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Interviste

Quando Bruno Pasquini entrò per la prima volta nella sede della Marchi Impianti aveva solo 14 anni e il diploma di terza media in tasca. L'azienda era formata da due persone, Mauro Marchi e Giuseppe Ballandi. Sono diventato socio a 21 anni. Quando qualche anno dopo Ballandi lasciò l'azienda, Marchi mi propose di aggiungere il mio nome alla ragione sociale. Non volli: 'Sono cresciuto qui’, dissi, ‘per tutti i clienti sono già parte di quest'azienda'. È ancora così”. E Il futuro di Marchi Impianti? “È dei giovani. Ne abbiamo molti in azienda, e negli uffici. E ci parliamo spesso. Il miracolo è che noi non abbiamo paura di chiedere il loro parere, e loro non hanno paura di dirci cosa secondo andrebbe cambiato. È questa la benzina che dopo tutti questi anni ci permette di andare ancora così veloci”.

La storia di Alessandro Lupi, quarant’anni fa, non sarebbe affatto finita sui giornali. Il dipendente di un’azienda con la voglia di mettersi in gioco in prima persona, una banca pronta a fare credito e il vecchio titolare di un’azienda desideroso di passare la mano... sono nate così, tra gli anni ’70 e ’80, gran parte delle storie industriali di successo emiliane.

Il panorama montano che si ammira dallo stabilimento della Metalcastello, azienda di ingranaggi di Castel di Casio, fa bene agli occhi ma non certo al business. Se ne lamenta spesso l'ad Stefano Scutigliani. Poi, però, se gli si chiede perché non trasferire tutto, risponde con un sorriso: “Metalcastello non può esistere che qui”. «C'entrano i montanari, nostri dipendenti. Il segreto è un turnover molto basso e graduale, che lasci il tempo alla conoscenza di essere trasmessa. Ma neanche questa ricetta funziona se non la si mescola con il territorio. Abbiamo persone che vivono qui, che conoscono le persone con cui lavorano, che amano ciò che fanno, ci mettono passione, con un attaccamento alla maglia che gli fa rifiutare altre offerte».

Creatività unita ad uno sguardo lungimirante verso il futuro. Si potrebbe sintetizzare con questi due concetti l'azienda di moda Daniela Dallavalle Spa, nata alla fine degli anni Ottanta nel distretto carpigiano e oggi proiettata nel mondo dopo aver compiuto una evoluzione nella scelta della sede e nelle linee di prodotto. L'azienda, guidata dalla stilista Daniela Dallavalle e dal marito Giuliano Cavaletti, esporta in oltre 40 Paesi nel mondo ma resta saldamente radicata a Carpi.

Lo sviluppo della fabbrica intelligente arriva grazie alla spinta sia dell’Iot che dei big data, dando una nuova interpretazione e un nuovo significato al rapporto uomo-macchina. Di tecnologie e soluzioni predittive l'Industria 4.0 non potrà mai farne a meno. Di questo e tanto altro si parlerà mercoledì 21 marzo in Sacmi nel corso di un convegno a cui prenderà parte anche la società Iconsulting. Per entrare nel cuore del tema Farenews ha chiesto lumi a Gildo Bosi (Sacmi) e a Flavio Venturini (Iconsulting).

Ci sono due atti di coraggio nella vita della Colorlac, l’azienda che produce la materia prima che serve per fare le vernici. Il primo è quando nel 1988 Ottavio Maltoni, tecnico di un'industria del settore, decide di mettersi in proprio, in un capannone di Toscanella. Il secondo è quando suo figlio Gabriele, fresco di laurea in chimica industriale, entra in azienda e si inventa anche ingegnere, per realizzare da sé i laboratori di sintesi che usava all'università. 

Era il 1954 quando a Modena Renzo Bompani fondò la Smalteria Metallurgica Ghirlandina. Un'azienda che presto, sfruttando il boom economico, divenne tra le principali produttrici di elettrodomestici. Poi, dopo aver toccato l'apice, arrivano i primi periodi di crisi, che lentamente ma progressivamente portarono a un bivio: vendere o liquidare tutto. È qui che comincia la favola di Enrico Vento, allora manager dell'azienda, oggi amministratore delegato di Bompani Elettrodomestici. “Nel 2013 ero manager alla Bompani e decisi di rilevare l'azienda. Serviva un'idea per rilanciarla. Dopo aver consolidato i mercati in cui eravamo più forti (Dubai e Qatar) abbiamo giocato la nostra carta: puntare sull’italianità dei nostri prodotti”.

La storia di Coferasta è di quelle belle e tipiche della provincia migliore, fatte di antiche radici, intuizioni, impegno, innovazione, famiglia, professionalità. Dal 1965, il tutto nel segno della frutta. La morte del padre Gualtiero nel 1980 ha catapultato Alessandro Ludergnani, in azienda, dove ha sperimentato tutte le funzioni, fino ad assumere la carica più importante, quella di massimo esponente e azionista. La sede è ristrutturata ma i due grandi, tradizionali orologi emblemi dell'azienda sono ancora nell'ingresso. “Rappresentano le origini e la continuità. Mi ricordano la nascita dell'azienda: l'idea venne a mio padre osservando le aste in Olanda negli anni '60. Un passato glorioso che ha trovato un'evidente conferma nei nostri punti di forza: la rapidità dei tempi tra la raccolta della frutta, l'assegnazione e la consegna".

