Sono i dettagli a fare la differenza: Vetimec, che progetta e realizza stampi in acciaio, ne può essere considerata a tutti gli effetti specialista. Nel 2017 ha raddoppiato il fatturato del 2009: “Non c’è un segreto”, spiega Anna Maria Finguerra, presidente dell’azienda bolognese. “C’è un gruppo di persone che lavora facendo tesoro degli insegnamenti di chi ha creato quest’azienda e di chi l’ha resa grande. È cambiato il mondo, dagli anni Sessanta a oggi, ed è cambiato anche il nostro prodotto. Dai primi modelli in legno siamo passati a stampi che sono vere sculture informatiche. La partnership con i nostri clienti è strettissima, con loro abbiamo un rapporto di reciproca fiducia: è questo il valore aggiunto”.
Chi ha detto che le migliori aziende del comparto cuoio-pellami debbano essere toscane? La Felìsi (ferrarese doc) è la prova che esistono eccezioni. E che eccezioni. Anna Felloni, la titolare, ha portato l’azienda ai vertici del settore a livello internazionale. Una donna sola al comando, con capacità, coraggio e grinta. E accanto a lei una squadra, due nipoti in particolare, all'altezza. Grazie all'originalità, alla qualità e al gusto unico delle borse e degli accessori ha conquistato vari Paesi del mondo, in particolare il Giappone.
“Quando siamo partiti, il nostro prodotto era innovativo, forse troppo: l'avvio è stato lento, ma ora stiamo raccogliendo i frutti di quel lavoro”: Giovanni Codegoni è il direttore commerciale di Lab Id. L'azienda, del gruppo Ornr, è leader europeo nella produzione e fornitura di tag Rfid (radio frequency identification) e di soluzioni innovative basate su questa tecnologia. “L’identificazione attraverso radiofrequenze è più rapido e preciso del codice a barre: in pratica, un oggetto è accompagnato da un chip che viene 'letto' in questo modo. Esempi? I biglietti per i grandi eventi, la cui validità è spesso riconosciuta in questo modo, o la tecnologia Nfc per il pagamento con lo smartphone, che arriva proprio dalla Rfid. Nei biglietti per i Mondiali in Russia c’è la nostra tecnologia”.
Nello stabilimento della Sitma Machinery di Spilamberto campeggiano due colori: il grigio e il rosso, l’intreccio tra le idee e la passione che spiega come l'azienda abbia potuto reggere l'urto della crisi. Come è nata l’impresa? «Tre soci decisero di investire nel packaging dell’agroalimentare”, spiega l’ad Stefano Nanni. La vera svolta arrivò nel 1970 da un'intuizione, l'esigenza di ricoprire con un film scuro le riviste pornografiche da esporre nelle edicole. Fu il primo passo verso il packaging grafico-editoriale, che portò la Sitma tra i leader mondiali del settore con clienti come 'Time', 'National Geographic', 'Il Sole 24 Ore' e ‘Qn’. Negli ultimi dieci anni, dopo un concordato in continuità, ci siamo riorganizzati, cercando nuove nicchie di mercato, ed abbiamo cambiato l'approccio; ora più manageriale”.
Tante donne in fabbrica alla Knott di Pianoro, molti giovani e un'unica prescrizione: ogni quattro ore al massimo si cambia mansione. A scelta, purché non sia la stessa di prima. È la filosofia industriale di Flaviano Fabbri, 75 anni, fondatore nel l982 della Knott Italia, consociata della multinazionale tedesca leader nel settore dei sistemi frenanti per mezzi speciali. Fabbri ha iniziato come rappresentante in Italia dei prodotti tedeschi, per poi creare a Pianoro la prima consociata estera. “Ho conquistato la loro fiducia. Parlando tedesco, appreso in Germania con un apprendistato della scuola che frequentavo. Mi tornò utile perché mi proposero di lavorare per loro”.
