
Mi riallaccio a Sonia Bonfiglioli che, nella sua originale e centratissima relazione, ha fatto un appunto corretto sul ruolo dell’Unione Europea in questo momento di grande difficoltà. Non c’è dubbio che “tra Stati Uniti e Cina l'Europa è evaporata". Purtroppo, non riusciamo nemmeno a essere attrattivi per i capitali che vogliono venire qui. La precedente Commissione europea non ha messo al centro l'industria. Abbiamo distrutto un settore, quello dell'automotive, che in Italia vale 70.000 lavoratori. Serve un piano industriale europeo che metta al centro l'industria. L'Europa deve tenere le proprie aziende e non fare di tutto per mandarle andare via, cosa che succede se la ricerca e sviluppo in Europa non è incentivata. Noi chiediamo di mantenere le industrie italiane ed europee nei nostri paesi Dobbiamo saper attrarre gli investimenti. Per farlo, Europa e Bce devono per forza scegliere una politica di attrazione, dove mettere al centro dell'agenda quello che serve per far crescere l'Europa. Parliamo da diversi mesi di mancanza di incremento della produttività nel nostro Paese. Se vogliamo rendere competitive le nostre imprese abbiamo bisogno di farle crescere. Per essere attrattivi bisogna sapere attirare capitali e quindi, con una moneta al momento così forte in Europa, bisogna emettere degli Eurobond e utilizzarli per fare operazioni che, in continuità con il Pnrr, migliorino le infrastrutture e la tenuta dell'industria. Il problema è che per ottenere risultati serve un'Europa che sa dove vuole andare, mentre io ho il dubbio che, in questo momento, l'Europa non abbia le idee chiare.  

Il costo dell’energia in Italia

Il costo dell'energia in questo Paese è insostenibile perché, quando lo paghiamo 4-5 volte in più verso gli Stati Uniti e lo paghiamo il 30-60% in più di alcuni Paesi europei è ovvio che diventa un problema, per le aziende energivore in primis ma poi per tutta l’industria. L'inverno sta arrivando e purtroppo il costo del gas aumenta: sappiamo benissimo che il costo dell'energia è legato per 2,5 volte al costo del gas. Abbiamo proposto il disaccoppiamento che finalmente è entrato nel 'vocabolario' del governo: ci fa piacere, ma si faccia presto. Sull'idroelettrico, abbiamo chiesto che una parte del disaccoppiamento delle concessioni che dovranno essere rinnovate venga dato a un costo sostenibile all'impresa. Non ci possono essere divisioni politiche quando è in discussione la strategia di competitività. Quali sono le nuove tecnologie per fare energia a costo basso? Certamente le rinnovabili, ma poi gli impianti vengono bloccati continuamente, e questa è una cosa che deve essere cambiata. Nel frattempo, gli altri vanno e noi stiamo fermi e non riusciamo a superare tutti i gap che abbiamo. Il futuro vero? Rinnovabili e microreattori, però è indispensabile che si smetta di litigarsi, su fronti politici opposti, su scelte determinanti per il bene del Paese  

Dateci una politica industriale

Credo che la crescita di questo Paese non si faccia migliorando l'Irpef di parte dei nostri lavoratori. Certamente, il tema dei salari è sempre stato per noi un punto importante, ma occorre essere chiari, non lo si incrementa facendo un taglio dell'Irpef ma facendo, ad esempio, i contratti di produttività. All'Italia servono scelte che abbiano come tema vero quello dell'industria, combattendo i contratti pirata. Se le imprese avranno un reddito maggiore, saranno loro a distribuire ricchezza. Serve mettere al centro l'industria: come Confindustria, abbiamo chiesto misure per otto miliardi per sostenere l'impresa ed è intuitivo che si tratta di un investimento, perché ciò che viene dato all’impresa torna allo Stato con l’Iva ma soprattutto con il gettito che generano queste imprese e, non ultimo, con le assunzioni e lo sviluppo della comunità.

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