I tappi a corona sono un brevetto statunitense e oggi l'unica azienda a produrli negli Usa è italiana. Anzi, bolognese. La Ditta Angelo Pelliconi, oggi Pelliconi Spa, è nata nel '39 da un piccolo produttore di minuteria metallica che un giorno vide un tappo su una bottiglia americana e volle rifarlo. Marco Checchi, amministratore delegato, terza generazione della famiglia Pelliconi in azienda: fu davvero così facile? «Non troppo, se considera che un acciaio così sottile per farne tappi in Italia a quei tempi era irreperibile». La rimonta oggi è definitiva: siete leader mondiali. Com'è successo? «Abbiamo avuto il vantaggio di avere tanti piccoli clienti fidelizzati, divenuti poi molto importanti con la concentrazione del settore beverage. E çredo che i clienti da sempre apprezzino di noi soprattutto l’affidabilità e  la capacità di innovazione».

«Perché non trasformiamo i rifiuti in bellezza?». Racconta di averlo pensato Maria Silvia Pazzi nel 2008, in visita a Napoli in un giorno di festa, nel bel mezzo dell'emergenza rifiuti. Non molti avranno pensato che facesse sul serio. «Ma quel giorno - spiega lei - ho capito che, dopo anni al servizio delle imprese come consulente e degli studenti, come docente di economia, era arrivato il momento di passare dalla teoria alla pratica». La Regenesi produce oggetti di design, accessori di moda e oggetti da ufficio «che vendiamo sul nostro sito, negli e-commerce del lusso, negli shop dei principali musei d'Europa. E in alcuni nostri temporary store. In più molto importanti sono le cose che realizziamo in co-marketing con alcuni marchi noti, come Dainese e Lamborghini».

Sono prodotti a Carpi gli unici macchinari esistenti al mondo per trattamenti oncologici sull'uomo attraverso l'elettroporazione. L'innovazione è targata Igea, azienda nata negli anni Ottanta come spin-off universitario e oggi famosa a livello internazionale soprattutto in ambito oncologico grazie alla creazione della tecnologia Cliniporator. A fondare Igea è stato Ruggero Cadossi insieme alla moglie Donata Marazzi.

«La chiave per attraversare la tempesta della crisi io ce l’avevo. Ma continuavo a dare buoni consigli ad aziende che, non appena giravo l’angolo, ricadevano negli errori di sempre». Così Durim Cillnaku alla fine si è messo in proprio. Partito dall’Albania a 15 anni, poi le superiori a Bari, l’universitàa Bologna, il tirocinio da commercialista, il successo da consulente aziendale, Cillnaku alla fine è diventato imprenditore. Il Gruppo Clima è nato nell’aprile 2017, anche se le radici del progetto risalgono al 2012. Azienda nuova, radici storiche, visto che alla base c’è l’acquisizione e la fusione di due imprese di installazioni e manutenzioni termoidrauliche, la centese Murtas Tecnologie e la bolognese Angelini Service, presenti sui rispettivi mercati da più di mezzo secolo.

È iniziato tutto da un capannone impolverato a Casinalbo, alle porte di Modena, a metà degli anni Sessanta. Oggi la Rcm, azienda specializzata nella produzione di macchine per la pulizia industriale e urbana, ha brillantemente superato il mezzo secolo di storia festeggiato l’anno scorso. Il segreto del successo? «Una famiglia molto unita e un passaggio generazionale che continua a funzionare» spiega Romolo Raimondi, uno dei soci assieme ai fratelli Renzo e Roberto e ai rispettivi figli.

Prima di tutto: non chiamateli acceleratori di startup. Gellify è molte altre cose, chiariscono Fabio Nalucci e Michele Giordani, rispettivamente ad e managing partner della società nata nel 2016 a Casalecchio. «Siamo una piattaforma di innovazione B2B (sta ‘business to business’, ovvero imprese per le imprese e non per i clienti finali, ndr), che nasce per connettere le aziende tradizionali alle startup innovative. Gellify non incuba le startup, le ‘gellifica’, per intenderci».

Si vedono poco ma ci sono, eccome. E si possono trovare quasi in ogni parte del mondo. Stiamo parlando dei laminati in piano prodotti da Vetroresina, una società nata nel 1969, ubicata in un paesino (Masi San Giacomo) non lontano da Ferrara, che cresce e si consolida di anno in anno. Un successo frutto di un mix fra impegno, ricerca, innovazione, sacrificio, grande intelligenza, pazienza e molto altro ancora.

Alberto Vacchi, presidente di Confindustria Emilia Area Centro, presenta sulle pagine del Resto del Carlino la nuova veste del “Premio Mascagni – Imprese che crescono”, che da Bologna si è allargato sul territorio. L’edizione 2018 vedrà partecipare anche le imprese associate delle province di Ferrara e di Modena.
Da febbraio a ottobre, martedì dopo martedì, si succederanno le interviste alle cinquantaquattro imprese sulle pagine locali del Carlino di Bologna, Ferrara e Modena. L’iniziativa si concluderà il 9 novembre con la cerimonia di premiazione e la designazione dell’azienda vincitrice dell’edizione 2018 del Premio Mascagni.