Dall'aceto denso, maggiormente invecchiato, a quello più liquido passando per la glassa ideata nel 2000, con tanto di brevetto europeo, l'azienda Acetum è sempre stata un passo avanti rispetto al mercato. Il settore dell'aceto balsamico nasce intorno agli anni '80 e Acetum registra la sua data di nascita nel '91. “Avevo 22 anni”, racconta Marco Bombarda, amministratore delegato, “quando io e Cesare Mazzetti decidiamo di fare società per produrre a Motta di Cavezzo, dove la mia famiglia aveva acquistato lo stabilimento dell'ex Cantina Sociale, l'aceto balsamico di Modena. Abbiamo saputo interpretare al meglio le esigenze del mercato mondiale e dei consumatori, portando avanti idee innovative sia in termini di presentazione sia di qualità".
Quando la multinazionale francese Somfy, tra il 1996 e il 1997 decise di accaparrarsi la Asa di San Pietro in Casale - motori tubolari per finestre automatiche- e la Mingardi di Zola- attuatori lineari per l'apertura di finestre e altre applicazioni industriali -lo fece nel primo caso per conquistare un temibile concorrente e nel secondo per aprirsi a un mercato nuovo, partendo da un'azienda da 30 anni di storia. Poi arrivò la crisi. “Le due aziende, che nel 2004 avevano vita a Window Automation lndustry, erano già state raggruppate nel nuovo stabilimento Asa di Galliera”, spiega Massimiliano Marzo, direttore generale, “dove abbiamo sede oggi. La proprietà francese stava completando il secondo durissimo piano di ristrutturazione”. “Le persone erano demoralizzate per un futuro che sembrava nerissimo, in cui fare progetti per il futuro appariva molto complicato. Ma fu proprio nel gruppo Somfy che trovammo le risorse per ripartire”.
“La bottega”. La chiama ancora così Antonio Bonacini, presidente della Labanti e Nanni, anche se la sua è ormai un'azienda da 15 milioni di euro e 75 dipendenti. Lo era, effettivamente, quando nacque: una piccola stamperia dalle parti del Pratello, finita poi all'interno del gruppo Fochi. Nel '97 Bonacini, ingegnere meccanico, ha cambiato strada: “Con mio figlio Fabio e un terzo socio, Andrea Fanti, decidemmo di prendere il controllo della Labanti e Nanni e lanciarci in questa avventura. Ci affascinò l'idea di tentare un'avventura imprenditoriale in proprio. Decidemmo di aprirci alla cartotecnica, acquisendo un'azienda del settore e una di confezionamento”. I risultati non arrivarono subito, ma con la crisi del 2007: “La crisi colpì molto in fretta il settore della carta. Ma noi, un attimo prima della bufera, avevamo investito pesantemente sulla cartotecnica, a forte valore aggiunto”.
Cozze e vongole, fasolari e cannolicchi, lumachine e ricci, naturalmente ostriche. Da quasi vent'anni, Effelle pesca arricchisce di questi eccellenti prodotti del mare la tavola e, prima ancora, gli scaffali e quindi le cucine delle famiglie ma anche dei ristoranti di mezza Italia. L'obiettivo numero uno è la qualità. L'azienda ha sede a Bosco Mesola, praticamente sulla Romea, a un tiro di schioppo dal ponte sul Po e dal mare, non lontana dall'antica abbazia di Pomposa. È dunque immersa fra ambiente naturale, storia, arte e cultura, compresa quella popolare ben s'intende. Luca Bergamini è il presidente della società, nata all'alba del nuovo secolo e composta da sei soci; ma è sostanzialmente un'impresa familiare costituita dai due famiglie: i Bergamini e i Costantini.
Tenenga nasce da una cena tra amici. Al tavolo Ubaldo Montanari, da 40 anni nel settore dell'identificazione automatica, prima da dipendente poi in proprio. Stesse storie quelle degli altri, ognuno in un settore limitrofo, la cosiddetta filiera. “Tutti noi, nel nostro piccolo, lottiamo corpo a corpo con le multinazionali. Ci siamo messi 'accordo tra noi, per offrire un servizio chiavi in mano, potendo contare sui pezzettini degli altri amici. E allo stesso tempo siamo in grado di offrire un servizio molto più ampio dei singoli, grazie a una serie di risorse e competenze che una piccola azienda non può coprire. E siamo flessibili come una multinazionale non saprà mai essere.
Pioniere a 20 anni nella costruzione di macchine serigrafiche per la decorazione delle piastrelle, nel 2000 è stato il primo a intuire che il mondo avrebbe richiesto le grandi lastre per dare vita ad applicazioni di utilizzo inedite per il settore della ceramica. Il segreto di Franco Stefani, fondatore nel 1970 e presidente del Gruppo System di Fiorano, è stato sempre quello di anticipare le richieste del mercato. “A 16 anni ho cominciato a lavorare alla Marazzi. Mi cimentavo per hobby negli esperimenti della rivista elettrotecnica Sistema Pratico e in quegli anni ho intuito che si potevano applicare i sistemi elettronici all'automazione” Quali sono le nuove frontiere della ceramica? “Sul fronte delle applicazioni abbiamo aperto le strade a settori inediti per la manifattura ceramica, come ad esempio quello dell'arredamento, la possibilità di realizzare arredi per interni ed esterni. Sul piano delle tecniche produttive ho in mente due progetti che stupiranno il mondo”.
Il motivo per cui Florenzo Vanzetto, all'epoca un manager d'impresa con 25 anni di esperienza, nel2004 ha deciso di lasciare tutto per mettersi in proprio, in fondo è lo stesso per cui ogni mattina viene in azienda, alla Vrm, Zola Predosa e lo stesso, ammette, per cui preferisce lavorare con i giovani: “Facciamo componenti per moto e per auto. Portiamo il nostro contributo in tecnologia al sogno di bellezza e velocità. Un mondo adrenalinico, appassionato, che parla di futuro”.
“Datemi un attacco a tre punti e vi aggancerò il mondo”: Omero Cornia nel l967, in una Modena che oltre alle auto di lusso fabbricava 'gioielli' della meccanizzazione agricola (dalla Fiat, oggi Cnh, alla Lamborghini, Goldoni, Valpadana), ebbe l'intuizione di produrre componenti per il collegamento dei trattori alle attrezzature agricole. Fondò assieme alla moglie Paola Bergamini la CBM (acronimo di Cornia-Bergamini-Modena) che oggi presiede. A guidare il gruppo sono i figli Enrico, managing director, e Monica Cornia, responsabile del personale di Modena. Enrico Cornia, da dove nacque l'idea di suo padre? “Mia madre Paola era figlia di un imprenditore (Ageo Bergamini) che produceva trattori per aeroporti. Mio padre Omero, guardando il lavoro di suo suocero, ebbe l'intuizione di realizzare componenti per trattori agricoli con l'attacco a tre punti. Il valore aggiunto è stato l'aggancio rapido che rende l'operazione molto semplice, ed evita le impennate e gli sbandamenti laterali del trattore: non occorre che la persona scenda dal trattore, può agganciarlo benissimo dal sedile o dalla cabina».
Dopo aver creato da zero e portato sul mercato in sei anni con buoni risultati un'azienda di microchip per molti mercati, skipass compresi, Marco Astorri e Guy Cicognani avranno pensato di essere arrivati a destinazione. La loro avventura, invece, non era ancora iniziata. Astorri, com'è che un imprenditore, di punto in bianco vende tutto e fonda Bio-On, una startup di tecnologie per la produzione di bioplastiche? “Un nostro grosso cliente, un giorno ci raccontò il problema di vedere riaffiorare, a neve sciolta, milioni di skypass usati. Così abbiamo capito che la plastica domina le nostre vite da decenni, e che ne siamo schiavi, la usiamo in tutto, dai vestiti alle auto, eppure non riusciamo più a sostenerla. 'Un modo ci dev'essere', pensammo, e ci mettemmo a cercarlo”. L'avete trovato? “Sì, era stato scoperto in Francia cento anni fa: si chiama Pha. Sono i polimeri verdi più verdi che esistano, perché hanno origine dagli scarti alimentari e vengono prodotti da un batterio non modificato geneticamente e non patogeno, senza uso di chimica”.
Prolifico per Bologna il matrimonio tra la lombarda Altea e la bolognese Reno Sistemi, celebrato nel 2012: nella sede di Casalecchio del gruppo di consulenza informatica e system integration, una volta si era specializzati in Microsoft e adesso anche in tutto il resto. Merito della dote di Altea: una federazione di dodici società gemmate dalla prima per assicurare maggiore specializzazione. Tra queste c'è Altea Up, specializzata in Sap, 280 dipendenti in totale, circa 35 nella sede bolognese, dove è approdata qualche anno fa, subito dopo la nascita.
Bamboccioni, choosy, sfaticati: la lista delle nefandezze della gioventù italiana è ricca e deprimente. Eppure, si sa, non c’è più bella cosa che sfatare i luoghi comuni, le semplificazioni a tutti i costi. Abbiamo intervistato una giovane bolognese, Giulia Guglielmi, 21 anni e un percorso di studi e di crescita personale di tutto rispetto che cozza di molto con l’immagine stereotipata di una gioventù lassista e debosciata. Giulia ama la dimensione del viaggio e l’emozione che c’è nello scatto di una fotografia. Gli studi classici le hanno dato le basi per vivere meglio la complessità del mondo moderno. Dall’utilità della cultura tecnica è attratta a tal punto da decidere di trasferirsi a Torino, per intraprendere un corso di laurea in Ingegneria della Produzione Industriale al Politecnico.
Facilità d’uso per i proprietari, accesso negato ai ladri: è in questa frase che si racchiude la continua ricerca nel mondo delle serrature, dei lucchetti e delle casseforti. Settore che Viro frequenta dal 1942, da quando a Bologna Vincenzo Rossetti decise, nel bel mezzo della guerra, di fondare la sua azienda. Gianfranco Dondarini entrò in officina nel 1976 e oggi ne è amministratore delegato.
Come lavorare con l'orologio spostato in avanti di alcuni anni, per giocare d'anticipo persino sui desideri dei propri clienti. E questa la speciale normalità della Cpc, azienda modenese che nel settore dell'automotive continua a bruciare le tappe: i lavori di ampliamento allo stabilimento di via del Tirassegno sono partiti e il fatturato cresce a ritmi vertiginosi. Franco Iorio, attuale presidente dell'azienda, fece la sua scommessa quasi trent'anni fa. Scommessa vinta.
Chi ha detto che la globalizzazione e l'industria 4.0 debbano passare necessariamente per le megacittà o per i celebrati distretti industriali? Anche a casa nostra, se volete in periferia, fa tappa, infatti, il futuro migliore, quello che inventa, produce, è innovativo, dà lavoro, e crea, alla fine, socialità. Il gruppo Della Rovere, leader nazionale del knitwear, rappresenta tutto questo ed è un nodo, importante, di quella trama fitta, colorata e calda che significa progresso autentico.
Il principale artefice di questa meraviglia nostrana è un ingegnere elettronico di 54 anni, Gian Luigi Zaina, l'amministratore delegato: una grande competenza, vedute aperte (di più, apertissime), una filosofia professionale e di vita che spiegano senza troppe difficoltà il successo dell'azienda e il perché tutti quanti lo seguano senza battere ciglio.
Possiamo vederli acquistando un pacchetto di chewing-gum o un prodotto di bellezza. Sono i piccoli adesivi iridescenti, ologrammi, che si trovano su cd audio e video (la garanzia Siae), sul packaging alimentare e cosmetico, sui prodotti del biomedicale e dell'health care, e ancora nel merchandising delle squadre di calcio, sulle griffe del mondo della moda, e più in generale per il brand protection del made in Italy. L'evoluzione delle conosciutissime figurine Panini è in parte contenuta nei prodotti immessi sul mercato nazionale e internazionale dalla Leonardus, fondata da Walter Bergamini a Soliera, che ora è a capo dell'azienda assieme ai figli Alberto ed Andrea.